Nucleare: Legambiente; troppi illeciti, servono soluzioni
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Nucleare: Legambiente; troppi illeciti, servono soluzioni

lunedì 8 marzo, 2021

Nucleare: Legambiente; troppi illeciti, servono soluzioni. Studio, accelerare su deposito nazionale e tracciabilità rifiuti.
ROMA, 08 MAR - Preoccupano in Italia i traffici e la gestione illecita di rifiuti e materiale radioattivo, causati anche dall'elevato costo di smaltimento: dal 2015 al 2019 i carabinieri hanno denunciato 29 persone, ci sono state 5 ordinanze di custodia cautelare, 38 sanzioni penali comminate e 15 sequestri effettuati in seguito a 130 controlli compiuti.

Lo rileva Legambiente nel nuovo report "Rifiuti radioattivi ieri, oggi e domani: un problema collettivo", lanciato in vista del X anniversario dall'incidente di Fukushima (11 marzo 2011), in cui fa il punto sull'eredità nucleare italiana, sul problema del traffico e smaltimento illegale e sulla situazione europea. Legambiente sottolinea che "in Italia i rifiuti sono in depositi inidonei e pericolosi e vengono anche smaltiti illegalmente. Occorre trovare una localizzazione trasparente e partecipata per il deposito dei rifiuti a media e bassa attività, su cui l'Italia è in ritardo - ricorda l'ong - chiudere l'accordo per smaltire in un paese europeo quelli più radioattivi e far entrare a regime il sistema informatico di tracciabilità dei rifiuti radioattivi previsto dal decreto legislativo 101/2020 che introduce anche sanzioni amministrative e penali in caso di violazioni".

L'associazione ambientalista ricorda che in Italia, secondo gli ultimi dati disponibili (riferiti a dicembre 2019), ci sono 31mila metri cubi di rifiuti radioattivi collocati in 24 impianti distribuiti su 16 siti in 8 regioni. A questi andranno aggiunti nei prossimi anni i rifiuti radioattivi ad alta attività che torneranno nella Penisola dopo il ritrattamento all'estero del combustibile esausto proveniente dagli ex impianti nucleari italiani, e quelli di media attività che si verranno a generare dalle attività di smantellamento degli impianti dismessi.
Passando all'Europa, Legambiente ricorda che secondo i dati della Commissione Europea sono 126 le centrali nucleari attive distribuite in 14 Paesi (Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Finlandia, Francia, Germania, Ungheria, Olanda, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Regno Unito) che detengono, insieme ai due Stati che hanno intrapreso la strada del decommissioning, cioè lo smantellamento, (Italia e Lituania), circa il 99,7% del volume totale dei rifiuti radioattivi stoccati nel continente.

Le ultime stime, riferite al 2016 - prosegue Legambiente - vedono 3,46 milioni di metri cubi di rifiuti radioattivi costituiti prevalentemente da rifiuti a molto basso e basso livello di radioattività (il 90% circa), per il trattamento e lo stoccaggio di questi rifiuti sono in funzione 30 impianti distribuiti in 12 Stati Membri. Oltre alle centrali nucleari attive per la produzione di energia, in Ue ci sono 90 impianti spenti, 3 in fase di decommissioning e 82 impianti utilizzati in ambito di ricerca, distribuiti in 19 stati membri (ai 16 elencati precedentemente si aggiungono Croazia, Polonia e Svizzera) che comunque producono rifiuti radioattivi. Le stime, aggiunge l'associazione ambientalista, prevedono entro il 2030 un raddoppio dei rifiuti a molto bassa attività, mentre per le altre classi l'incremento sarà tra il 20% e il 50% e molti Stati si stanno preparando ad aumentare il numero di depositi idonei.

"In Italia - dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente - non c'è solo il problema dei depositi di rifiuti radioattivi realizzati in luoghi inidonei o addirittura pericolosi, ma anche il rischio dei loro traffici illegali. Un problema che la nostra associazione denuncia ormai da quando nel 1995 pubblicammo il nostro primo dossier sull'eredità nucleare". "Tracciabilità e lotta ai traffici illegali, che vedono anche il coinvolgimento di organizzazioni criminali, devono essere al centro delle nuove politiche di gestione dei rifiuti radioattivi a media e bassa radioattività di origine sanitaria, industriale e da attività di ricerca da smaltire nel futuro deposito nazionale", osserva Ciafani.


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