Il discorso del premier all’Assemblea: «Contro l’asse del terrore, difenderemo la nostra esistenza»
Il premier all’ONU: «Colpita la minaccia iraniana, liberate subito gli ostaggi»
Sottotitolo (quando parla il premier): «Non ci fermeremo finché tutti gli ostaggi non torneranno a casa»
Il premier israeliano ha scelto l’ONU come palcoscenico per rilanciare con forza la posizione di Israele sulla sicurezza regionale e sulla minaccia rappresentata dall’Iran e dai suoi alleati. Un discorso di oltre mezz’ora, segnato da toni drammatici, ricostruzioni storiche e appelli alla comunità internazionale, in cui il capo del governo ha ribadito l’impegno di Israele a «difendere la propria esistenza» e a impedire qualsiasi ricostruzione del programma nucleare iraniano.
Il cuore del messaggio
Davanti ai delegati dell’Assemblea Generale, il premier ha accusato l’Iran di aver sviluppato un vasto programma di armi nucleari e missili balistici con l’obiettivo di «distruggere Israele e ricattare il mondo». Ha ricordato gli attacchi del 7 ottobre, definendoli «una delle peggiori atrocità contro gli ebrei dal dopoguerra», e ha denunciato il ruolo di Hamas, Hezbollah, e delle milizie sostenute da Teheran in Siria, Iraq e Yemen.
«Abbiamo colpito i vertici di Hezbollah, neutralizzato le capacità militari di Assad in Siria e fermato le milizie sciite in Iraq», ha affermato, sostenendo che Israele avrebbe «devastato» gran parte del programma missilistico iraniano.
L’appello per gli ostaggi
Il passaggio più intenso del discorso è stato l’appello diretto sugli ostaggi ancora prigionieri a Gaza: «Non vi abbiamo dimenticato neanche per un secondo. Non ci fermeremo finché non sarete a casa». Un messaggio diffuso anche tramite altoparlanti e canali digitali, con l’obiettivo – ha spiegato – di raggiungere direttamente le persone sequestrate e i loro rapitori.
Il premier ha chiesto la liberazione immediata dei 48 ostaggi ancora vivi, ammonendo che, in caso contrario, Israele «darà la caccia fino all’ultimo» ai leader di Hamas.
Risposta alle accuse e richiesta all’ONU
Alle accuse di crimini di guerra e genocidio, il premier ha replicato con fermezza: «Israele adotta più misure di qualunque altro esercito per ridurre le vittime civili». Ha accusato invece Hamas di usare la popolazione come scudo umano e di appropriarsi degli aiuti umanitari.
Inoltre, ha chiesto al Consiglio di Sicurezza di ripristinare immediatamente le sanzioni contro l’Iran, avvertendo che «ogni stock di uranio arricchito deve essere eliminato» per impedire il ritorno della minaccia nucleare.
Prospettive regionali
Nonostante i toni bellici, il premier ha aperto alla possibilità di negoziati futuri: «La vittoria su Hezbollah rende possibile una pace con il Libano; la vittoria su Hamas potrà estendere gli Accordi di Abramo a nuove nazioni arabe e musulmane». Ha evocato anche «spiragli di dialogo con la Siria», legati alla sicurezza delle minoranze e alla sovranità dei confini.
La conclusione
Il discorso si è chiuso con un richiamo alla memoria del 7 ottobre e con una dichiarazione di determinazione assoluta: «I nostri figli hanno combattuto come leoni, portando avanti il sogno millenario di vivere come popolo libero nella nostra terra. Non cederemo. Non arretreremo. La nostra forza e la nostra determinazione ci guideranno verso una vittoria rapida, verso un futuro di pace e prosperità».
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