Festival di Roma, I Am Not Him. E Pirselimoglu non è il Pirandello turco
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Festival di Roma, I Am Not Him. E Pirselimoglu non è il Pirandello turco

sabato 9 novembre, 2013

FESTIVAL DI ROMA, IN CONCORSO: I AM NOT HIM DI TAYFUN PIRSELIMOGLU, LA RECENSIONE. Il momento più emozionante della giornata di Nihat: guardare un film porno, come si vedrebbe un vecchio western, mentre pela le patate. E nemmeno masturbarsi: quando slaccia la cintura e si abbassa i pantaloni, lo chiamano i colleghi di lavoro. Uscitina serale, a puttane. Ma prima che arrivi il suo turno, la polizia fa un retata e i compagni lo piantano. Begli amici. L'unica novità in una vita grigia è la giovane lavapiatti, Ayse, che pare mostrare interesse verso l'uomo. Ne nasce una laconica frequentazione, e a casa di lei Nihat si accorgerà di assomigliare moltissimo al marito in carcere. La somiglianza prima è una prigione, poi un'avventura.[MORE]

SONNI DI GLORIA - I Am Not Him del regista turco Tayfun Pirselimoglu, film d'apertura tra quelli in concorso al Festival di Roma 2013, inscena un dramma pirandelliano che farraginosamente trapassa dal grottesco al noir. Non c'è chiave di lettura univoca e facilmente definibile per i passaggi chiave, che appaiono piuttosto transizioni. Il film ha il medesimo meccanismo di certe visioni dello scrittore Paul Auster - vedasi il tema del doppio e dello scambio di vite nella Trilogia di New York, a cui riesce difficile non pensare. Pirselimoglu, pittore ma soprattutto romanziere oltre che regista, sembra avere un'idea tutta letteraria in testa, ma il linguaggio cinematografico non sempre si piega a certe audacità. Come spesso accade, non è solo il cosa, ma anche il come a fare la differenza: ed in questo (non) senso, la scelta del turco è quella di adagiare la narrazione su di un ritmo insostenibilmente lento, soprattutto nella prima parte - niente colonna sonora, inquadrature fisse, dialoghi ridotti al lumicino, trapassi secchi e narrazione schematica, ammesso che ci sia da narrare. E' un cinema statico, che chi volesse essere indulgente potrebbe dire "di metamorfosi sottili", mentre chi, avvelenato da tanta pretenziosa autorialità e soporifera condotta diegetica, potrebbe definire d'irritante narcolessi.

SCAMBIO DI COP(P)IE - Nondimeno, I Am Not Him, che certo non ha l'appeal dell'immediatezza dalla sua, si evolve, attraverso il tema dello scambio d'identità, col fascino di un serpente uroboro, che si morde la coda, con una circolarità che produce un groviglio narrativo indecifrabile come lo sarebbe un'immagine paradossale di Escher. Senza colpo ferire, il protagonista finisce per scivolare nei panni dell'Altro, il marito carcerato, e viverne una vita parallela. Fintantochè fosse la semplice storia di un'evasione dalla propria identità, da parte di un uomo non solo insoddisfatto ma incapace di provare vera insoddisfazione, saremmo appunto alle prese con un semplice dramma. Ma la sceneggiatura scarnificata, infarcita di oppressivi silenzi e di dialoghi rinzeppati di "non lo so", compie un sottile avvitamento d'altro tipo: anche la gente comincia a pensare che Nihat sia un'altra persona, ed Ayse ha a sua volta una "sosia". Chiaro, nella non chiarezza, che a questo punto non si gioca solo una storia di solitudine, quanto un'involuzione (o evoluzione?) di sapore metafisico.

E qui, invece, il cinema ha la possibilità di far valere la fascinosa efficacia delle immagini: lo scambio di "copie", per cui ognuno dei due protagonisti si confonde con un omologo, e lo scambio di "coppie", con cui Nihat\Ayse diventa, altrove, nell'Altrove cinematografico, un'altra coppia fisicamente interpretata dallo stesso duo, si vale di spiazzanti analogie. Come quel costume da bagno a fiori che sia Ayse che il proprio alter ego indossano nelle rispettive case, con leggerezza, o forse con la pesantezza di chi non abbia un mare in cui perdersi, comparendo improvvisamente in scena più o meno nello stesso modo, in un dejà-vù che si fa sempre più asfissiante, culminando in un gelido finale, coerente ai silenzi, di sbarre serrate, immobilità e rumori marziali fuori campo. Pirselimoglu si è infilato in una strettoia, ma almeno l'ha percorsa fino in fondo. 

Ben o Değilim - I Am Not Him (Turchia, Francia, Germania, Grecia, dramamtico) di Tayfun Pirselimoglu; con Ercan Kesal, Maryam Zaree, Rıza Akın, Mehmet Avcı, Nihat Alptekin

(nelle foto: immagini dal film)

Antonio Maiorino
Critico cinematografico e d'arte - on Twitter


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