Ndrangheta: per italiani la moglie è "alter ego" boss latitanti
- Reggio Calabria, 29 nov. - Il 62,3% dei cittadini meridionali concorda con le affermazioni del Sostituto procuratore della Dda di Reggio calabria Giuseppe Lombardo: "La moglie del boss latitante e' l'alter ego del capo, ne assume di fatto il posto. Non si possono piu' fare indagini moderne trascurando l'altra meta' del cielo" e il 44,3% delle donne e' convinta che il ruolo femminile nella 'ndrangheta si sia evoluto. Il dato, rivelato da una ricerca condotta da Euromedia Research, e' emerso oggi in occasione del convegno "L'altra meta' della 'ndrangheta: le donne, le cosche, il potere" promosso dalla Fondazione Bellisario in programma a Reggio Calabria. [MORE]
L'immagine che la maggioranza del target associa alle donne della 'ndrangheta e' quella che immortala le mogli dei boss arrestati che inveiscono contro le Forze dell'Ordine (23,9%), donne fredde e tutte d'un pezzo, indurite dalla violenza con cui convivono, e che difendono l'onore della propria famiglia (17,4). E la maggioranza degli intervistati non esita ad attribuire alle donne un ruolo attivo: "risorsa operativa e forza lavoro qualificata" per il 28,7% e "strumento per sostenere e difendere i valori della cosca" per un altro 20,6%. Tra le attivita' che secondo il campione vedono le donne assolute protagoniste, l'83% indica quelle collegate alla gestione e all'amministrazione del denaro. Nelle definizioni fornite dal campione, le donne della 'ndrangheta sembrano collocarsi in una sorta di "terra di mezzo": non sarebbero artefici, ne' tantomeno vittime, ma complici consapevoli (30,1%) e testimoni silenziose (18,1%). Tanto che per il 51% degli intervistati le donne non rappresentano l'anello debole della mafia calabrese ma una parte ormai integrante del suo meccanismo di potere. Secondo il 35,8% degli intervistati, la donna diventa parte della struttura criminale non tanto per una scelta ma per i condizionamenti del contesto di illegalita' in cui vive e cresce e solo il 4,2% dei meridionali ritiene che si tratti di una decisione frutto della volonta' femminile. Una sorta di brodo di cultura in cui le donne trasmettono i codici mafiosi ai propri figli e ne sono a loro volta condizionate e irretite, senza possibilita' di fuga. Quanto alla speranza di un cambiamento, le opinioni segnano una significativa divaricazione: se al Nord il 43,7% del campione non vede nelle nuove generazioni di donne appartenenti alle famiglie della 'ndrangheta una maggiore propensione a collaborare con la giustizia, giustificata dall'impossibilita' di queste giovani donne di ribellarsi al proprio destino e ai vincoli imposti dalla famiglia e dal contesto di origine, il 41,8% dei meridionali e' convinto del contrario e identifica nella nuova generazione di donne la speranza di sconfiggere la 'ndrangheta.
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