Renzi, la Leopolda e l'amarezza di Bersani
Politica Lombardia

Renzi, la Leopolda e l'amarezza di Bersani

lunedì 7 novembre, 2016

MILANO, 7 NOVEMBRE - Fuori fuori? Chiedono a Pier Luigi Bersani, esponente della minoranza dem ed ex segretario del Pd. Il riferimento è alla Leopolda “renziana” che ha effettivamente visto defilata la minoranza, peraltro spaccata dopo l’ultimo Sì strappato a Gianni Cuperlo grazie alla proposta di revisione della legge elettorale.[MORE]

La risposta di Bersani è chiara: «I leopoldini possono risparmiarsi il fiato. Vanno già fuori parte dei nostri. Io sto cercando di tenerli dentro ma se il segretario dice fuori fuori bisognerà rassegnarsi». Le parole dell’ex segretario sono un misto di rassegnazione e delusione per l’atteggiamento di Renzi , più volte definito arrogante. «Ho provato molta amarezza,– ha ammesso Bersani – vedo un partito che sta camminando su due gambe, l’arroganza e la sudditanza. Così non si va da nessuna parte» – ha poi concluso.

Poi il punto di vista politico sulla riforma e sulla situazione del partito. «Non sto sereno. Quell’incrocio lì (riferimento al combinato disposto Italicum-Riforma) lo ritengo pericoloso. Non per me ma per il Paese». La delusione è quella di non aver ricevuto concrete aperture per permettere anche alla minoranza e ai bersaniani di sostenere il Sì alla revisione costituzionale dell’esecutivo. Ed invece ecco il più volte ribadito No dell’ex segretario, e la sua battaglia (oggi è a Palermo, ndr).

A considerare dal clima respirato nella Leopolda, lo strappo pare sempre più imminente. Tuttavia, tutto o quasi dipenderà dall’esito del 4 dicembre. Non è solo una questione di Sì o No: le dimensioni del risultato, in un verso o nell’altro, potrebbero rovesciare le convinzioni e le strategie dei partiti. Da valutare il futuro dell’esecutivo, a giudicare dalle dichiarazioni del premier Renzi a Firenze: «Il 2017 potrebbe essere l’anno della svolta». Certo, ma in quale verso? Il premier non ha negato la propria contrarietà a «’governicchi’ tecnici», ma potrebbe dimettersi in caso di No prediligendo la soluzione delle urne.

E’ quanto trapelerebbe da fonti vicine allo stesso premier, vedasi Guelfo Guelfi: «Vedrete, se perde Matteo si farà da parte, riformerà l’esercito ed andrà alle elezioni». Non mancano anche in questo caso le consuete frecciatine alla minoranza e a Bersani, ormai considerati un freno al futuro e alla stabilità del partito ed ancor più dell’esecutivo. Il clima è dunque teso, gli animi surriscaldati. Tra un occhio al futuro e più di una preoccupazione al presente.

 

foto da: fanpage.it

Cosimo Cataleta


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