Venerdi dopo le Ceneri: Qual è il digiuno gradito da Dio
Parola e Fede Calabria

Venerdi dopo le Ceneri: Qual è il digiuno gradito da Dio

venerdì 3 marzo, 2017

La liturgia della Parola di oggi ci invita a fare un esame di coscienza sul nostro modo di fare digiuni. Una prima domanda è obbligatoria: il nostro modo di digiunare è gradito a Dio ed è secondo le vere regole del digiuno? Vediamolo insieme lasciandoci illuminare dal profeta Isaia.[MORE]

Ecco quali sono le lamentele di Dio verso il suo popolo (ognuno provi a sostituirsi alla parola popolo ed esamini la sua coscienza).


“Mi cercano ogni giorno, bramano di conoscere le mie vie, come un popolo che pratichi la giustizia e non abbia abbandonato il diritto del suo Dio; mi chiedono giudizi giusti, bramano la vicinanza di Dio”.


Il popolo chiede al Signore giudizi giusti, brama la vicinanza del suo Dio. Non sa che il giudizio giusto del Signore è verso tutti, anche verso colui che lo chiede. La vicinanza con Dio deve generare santità. Mai essa dovrà generare peccato. Se la vicinanza genera peccato, essa è una vicinanza vissuta falsamente. Il popolo cerca il Dio santo, ma per vivere nel peccato. Cerca il Dio giusto ma per continuare nell’ingiustizia. Cerca il Dio vero, ma per camminare falsamente. Dio non è contento e chiede al profeta Isaia di gridare a squarciagola.


«Perché digiunare, se tu non lo vedi, mortificarci, se tu non lo sai?». Ecco, nel giorno del vostro digiuno curate i vostri affari, angariate tutti i vostri operai.


Diciamo una parola santa sul digiuno: non si digiuna perché il Signore veda e neanche perché il Signore lo sappia. Si digiuna per un obbligo gravissimo di carità: aiutare i fratelli poveri.
Per questo esiste il digiuno: ci si priva di qualcosa noi perché i più poveri e bisognosi possano essere aiutati. Chi deve vedere, chi deve saperlo, ma sempre in modo indiretto, è il povero, il bisognoso, al quale va il frutto del nostro digiuno, della nostra mortificazione. Per il Signore il digiuno deve trasformarsi in un giorno di altissima carità, misericordia, elemosina, amore puro, perdono, silenzio, remissione dei peccati.
Perché questo digiuno non è gradito al Signore? Perché è una umiliazione solo del corpo. Non è umiliazione dell’anima, dello spirito, della mente. Il superbo rimane superbo, il ricco resta ricco, l’invidioso cresce in invidia, il concupiscente aumenta la sua concupiscenza, il peccatore i suoi peccati. Questo giorno di altissima carità, non è un giorno né di conversione a Dio e né di vicinanza amorevole e rispettosa verso i fratelli. Se all’umiliazione esteriore del corpo non si aggiunge l’umiliazione interiore dello spirito, dell’anima, del pensieri, della volontà, il digiuno è opera vana. Esso è vero digiuno se cambia interiormente ed esteriormente tutto l’uomo, non solo per il giorno in cui digiuna, ma per tutti i giorni della sua vita.


Allora qual è il digiuno che gradisce il Signore: Ascoltiamo le sue Parole:
“Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti? “.


Le regole di Dio sono semplici da osservare per poter vivere un digiuno a lui gradito. Esse riguardano quasi tutte le relazioni dell’uomo con l’uomo. Prima regola si compone di quattro precetti: Sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi, spezzare ogni giogo. Queste prime quattro regole sono in fondo una sola: Dare ad ogni uomo privo della sua dignità di uomo la libertà fisica e spirituale per essere vero uomo.
Dio non ama che un solo uomo sia schiavo di un altro uomo. Il Signore vuole l’uomo libero, perché Lui lo ha creato libero. Chi vuole essere gradito al Signore deve dare ogni libertà ai suoi fratelli. Se è suo schiavo gli deve dare la libertà. È questa il primo digiuno. Ogni uomo deve privarsi non del pane, non del cibo, ma di ciò che mai potrà essere suo: un uomo che è suo schiavo. L’uomo è di Dio e a Dio si deve dare. Oggi le schiavitù sono infinite. La schiavitù è religiosa, politica, sociale, economica, scientifica, psicologica, finanziaria, militare, lavorativa, etnica.
Ogni costruttore di schiavitù a qualsiasi livello è in abominio al Signore. Chi rende schiavo un altro uomo anche solo in parte è in abominio al Signore. Chi vuole essere figlio di Dio, a lui gradito, chi vuole fare un digiuno che rinnova la carità nel mondo, deve essere uomo che dona sempre vera libertà. La liberta deve essere fisica, spirituale, materiale, economica, politica, piscologica, filosofica, religiosa. Ogni sudditanza non è gradita al Signore.


IMPEGNO QUOTIDIANO: adesso che ho compreso qual è il vero digiuno gradito a Dio mi impegno realmente a viverlo così.

Don Francesco Cristofaro


Autore
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