Coca-cola sotto accusa
Estero Toscana

Coca-cola sotto accusa

lunedì 16 luglio, 2012

Londra, 16 luglio 2012 - “Bevi la Coca-cola che ti fa bene…” cantava provocatoriamente il Vasco Rossi giovanile negli anni’80, nella sua hit “Bollicine”. La bevanda americana per eccellenza, diffusasi progressivamente nel globo intero, è sempre stata oggetto di discussioni e dissertazioni di natura sia salutistica che sociale e ideologica. Difficile trovare chi sia indifferente alla negra bevanda: in genere la si ama o la si odia.

In questi giorni, sono venute alla ribalta le storie di due amori smodati per le bollicine della coca-cola, che hanno avuto epiloghi drammatici. Quello che appare strano è il fatto che i due episodi siano stati portati all’attenzione mondiale in contemporanea. Uno “sgambetto” delle ditte produttrici di bevande rivali?

La prima storia riguarda una ragazza inglese di diciotto anni, attestata sui 10 litri quotidiani della bevanda nata ad Atlanta. La ragazza è stata ricoverata in ospedale dove è stata sottoposta a cinque giorni di fleboclisi, per evitarle un blocco renale. La ragazza è diventata coca-dipendente sin da bambina, allorchè si scolava anche una intera scatola di 24 lattine al giorno.[MORE] Il suo consumo è poi aumentato ancora quando è andata a lavorare in una catena fast food dove i dipendenti possono bere liberamente le bevande gassate servite dal locale. La ragazza è ora sotto osservazione dei medici che stanno tentando di portare il consumo della bevanda entro limiti tali da non nuocere in maniera irreversibile alla salute della ragazza.

Attestata ugualmente sui 10 litri quotidiani di Coca-Cola era la trentenne neozelandese Marie Harris, deceduta un paio di anni fa, a 30 anni, a causa di un arresto cardiocircolatorio, presumibilmente causato dall'eccessiva assunzione della bevanda gassata. Attualmente si sta celebrando il processo intentato dai familiari della giovane nei confronti della multinazionale produttrice della Coca-cola. Natasha era così assuefatta alla bevanda che se non assumeva la sua razione quotidiana entrava in qualcosa di molto simile alla crisi di astinenza. L'autopsia ha rivelato che Natasha aveva un fegato malato, ma la causa della morte, avvenuta nel febbraio 2010, rimane ufficialmente incerta. La ragazza soffriva di una grave carenza di potassio nel sangue, che potrebbe essere stata collegata al consumo di bevande troppo gassate.

In realtà, le due vicende più che la nocività della bevanda incriminata evidenziano con certezza qualcosa che va al di là della bevanda in sé: vale a dire che gli eccessi nell’alimentazione andrebbero limitati o meglio ancora eliminati. Che si tratti di whisky, pepsi, coca, chinotto, cedrata o vino novello, tracannarsene dieci litri in un solo giorno, sistematicamente, appare una forma latente di suicidio.

Raffaele Basile


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