Cerca

Messaggio di Mons. Arcivescovo al mondo della scuola

Redazione
Condividi:
Messaggio di Mons. Arcivescovo al mondo della scuola
Notizia in evidenza
Occhio alla notizia
Tempo di lettura: ~7 min

Rimani sempre aggiornato!

Unisciti al nostro canale Telegram per ricevere notizie in tempo reale, esclusive ed aggiornamenti direttamente sul tuo smartphone.

Messaggio agli Studenti, dirigenti scolastici e ai docenti  dell’Arcivescovo metropolita Mons. Vincenzo Bertolone
Catanzaro 17 settembre 2012 - «Io confido che voi siate fiaccole di speranza, che non restano nascoste. Voi siete la luce del mondo».

Carissimi studenti, in apertura di questo nuovo anno scolastico, torno a rivolgerVi il mio saluto, il mio affettuoso pensiero, prendendo a prestito le parole pronunciate poco meno di un anno fa da papa Benedetto XVI nel corso del suo viaggio in Germania. Le faccio mie e le rivolgo a Voi in questa occasione particolare che si inserisce in un contesto altrettanto singolare, nella cornice di un mondo che cambia cancellando certezze che si credevano granitiche e trasformandole in inquietante precarietà. E ciò pesa soprattutto sui giovani e sui giovanissimi, posti in condizione di non poter cogliere il valore dei propri talenti e di metterli in gioco in un progetto rivolto a mete positive. [MORE]

Tutto questo avviene in una società pure innegabilmente segnata, in generale, dal benessere, anche se non mancano sacche sempre più larghe di disagio e di povertà: a quanto pare, il pianeta che ci ospita, nonostante il progresso tecnologico e il predominio della scienza, non è affatto diventato migliore. Certo, non mancano segnali di ripresa e di innovazione, ma persistono situazioni fortemente negative. E dentro ciascuna di esse, come hanno ricordato anche di recente i vescovi italiani, ci sono famiglie in comprensibile sofferenza. E ragazzi e ragazze che non vogliono essere accarezzati come degli eterni adolescenti, ma chiedono di non sentirsi soli, gettati nella vita e privi di possibilità.

Cambiare, allora, si può e si deve. Autori del cambiamento dovranno essere gli studenti. Ad essi, come già osservava Simone Weil, è richiesto anzitutto di costruire e poi di difendere con orgoglio la propria identità. Di sottrarsi alla massificazione spersonalizzante ed annichilente. Di non fermarsi alla realtà descritta dai media. Di non nutrire un’indignazione incapace di trasformarsi in concretezza e generare speranza.

Tale considerazione, se da un lato suona come invito a voi tutti a rifuggire dai luoghi comuni dell’indifferenza e del disinteresse verso il prossimo e verso ciò che Vi circonda, dall’altro esorta le famiglie a rendersi garanti della trasmissione di un messaggio nuovo, radicato e motivato, parlando coi loro figli, abbattendo il muro di incomunicabilità che questa società delle comunicazioni, incredibile dictu, sembra, a volte, aver eretto.

«Dite ai giovani che il mondo esisteva già prima di loro, e ricordate ai vecchi che il mondo esisterà anche dopo di loro», amava ripetere agli adulti papa Paolo VI, esortando anche la Chiesa ad andare in mezzo ad essi per capirne il linguaggio, coinvolgersi nelle loro domande, rivolgersi alla loro mente ed alla loro anima, sostenerli nella navigazione verso gli orizzonti di una maggiore giustizia sociale e di una modernizzazione dello Stato, nel rispetto delle regole e combattendo i ricatti di ogni mafia, specie in Calabria e nel Meridione, dove s’avverte come irrinunciabile la necessità che proprio i giovani diventino con intraprendenza le colonne del cambiamento.

L’auspicio, allora, è che Voi tutti, insieme ai Vostri dirigenti scolastici, agli insegnanti, ai genitori e, perché no, anche insieme al Vostro Vescovo, possiate impegnarVi non solo nello studio, ma attraverso esso nella costruzione di relazioni vere, belle, significative, in grado di condurVi alla condivisione di sogni e progetti e di amicizie sincere e profonde, in primis quella con Gesù Cristo.

Con tutto l’affetto di cui il mio cuore è capace, Vi saluto e Vi rivolgo un sincero e sentito in bocca al lupo, nell’attesa di incontrarVi personalmente e, se vorrete, di poter parlare con ciascuno di Voi, da amico.

«Il difficile non è sapere, ma saper far uso di ciò che si sa».
Carissimi dirigenti scolastici, insegnanti di religione e docenti tutti, nel giorno in cui un altro anno scolastico inizia, questo pensiero di un antico maestro cinese, Han Fei, è ottimo spunto per una riflessione sui doveri degli adulti, ed in specie degli insegnanti, nel processo di trasmissione di valori e saperi in una società che, nel suo repentino mutare, perde sempre più il contatto con la memoria, correndo il rischio di avvitarsi su se stessa e di non avere più un avvenire.

