Covid-19. Messe e funerali, la Cei tratta sulla 'fase 2
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Covid-19. Messe e funerali, la Cei tratta sulla 'fase 2

giovedì 16 aprile, 2020

Messe e funerali, la Cei tratta sulla 'fase 2'. Don Maffeis, 'Domanda enorme,risposta aiuterebbe coesione sociale' 

ROMA, 16 APR - Messe con volontari che garantiscano le distanze; funerali, battesimi e matrimoni con la presenza dei familiari stretti; qualche incontro di comunità facendo uso dei dispositivi di protezione. 

La Conferenza Episcopale Italiana ha pronto "un pacchetto di proposte" che verrà illustrato entro questa settimana al governo. "Con tutta l'attenzione richiesta dall'emergenza dobbiamo tornare ad 'abitare' la Chiesa, il Paese ne ha un profondo bisogno, c'è una domanda enorme e rispondere significa dare un contributo alla coesione sociale", sottolinea il sottosegretario Cei don Ivan Maffeis. 

La Cei vuole dunque riprendere la vita ecclesiale. Le modalità sono allo studio ma il principio fondamentale resta quello del rispetto delle distanze, della igienizzazione dei locali e dell'uso dei dispositivi di sicurezza (mascherine, guanti, etc) nei casi in cui sia necessario. 

Così, con numeri contingentati, da far rispettare attraverso l'opera di volontari, si potrebbe riprendere dopo il 3 maggio anche le celebrazioni. "Sappiamo tutti che il 4 maggio - dice don Maffeis - l'emergenza non sarà finita ma se aspettiamo che finisca l'emergenza possiamo mettere in soffitta per sempre la vita ecclesiale. 

Per questo chiediamo che ci venga riconosciuta la possibilità di riprendere, certamente senza sconti, sarebbe irresponsabile. Però noi chiediamo che venga data una risposta alle attese di tanta gente". Il primo passo già si vedrà a partire dalla messa di domenica 19 aprile. La richiesta dei vescovi italiani, di celebrare la Settimana Santa con un minimo di persone (accanto al celebrante un diacono, una persona al servizio dell'altare, un lettore, un cantore, un organista ed, eventualmente, due operatori per la trasmissione) resta. "Non si torna indietro anche perché abbiamo dimostrato che si può celebrare in sicurezza", spiega don Maffeis. Come anche restano aperte le chiese per la preghiera personale nel rispetto della distanza di almeno un metro. "Nel frattempo, e in vista della nuova fase che si aprirà dopo il 3 maggio, si è al lavoro a contatto con le istituzioni governative per definire un percorso meno condizionato all'accesso e alle celebrazioni liturgiche per i fedeli". 

I rapporti "quotidiani", come sottolinea il sottosegretario Cei, sono con la Presidenza del Consiglio, ma anche con i ministeri, come Interni, Scuola, Famiglia, per i vari aspetti specifici. "Una delle cose che ci sta più a cuore - sottolinea don Maffeis - è il congedo dei defunti. 

Non possiamo lasciare che una intera generazione, e i loro familiari, siano privati del conforto sacramentale e degli affetti, scomparendo dalla vita, e improvvisamente diventando invisibili. Troppe persone stanno soffrendo perché la morte di un caro oggi è come un sequestro di persona, certo motivato, ma dobbiamo farci carico di questo dolore dal punto di vista umano oltre che cristiano". 

Da un punto di vista pratico dunque si potrà riprendere a celebrare solo garantendo le distanze e con una particolare attenzione dovrà essere dedicata agli anziani. Si dovrebbe continuare a tralasciare il segno della pace, come anche una particolare attenzione sarà dedicata alla igienizzazione dei locali, compresi i confessionali e i microfoni. Per quanto riguarda la distribuzione della Comunione dovrebbe essere data solo nelle mani e con particolari accortezze di igiene da parte di chi la distribuisce. 

Una limitazione di presenze potrebbe esserci anche nei cori. Allo studio anche le modalità per riprendere gli incontri ecclesiali, anche se per il catechismo dei ragazzi si resterebbe, almeno fino alla ripresa dopo l'estate, con modalità a distanza (videochiamate o incontri online). Rinviate all'autunno in molte diocesi le Prime Comunioni e le Cresime che tradizionalmente si tengono tra maggio e giugno. L'ultima pagina sarà invece quella della ripresa dei pellegrinaggi. Quando si ricomincerà ad andare a Lourdes o in Terra Santa sarà il segnale che l'emergenza coronavirus è davvero alle spalle.


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