Suburra, al cinema l'Italia del ricatto organizzato e del trucco sbavato dalle lacrime
Cultura e Spettacolo Calabria

Suburra, al cinema l'Italia del ricatto organizzato e del trucco sbavato dalle lacrime

domenica 25 ottobre, 2015

ROMA, 25 OTTOBRE 2015  - Il richiamo di Stefano Sollima è stato troppo forte, visto il successo di Suburra sul grande schermo. Sulla scia di Gomorra e Romanzo Criminale, anche Suburra è prepotentemente diretto: disarmante per quanto è immediato nei concetti che esprime. Nessun masochismo nel voler rappresentare analiticamente uno spaccato d’italianità di cui nessuno, certamente, andrà fiero. Ma su cui sarebbe ancor peggio far calare il sipario, Mafia Capitale è ricordo troppo fresco da dimenticare. Non si gode ad esser gufi, il Belpaese è altro ma è anche Suburra moderna, come il vasto quartiere di Roma Antica, alle pendici di Viminale e Quirinale, dove regnava il malaffare. Il film di Sollima è realistico racconto in cui la linea sottile che separa delinquenza e malaffare si scioglie per virtù di un interesse alto, penetrante nelle sfere del potere che, se non condanna specificamente una figura, non ne assolve nessun altra fra quelle che, di quel potere, si nutrono. È una rete di rapporti, un sistema di potere i cui tentacoli si insinuano laddove scalfito è il muro dell’integrità morale.

Suburra è l’Italia che terrorizza. È l’Italia ferita col trucco sbavato di una ragazza dallo sguardo tagliato da una lacrima, costretta dal Sistema a dover vendere il proprio corpo, pur d’avere un’opportunità. Ognuno consumatore medio di sogni: irta la strada per afferrarli ed effimera scorciatoia del compromesso. È la stessa Italia della croce celtica al collo d’un politico, l’idea che Samurai, personaggio centrale e nel contempo sfumato del film, porta nel core ma che diventa schiava degli eccessi che i servitori della politica si concedono.

[MORE]Suburra è l’Italia stordita dal suono d’un ricatto. Bam. Lo sparo ricorrente che attanaglia la libertà e non le fa spiccare il volo. Bam. Il pallone scagliato contro il muro: il politico Malgradi è ricattabile, il che significa che non è integro. Bam e nessun rispetto per la morte.
Suburra è l’Italia che s’ammira allo specchio e si riscopre anche collusa, oltre che splendida. È il sogno di una Las Vegas sulla riviera di Ostia che farebbe felici tutti, ma che per realizzarsi deve compromettere ogni livello: eminenze grigie ed eminenze porpora. Cardinali potentati e supervisori garanti criminali, nessuno immune dal ricatto organizzato. Ma nessun vizio della volontà. Dopo l’Apocalisse “Io devo essere rieletto”, ad ogni costo.

Colpisce la costante d’un ambiente cupo in cui gli avvenimenti si succedono. L’Apocalisse arriva accompagnata da una pioggia incessante. È l’Italia nuda e bagnata dall’impossibilità di scorgere lo sguardo verso il futuro. È la pesantezza che circonda ciò che di marcio Suburra racconta. La baia di Ostia è troppo bella per viverla da prigioniero in un bungalow, per scappare, per scelta, dalla serenità.
Sotto la pioggia è finito il potere, ma nella Suburra ancora non sorge il Sole.

Salvatore Remorgida


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