Oggi, in effetti, da parte di molti si tende a vivere il presente senza capirne il senso: si apprezza ciò che si confà ai bisogni immediati e si getta via il resto. Per questa via si è entrati, un pò alla volta, nella fase dell’emergenza educativa. Essa ci obbliga a prendere atto dell’interruzione della traditio, il racconto che dei valori esistenziali una generazione fa all’altra. L’elemento spirituale, l’amore gratuito e il sacrificio per gli altri vengono accolti se ritenuti di una qualche utilità per sé. E spesso, di fronte ai figli che chiedono di essere guidati alla scoperta della vita, i genitori, o chi per essi, non hanno risposte adeguate. Le famiglie appaiono anzi come turaccioli sulle onde di una società che ha smarrito il significato virtuoso e paziente della formazione rimpiazzandolo con l'illusione di carriere prive di sacrificio, rapide e, soprattutto, economicamente gratificanti.

In tale contesto, nitida è l’importanza della scuola, per due ragioni. La prima: è la scuola che in maniera sistematica costruisce gli schemi logici per imparare usare la ragione. La seconda: è la scuola che libera dal conformismo, formando persone veramente libere e liberamente vere. Per questo il lavoro degli insegnanti, peraltro duramente messo alla prova dai problemi di sempre e da riforme di dubbia efficacia, è diventato oggi un lavoro di frontiera: supplire a famiglie inesistenti o angosciate; rompere la tendenza all'isolamento e all'adattamento inebetito di molti giovani; contrastare il mondo morto degli oggetti tecnologici e il potere seduttivo della televisione; riabilitare l'importanza della cultura relegata al rango di pura comparsa sulla scena del mondo; riattivare le dimensioni dell'ascolto e della parola che sembrano totalmente inesistenti, rianimare desideri, progetti, slanci, visioni in una generazione cresciuta attraverso modelli identificatori iperedonisti, conformistici o apaticamente pragmatici.

Nella lectio che nel 2007 gli si impedì di tenere nell’aula magna della “Sapienza”, in occasione dell’apertura dell’anno accademico, Benedetto XVI aveva scritto: «Di fronte ad una ragione astorica che cerca di autocostruirsi solo in una razionalità astorica, la sapienza umana è da valorizzare come realtà che non si può gettare nel cestino della storia delle idee». Parole illuminate, che delineano la missione degli insegnanti: scongiurare, come sottolineava lo storico George Trevelyan, che l’istruzione produca «un gran numero di persone capaci di leggere, ma incapaci di distinguere quello che merita di essere letto», e quindi educare le menti attraverso lo studio per trasmettere la sapienza umana come tale, così che l’alunno sia risvegliato dal sonno della ragione, rifuggendo da due estremi: non dubitare di niente e dubitare di tutto.

A tutti Voi è richiesto di prendervi cura del bene delle persone, nella prospettiva di un umanesimo integrale e trascendente, ma anche di essere Maestri di vita eterna, maturata nel dono pasquale della vita nuova di Gesù. Ciò richiede aggiornamento e formazione permanenti, impegno di vita spirituale, coerenza tra ciò che si enuncia e ciò che si vive: il vero nemico dell'insegnante è la tendenza al riciclo e alla riproduzione di un sapere sempre uguale a se stesso. È lo spettro che sovrasta e può condizionare mortalmente questa missione: adagiarsi sul già fatto, sul già detto, sul già visto. Ridurre l'amore per il sapere a pura routine.

Affrontare questa sfida e vincerla è certo un compito arduo, ma necessario, da svolgere riprendendo il confronto sull’educazione, senza accontentarsi di aggiornare i pensieri del passato, ma avendo la libertà e l’audacia d’una riflessione nuova e lavorando alla costruzione d’una grande alleanza: solo unendo pensieri e slanci l’educazione potrà cessare d’essere causa di preoccupazioni crescenti.

Se tutti, ciascuno per la propria parte, sapremo spenderci perché ciò avvenga, avremo contribuito anche a esercitare una forma di profezia: quella che sa dire il valore della persona e il perché ha senso dedicarsi alla sua maturazione.

In quest’ottica, la Chiesa di Catanzaro-Squillace non mancherà di accompagnare le proposte formative, culturali e relazionali a chi ogni giorno vive nella scuola, nel desiderio e con l’intento, sia pur nell’ovvio rispetto dei ruoli e delle competenze reciproche, di poter contribuire alla crescita ed all’educazione dei nostri giovani, che ci stanno a cuore proprio come il futuro delle comunità, dei paesi e delle città che compongono la nostra Chiesa particolare.
Vi sono vicino con affetto e di cuore Vi benedico.

 

+ Vincenzo Bertolone


 


Vuoi restare sempre aggiornato con le notizie più importanti?

Iscriviti ai nostri canali ufficiali:

Riceverai in tempo reale tutti gli aggiornamenti direttamente sul tuo smartphone.

Rimani sempre aggiornato!

Unisciti al nostro canale Telegram per ricevere notizie in tempo reale, esclusive ed aggiornamenti direttamente sul tuo smartphone.

Scritto da Redazione

Giornalista di InfoOggi

Leggi altri articoli

Rimani sempre aggiornato!

Unisciti al nostro canale Telegram per ricevere notizie in tempo reale, esclusive ed aggiornamenti direttamente sul tuo smartphone.