Influenza in aumento in Italia: oltre 3,3 milioni di casi dall’inizio della stagione
Bambini i più colpiti e cresce l’attenzione su una variante resistente agli antivirali
La stagione influenzale in Italia è entrata nel vivo e i numeri lo confermano. Secondo l’ultimo report del **sistema di sorveglianza RespiVirNet dell’Istituto Superiore di Sanità, nel corso dell’ultima settimana sono stati 585 mila gli italiani costretti a letto per infezioni respiratorie (inclusa l’influenza), pari a 10,4 casi ogni 1.000 abitanti. Un dato in crescita dell’11% rispetto ai giorni precedenti, che evidenzia un aumento progressivo tipico del periodo autunno-inverno.
Andamento della stagione: 3,3 milioni di contagi stimati da ottobre
Il virus continua a circolare con forza soprattutto tra i più piccoli. I bambini sotto i 4 anni risultano la fascia più colpita, con una frequenza tre volte superiore alla media nazionale. In numeri, parliamo di 33 casi ogni 1.000.
Seguono:
5-14 anni: 13 casi ogni 1.000
15-24 anni: 10,9 ogni 1.000
25-44 anni: 11,5 ogni 1.000
45-64 anni: 9,5 ogni 1.000
>65 anni: 5,5 ogni 1.000
L’influenza, dunque, sta colpendo in maniera trasversale la popolazione, ma con impatto maggiore sui più giovani che frequentano scuole, asili e ambienti ad alta interazione.
Le Regioni più colpite: Sardegna in cima alla lista
La distribuzione geografica non è uniforme:
Sardegna registra l’incidenza più alta con 13,08 casi per 1.000 abitanti
seguono Campania (11,96) e Lombardia (11,66)
In alcune zone d’Italia la circolazione è ancora bassa. Liguria, Molise, Umbria e provincia di Trento registrano valori vicini al livello basale, segno di una fase stagionale non ancora pienamente avviata. L’ISS specifica che, allo stato attuale, la situazione è coerente con l’andamento atteso per il periodo.
Aumentano i virus influenzali di tipo A
Le analisi di laboratorio confermano un incremento dei virus influenzali. Su 2.088 campioni esaminati, il 20,3% è risultato positivo, con larga prevalenza di virus influenzali di tipo A. Tra questi A/H3N2 risulta dominante rispetto al ceppo A/H1N1, storicamente associato ai picchi stagionali.
Sul fronte Covid-19, la presenza resta bassa: solo 4% dei campioni positivi a SARS-CoV-2, mentre i Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) rappresentano circa il 2%. Presente anche circolazione di Rhinovirus e Parainfluenzali, senza segnalazioni di influenza aviaria nell’uomo.
Variante A/H1N1 con mutazione resistente agli antivirali
Preoccupa invece la segnalazione di una variante influenzale caratterizzata dalla mutazione S247N, localizzata sull’enzima neuraminidasi, che può ridurre l’efficacia del farmaco antivirale oseltamivir (uno dei più utilizzati nel trattamento dell’influenza).
Uno studio dell’ospedale Vall d’Hebron di Barcellona, pubblicato dall’ECDC, riporta che l’11,8% dei campioni A/H1N1 esaminati in Catalogna presenta questa mutazione.
Situazione simile emerge in altri Paesi europei come Francia, Paesi Bassi, Norvegia, Danimarca e Belgio, dove complessivamente il 2,2% delle sequenze influenzali rilevate contiene la mutazione S247N.
Gli esperti sottolineano che, qualora si combinasse con altre mutazioni, il virus potrebbe diventare completamente resistente agli antivirali, rendendo necessario un potenziamento della sorveglianza genomica e clinica.
L’obiettivo – spiegano i ricercatori – è monitorare tempestivamente l’evoluzione dei ceppi influenzali per intervenire con strategie preventive e terapeutiche adeguate.
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