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Maxi blitz anticamorra a Napoli: 21 arresti e imprenditori collusi

Redazione
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Maxi blitz anticamorra a Napoli: 21 arresti e imprenditori collusi
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Operazione dei Carabinieri contro estorsioni, usura e controllo del territorio

Un’ampia operazione antimafia è stata condotta nelle ultime ore dai Carabinieri di Napoli, con un maxi blitz anticamorra che ha portato a 21 arresti e smantellato un sistema criminale radicato nel tessuto economico e sociale della città.

L’indagine rappresenta un passaggio significativo nella lotta alla Camorra, evidenziando ancora una volta come il controllo delle organizzazioni criminali sul territorio rimanga capillare e persistente.

Il cuore dell’indagine: estorsioni, usura e gestione del credito illegale

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, una parte rilevante delle contestazioni riguarda estorsioni, usura e recupero crediti attraverso metodi mafiosi.

Dalle intercettazioni emerge un dato inquietante: anche imprenditori ritenuti “sani” si rivolgevano all’antistato per ottenere la restituzione di somme dovute o per accelerare procedure economiche.

Un segnale che testimonia quanto la criminalità organizzata riesca ancora a presentarsi come una sorta di “servizio parallelo” alla legalità.

Gli investigatori parlano di una vera e propria “condivisione degli affari illeciti” tra clan storici, secondo una logica di equilibrio mafioso dove il profitto viene prima dei conflitti.

Arresti e nomi coinvolti

Delle ventuno persone destinatarie delle misure cautelari:

  • 17 sono finite in carcere
  • 5 agli arresti domiciliari

Alcuni degli indagati erano già detenuti, compresi elementi ritenuti di vertice dei clan coinvolti.

L’inchiesta tocca figure legate a famiglie storiche della Camorra, tra cui i Licciardi e i Mazzarella, due gruppi criminali noti per la gestione del territorio e degli affari illegali.

Il territorio come potere: controllo sociale, elezioni e case popolari

Uno dei dettagli più rilevanti dell’indagine riguarda il controllo delle case popolari.

Gestire l’assegnazione abusiva di appena “cinque appartamenti”, secondo gli investigatori, significa molto più che gestire un alloggio: significa controllare voti, consenso, silenzi e obbedienza.

Chi vive in quelle abitazioni diventa parte di un sistema in cui il clan decide:

  • chi può abitare
  • chi deve pagare
  • chi deve votare e per chi

Un meccanismo collaudato che crea una rete di clientelismo e dipendenza sociale.

Carcere e comunicazioni: cellulari, videochiamate e alleanze

Un altro elemento confermato dagli investigatori è l’uso sistematico di cellulari e videochiamate all’interno delle carceri, attraverso cui i boss continuano:

  • a impartire ordini,
  • a gestire affari criminali,
  • a stringere anche alleanze con clan rivali.

Una dinamica che, sottolineano gli inquirenti, distingue la Camorra da altre organizzazioni criminali come la ’Ndrangheta, dove passaggi e accordi tra clan rivali sono considerati praticamente impossibili.

Mafia di “Serie A”, reati di sempre

Sebbene l’operazione colpisca una struttura di alto livello, definita dagli investigatori “Camorra di Serie A”, i reati contestati sono quelli classici dell’economia criminale:

  • estorsione
  • usura
  • droga
  • riciclaggio
  • controllo delle attività economiche

Reati che continuano a sostenere un sistema basato sulla paura, sulla presenza costante sul territorio e sulla capacità di condizionare ogni attività considerata utile o redditizia.

15ª Giornata nella lotta alla criminalità organizzata

Il blitz di oggi rappresenta un nuovo capitolo nella battaglia contro le mafie nel Sud Italia.

Un segnale forte, ma anche un promemoria: senza un cambiamento culturale, sociale e istituzionale, la criminalità continuerà a reinserirsi dove trova spazio, consenso e convenienza.

Presunzione di innocenza

È importante ricordare che, nel sistema penale italiano, vige la presunzione di innocenza fino alla sentenza definitiva. Come sancito dall’articolo 27 della Costituzione italiana, nessuno può essere considerato colpevole fino a condanna passata in giudicato.


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Scritto da Redazione

Giornalista di InfoOggi

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