Mistero al Cubo, il nuovo libro dei Lou Palanca
Cultura e Spettacolo Calabria Catanzaro

Mistero al Cubo, il nuovo libro dei Lou Palanca

domenica 15 dicembre, 2019

Catanzaro, 15 dicembre - Alla fine degli anni sessanta, mentre l’economia delle regioni del nord Italia galoppa, quella delle regioni del Mezzogiorno stenta a decollare. I giovani calabresi, inoltre, dopo la maturità non hanno la possibilità di proseguire gli studi, a meno che non possano permettersi di sostenersi fuori regione. È in questa delicata situazione che il grande economista, politico e accademico Beniamino Andreatta e lo stimato economista Paolo Sylos Labini osano sognare un campus universitario, d’impostazione anglosassone, in un’area vergine del comune di Rende, nei pressi della città di Cosenza. Un progetto ambizioso che dovrebbe dare la possibilità a tutti i giovani della regione di studiare, formare una nuova classe dirigente calabrese e stimolare la crescita dell’intero meridione d’Italia. Nei primi anni ’70 questo sogno, a mano a mano, prende forma e si completa agli inizi degli anni ‘90 grazie ad un progetto dell’architetto Vittorio Gregotti. Oggi il Campus dell’Università della Calabria di Arcavacata, a Rende, occupa una superficie di duecento ettari della Valle del Crati e conta venticinquemila studenti iscritti. L’area vergine su cui è sorto è completamente urbanizzata ed è un tutt’uno con la città di Cosenza.

La prima università in Calabria, evento epocale, con una carica di innovazione straordinaria, il primo campus italiano e ancora oggi il più grande. La cosa più importante realizzata negli ultimi cinquant’anni in Calabria e la più riuscita. Una storia che non poteva non essere raccontata dal collettivo di scrittura Lou Palanca, la cui missione è quella di prendersi cura della memoria di questa regione. I suoi autori provano a narrare quel sogno con la convinzione che non sia stato tradito, ma un po’ rattrappito sicuramente. Percepiscono che oggi, in chi insegna in quel luogo,  la sua presenza non si avverte più. Sentono che la nuova città, nata in un vuoto dove tutto sarebbe stato possibile, è in realtà soltanto una grande periferia, più moderna e pulita di altre, ma più centro commerciale che centro dove potersi incontrare e sviluppare rapporti sociali.

Tornano in libreria i Lou Palanca e lo fanno con “Mistero al Cubo”, un noir atipico e corale, storie che meritano di essere analizzate con un giallo intorno.

Scelgono il romanzo di genere perché a loro il noir piace molto, sono grandi lettori. È un pretesto per mascherare, come abbiamo visto, una storia più profonda, che dà spunti che vanno dal politico al culturale fino al sociale e all’etica.

In un freddo venerdì di dicembre, il professore De Vitis, ordinario di Diritto Penale Comparato ormai prossimo alla pensione, viene ritrovato senza vita nel suo studio, al Cubo 12C, di un grande campus universitario calabrese. Cosa è accaduto? Il commissario Gironda e la dottoressa Musso indagano tra le ombre scure che avvolgono l’ateneo alla difficile ricerca di colpevoli e moventi”.

Un romanzo a due registri, il noir e la spietata analisi del mondo accademico e delle sue contraddizioni, con il campus di Arcavacata assoluto protagonista.

Riescono a mantenere alta l’attenzione con la creazione di un mistero avvincente e di difficile soluzione. Mettono in atto una sfida tra investigatori e presunti colpevoli, ma anche tra autore e lettore, disseminando tanti indizi ma anche tante false piste. In tal senso molto importante è il personaggio della PM Musso che non si innamora di nessuna pista, non va d’istinto. Cerca di seguire tutte le possibilità con razionalità e quando il lettore pensa di essere sulla giusta strada, arriva lei e riapre a tutte le probabilità. Non manca l’elemento della seduzione e una storia d’amore sullo sfondo che, però, non distraggono dall’interesse a svelare l’enigma.

Ambientato nel tessuto sociale borghese, nella prima parte vi è un continuo cambio della voce narrante in cui sei personaggi si alternano parlando in prima persona, mentre nella parte finale l’io narrante parla in terza persona e chiarisce tutti gli elementi della narrazione. Oltre al commissario Gironda e alla dottoressa Musso, a parlare sono Edoardo Sansinato, ricercatore catanzarese, Gianfranco Ferretti, studente cosentino fuoricorso, Giusy Varrà, giovane dott.ssa di Diritto Penale della Locride e Giulio Badiani, professore associato. Ognuno di loro quattro è consapevole che può essere sospettato come autore dell’omicidio e, infatti, sono tutti oggetto d’indagine. Su di essi gli autori esercitano un profondo scavo psicologico, in particolare sui soggetti femminili, molto complessi che mescolano ambizione, paura, sentimenti seppur con una moralità totalmente diversa tra di loro. L’idea di farli parlare in prima persona è felice, perché il lettore ha la sensazione che si stiano rivolgendo a lui con grande sincerità. La presenza di tanti personaggi è una consuetudine dei Lou Palanca, in quanto consente loro di alimentare la scrittura collettiva.

Tutti i protagonisti si muovono tra il campus e il tessuto urbano circostante e raccontano con disincanto tutto il pensiero che i tre scrittori catanzaresi hanno sul contributo reale che l’Università della Calabria ha dato allo sviluppo economico e culturale di questa regione, su quanto ha inciso sul suo territorio e su come non ha corrisposto ai sogni. Di come quel pensare al futuro, al valore dell’uguaglianza, al bisogno dei più deboli non c’è più, di quel campus che ha pochi punti di aggregazione, nessuna piazza, nessun luogo dove far confluire una protesta. Raccontano inoltre della grande crisi di tutta l’università italiana, di come l’istruzione stia abbandonando il suo carattere di massa, dell’Italia che rischia il salto all’indietro nel nazionalismo e nel razzismo, delle trasformazioni urbanistiche che hanno investito Rende, mentre da periferia agropastorale diventava centro dell’innovazione del Mezzogiorno, e lo fanno con uno sguardo odierno.

Un libro che ha il chiaro scopo di aprire un dibattito sulla situazione dell’università in Calabria oggi, dedicato a Renato Nisticò, autore de “L’arcavacànte”, unico romanzo scritto sul campus calabrese, che non parla, però, dei pionieri che volevano ribaltare il meridione, ma è dedicato ad un periodo particolare in cui rischiò addirittura di essere chiuso per terrorismo. A Renato che ci ha lasciati pochi giorni prima che il libro fosse edito.

 “Mistero al Cubo” è stato pensato e scritto da Danilo Colabraro, Valerio De Nardo e Nicola Fiorita.

Saverio fontana


Autore
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