"La nostra pena non ha testimoni" Il prof. Salvo Vitale racconta Peppino Impastato
Interviste Sicilia

"La nostra pena non ha testimoni" Il prof. Salvo Vitale racconta Peppino Impastato

venerdì 9 maggio, 2014

CINISI, 9 MAGGIO 2014 - Sono passati 36 anni da quella notte del 9 maggio 1978, quando Peppino Impastato, famoso per il suo “no” alla mafia, da essa fu assassinato. La sua fu una vita breve, spesa interamente a ribellarsi al pensiero mafioso della sua famiglia, a lottare contro le ingiustizie della mafia del suo paese, Cinisi, e non. Il suo lavoro però non è stato inutile, ancora oggi tutti continuano a ricordare Peppino e il suo esempio, piccoli passi forse sono anche stati fatti, e la lotta alla mafia non è morta con lui quella notte sui binari. Infooggi.it in questo giorno vuole ricordarlo attraverso la voce del professore Salvo Vitale, compagno storico di Peppino e presidente dell’Associazione culturale Onlus Peppino Impastato.

La vita di Peppino è abbastanza conosciuta. Quello che vorrei mi raccontasse è cosa significa vivere accanto e condividere un percorso con una persona così forte, carismatica e rivoluzionaria come Peppino

“La figura di Peppino è per molti aspetti diventata mitica. Peppino era una persona assolutamente come noi, o almeno abbiamo avuto lo stesso percorso, le stesse idee, la stessa capacità di organizzare le cose; abbiamo avuto la fortuna di incontrarci, di lavorare insieme; Peppino non va valutato come singolo, va valutato insieme al suo gruppo. Un gruppo che si conosceva dal ‘68, dall’esperienza extraparlamentare e che aveva un punto di riferimento che era il movimento di Peppino. Io penso che Peppino stesso si stupirebbe, addirittura si metterebbe a ridere, per le tante iniziative fatte in suo nome e soprattutto per quelle fatte in nome della legalità, una falsa legalità però che si esprime nel mero rispetto delle leggi e delle norme. Peppino era proprio l’espressione della trasgressione, non per il gusto di trasgredire ma per il gusto di cambiare le regole e cercare regole nuove in questa società che è fatta su regole millenarie, in cui da sempre hanno comandato certe persone soltanto a loro vantaggio”.

Quale eredità Peppino ha lasciato e quali sono i segni tangibili di ciò che ha fatto?

“L’eredità di Peppino ce la portiamo dietro da tutti questi anni, ed è quella di sapersi ribellare quando è il momento, di organizzare una lotta e non starsene dentro a far solo l’intellettuale che scrive begli articoli. Peppino stava dentro i problemi della gente, e quindi noi dobbiamo cercare soprattutto di fare informazione sul serio sui problemi della gente. Peppino, oggi, avrebbe detto: “Abbiamo 4 milioni di disoccupati e dobbiamo preoccuparci del cagnolino di Berlusconi?”.

Anche se i fatti risalgono a circa 40 anni fa la lotta di Peppino riguarda anche il nostro tempo. In che modo oggi bisognerebbe ricordarlo?

“Attualizzare l’eredità di Peppino significa oggi guardare al nostro territorio, stare attenti alle sue deformazioni, soprattutto quelle che avvengono in nome della presunta legalità e quelle che avvengono in maniera illegale; stare attenti a tutta quella gente che si appropria di pezzi del territorio, come per esempio i problemi che riguardano la privatizzazione delle spiagge a cui si sta andando incontro in questi anni e quella delle acque. Bisogna allora lottare per i beni comuni, che sono beni che ci appartengono. E’ una lotta sacrosanta che bisogna continuare a fare a dispetto di quelli che ce ne vorrebbero espropiare. Così Peppino credo vorrebbe essere ricordato”. [MORE]

Voi compagni storici di Peppino avete creato un Associazione culturale a lui dedicata. Come opera questa nell’ambito dell’antimafia?

“La nostra Associazione Culturale adesso ha 12 anni e una delle cose centrali che riesce a fare è l’organizzazione della giornata del 9 maggio per ricordare Peppino: noi compagni l’abbiamo sempre fatta negli ultimi 36 anni. E questa cosa, negli anni, devo dire che è notevolmente cresciuta. Oggi il 9 maggio è considerato un punto di riferimento per tutto il mondo antimafia nazionale. Qui (a Cinisi, n.d.r.), in questo momento, ci sono ragazzi di Volpiano (TO). Inoltre c’è stata affidata la casa di Gaetano Badalamenti, l’assassino di Peppino, dove, in alcune stanze, facciamo delle mostre, presentazione di libri, promuoviamo eventi culturali vari, sempre nell’ambito sociale dell’antimafia. E c’è anche un blog che gestiamo, ovvero www.peppinoimpastato.com, in cui c’è il diario delle nostre iniziative”.

Vorrei ci lasciasse con un pensiero di Peppino che serva da monito a tutti e da stimolo per cambiare le cose...

“Peppino non ha scritto grandi cose, solo alcune poesie in cui dice che bisogna assolutamente lottare contro il potere democristiano, banditesco e truffaldino. E quindi, se oggi ci leviamo democristiano, rimane il potere banditesco e truffaldino. Quello che comunque volevo condividere è un verso di una poesia di Peppino, che dice: “la nostra pena non ha testimoni”.

APPROFONDIMENTO:Peppino Impastato: vivo esempio di lotta alla mafia

(foto dal sito lavocediimpastato.wordpress.com)

Michela Franzone


Autore
https://www.infooggi.it - Il Diritto Di Sapere

Entra nel nostro Canale Telegram!

Ricevi tutte le notizie in tempo reale direttamente sul tuo smartphone!

Esplora la categoria
Interviste.