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Don Francesco Cristofaro: ragazzino disabile sequestrato e seviziato

Redazione
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 Don Francesco Cristofaro: ragazzino disabile sequestrato e seviziato
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Sono tanti, troppi i casi di bullismo e di vera e propria cattiveria a discapito di ragazzi più fragili.

L’ultimo, inaccettabile caso è quello accaduto durante la notte di Halloween, a un quindicenne con disabilità.

Viene invitato a una festa da tre coetanei.

Accetta, rinunciando alla serata che aveva programmato di passare con il nonno. Non sa che i tre, due ragazzi e una ragazza, gli hanno teso una trappola: lo portano in un appartamento di Torino e gli sequestrano il cellulare, lo picchiano, poi lo chiudono in bagno e ce lo tengono due ore.

Quando esce, con una lametta, gli rasano le sopracciglia e i capelli, deturpandogli la capigliatura, e gli spengono una sigaretta sulla caviglia.

Una tortura fisica e psicologica che non sembra finire: lo costringono ad uscire di casa, sotto la minaccia di un coltello. “A petto nudo lo hanno fatto mettere sotto una fontanella tra sputi e offese varie”.

Il ragazzo viene lasciato libero solo il mattino dopo, e intorno alle 13 riesce a mettersi in contatto coi genitori.

Abbiamo incontrato Don Francesco Cristofaro, noto sacerdote, missionario digitale che sa bene che cos’è la disabilità. Nato, infatti, con una paresi spastica alle gambe, ha dovuto per tanti anni lottare per farsi accettare dai suoi coetanei che lo etichettavano come storpio, inutile, incapace, poverino.

“Durante la mia infanzia, ci ha raccontato Don Francesco, ho sofferto moltissimo ma ciò che oggi accade fa veramente paura. Ciò che è successo a Moncalieri sembra veramente un film dell'orrore. Stento a credere che ci sono dei ragazzi che siano capaci di tanta malvagità. Eppure, è tutto vero. E non si tratta di un gioco, non c’entra nulla Halloween”.

“Questo ragazzino – dice il sacerdote – sarà segnato a vita. Avrà sempre davanti agli occhi l’incubo che ha vissuto… ma i carnefici si renderanno conto di quello che hanno fatto? Si pentiranno? Si lasceranno aiutare? Chiederanno scusa? Ripareranno in qualche modo al danno fatto?”.

La madre si è recata nella stazione dei carabinieri di Moncalieri accompagnata dal figlio, che ha confermato il racconto. Sono in corso le indagini per incrociare le testimonianze di quanto accaduto, attraverso l'ascolto dei testimoni, l'analisi delle telecamere e delle celle telefoniche agganciate dai cellulari dei tre ragazzi.

“Purtroppo, continua Don Francesco, questa è una piaga tremenda che è molto più presente di quanto noi possiamo immaginare ed è più vicina a noi di quanto possiamo pensare, nelle nostre scuole, nelle nostre piazze, nelle nostre comunità. Spesso con i ragazzi del catechismo ne parliamo e loro raccontano episodi e scene che fanno rabbrividire.

Raccomando ai genitori, agli educatori, ai responsabili di sport, agli insegnanti, di vigilare e di non essere superficiali.

Non sono scherzi o giochi da ragazzi.

Quando si gioca, ci si diverte tutti… se la maggioranza si diverte e uno piange non è gioco. Se tutti ridono e uno dice basta non è gioco.

Poco tempo fa un ragazzino, per paura di andare a scuola perché bullizzato e maltrattato, si è tolto la vita, gesto che poteva essere evitato se qualcuno avesse dato credito alle sue paure”.

Secondo quanto rilevato dai dati ISTAT 2025, il 21 % dei ragazzi tra gli 11 e i 19 anni ha subito atti di bullismo con frequenza mensile, e quasi l’8 % è stato vittima di prepotenze ogni settimana.

Una percentuale che sale vertiginosamente se si considera anche chi ha subito episodi occasionali, raggiungendo oltre due terzi del campione.

I dati evidenziano inoltre una maggiore esposizione tra i giovanissimi (11-13 anni), tra i ragazzi stranieri e nelle regioni del Nord Italia.

Le vittime di bullismo, dunque, continuano a rappresentare una fascia fragile e in crescita, che richiede ascolto, intervento e politiche educative mirate.

In questo articolo analizziamo nel dettaglio i dati ISTAT 2025, per comprendere l’evoluzione del fenomeno e le sue implicazioni sociali, culturali ed educative.

“Ho fatto tesoro delle mie fragilità fisiche, conclude Don Francesco, e oggi sono felice.

Il bullo si sente invincibile ma in realtà ha già perso in partenza.

Vince chi non fa parte della massa, del branco.

Vince chi prende le distanze da questi comportamenti cattivi e violenti.

Vince chi sta dalla parte degli ultimi, dei fragili, di chi non si vergogna di camminare accanto ad un disabile e non lo fa sentire inferiore.

Vince chi non si vergogna di telefonare l’amico fragile e invitarlo a bere una bibita al bar.

Vince chi denuncia e non si vergogna di dire ciò che gli sta succedendo.

Chi sbaglia sono i bulli e coloro che li coprono e li giustificano.

Continuo però a sognare e ad adoperarmi per una società del rispetto e dell’umanità.”


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Scritto da Redazione

Giornalista di InfoOggi

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