Catalogna, delineato il nuovo Parlamento. Rajoy: "Stop al 155 con il nuovo governo"
Estero Campania

Catalogna, delineato il nuovo Parlamento. Rajoy: "Stop al 155 con il nuovo governo"

venerdì 22 dicembre, 2017

BARCELLONA, 22 DICEMBRE - Se qualcuno si aspettava una sonora rivincita da parte degli unionisti è senza dubbio rimasto deluso: le urne catalane hanno parlato, e l'esito parla di una situazione di stallo sostanzialmente simile a quella della scorsa tornata elettorale.

LE ELEZIONI - Da un lato, il maxi-fronte indipendentista è riuscito infatti a strappare nuovamente (per due seggi) la maggioranza assoluta nell'assemblea, dall'altro, però, ciò non è bastato per conseguire la maggioranza assoluta dei voti (47,5%), che tradotto significa: numeri per governare da soli, ma non per legittimare strappi unilaterali in chiave "Catalogna Libera".[MORE]

Con un leader in esilio in Belgio (Carles Puigdemont) e l'altro in carcere (Oriol Junqueras) le liste indipendentiste "Junts per Catalunya" ed "Esquerra Republicana", insieme ai 4 seggi del Cup sono riuscite ad aggiudicarsi complessivamente 70 posti nel Parlamento della Generalitat, due in meno del 2015 ma ancora abbastanza per guidare l'esecutivo.

Crolla il partito di Mariano Rajoy (PP), mai così male nella (seppur ostica) Generalitat: solo tre deputati rappresenteranno l'attuale forza politica che guida la Spagna, in Catalogna. Ad esultare tra le fila degli unionisti è invece Ciudadanos, che con i suoi 37 rappresentanti sarà il primo partito in assoluto della Communidad autonoma.

Nell'ala "sinistra" degli anti-indipendentisti, si registrano i 17 seggi dei socialisti, attestatisi poco sotto il 14%, ed il tracollo di Catalogna in Comune - Podemos: per il partito vicino al sindaco di Barcellona Ada Colau, solo 8 seggi, contro i 20 che il suo leader aveva auspicato di conseguire prima dell'apertura delle urne.

COSA ACCADRA' ADESSO? - Subito dopo l'annuncio dei risultati, l'ex presidente catalano Carles Puigdemont si è reso disponibile per un incontro, al di fuori della Spagna, con Mariano Rajoy, sottolineando però come quest'ultimo debba riconoscere la maggioranza indipendentista.

Puigdemont ha poi lanciato un appello alla Commissione Europea affinché "ascolti le ragioni della Catalogna", senza dover necessariamente cambiare posizione. Dal canto suo, però, Bruxelles ha già annunciato che non giocherà alcun ruolo nella crisi catalana, che dovrà essere risolta "in linea con l'ordinamento costituzionale della Spagna".

Dal canto suo, Rajoy ha parlato dell'esigenza di "riconciliazione", nel rispetto della legge e dei diritti delle minoranze e della maggioranza, auspicando inoltre un "nuovo inizio attraverso il dialogo e non l'unilateralismo". Quanto alla possibilità di incontrare Puigdemont, il leader del PP ha risposto "dovrei sedermi con chi ha vinto le elezioni, che è Ines Arrimadas, leader di Ciudadanos".

Infine, Rajoy ha garantito che non appena si insedierà il nuovo governo catalano, cesserà l'applicazione dell'articolo 155 della Costituzione, quello che ha introdotto il commissariamento da parte di Madrid della Generalitat, tornando a ripristinare "una situazione di legalità".

Stando così le cose, l'unico scenario possibile sembra un quello di un nuovo governo pro-indipendentista: il fallimento di Podemos ha infatti chiuso definitivamente la porta ad una coalizione "di sinistra", lasciando come soluzione esclusivamente una nuova maxi-alleanza per l'indipendenza della Catalogna. I rapporti tra i tre partiti che la costituirebbero, ad ogni modo, non sono idilliaci: già in chiusura di legislatura scorsa, infatti, si era registrata tensione tra Junts per Catalunya ed Esquerra Repubblicana. Per capire con precisione il futuro della Catalogna, ci sarà quindi ancora da aspettare.

Paolo Fernandes

Foto: ilfattoquotidiano.it

 


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