Manovra: nel maxiemendamento anche la nuova Struttura di progettazione di opere pubbliche
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Manovra: nel maxiemendamento anche la nuova Struttura di progettazione di opere pubbliche

mercoledì 26 dicembre, 2018

ROMA, 26 NOVEMBRE – Dal testo del maxiemendamento alla manovra economica su cui il governo ha incassato la fiducia del Senato – nonostante le aspre polemiche e la bagarre notturna che hanno accompagnato l’approvazione del provvedimento senza la preventiva discussione in Commissione Bilancio – sono emerse ulteriori novità relative alle infrastrutture pubbliche. È stata infatti confermata la volontà di introdurre una “Struttura per la progettazione di beni ed edifici pubblici” – come già anticipato dalla maggioranza in sede di redazione del contratto di governo – e pertanto i commi 86-93 del maxiemendamento unico hanno sancito che, “al fine di favorire gli investimenti pubblici”, sarà un apposito decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri ad individuare la struttura istituzionale in questione, nonché ad indicarne la denominazione, l’allocazione, le modalità di organizzazione e le funzioni.

Quando tale DPCM sarà emanato, la Struttura andrebbe dunque a costituire un ente dotato di funzioni e poteri più corposi rispetto al ruolo precedentemente individuato per la “Centrale di progettazione di opere pubbliche” originariamente proposta ed inserita anche nel testo della manovra già presentato alla Camera dei Deputati. Per garantire il funzionamento della Struttura, peraltro, è stata già preventivata l’assunzione a tempo determinato, a partire dal 2019, di un massimo di 300 persone: si tratterà in prevalenza di personale di profilo tecnico (almeno per il 70%, mentre con qualifica dirigenziale nei limiti del 5%), la cui selezione dovrebbe avvenire mediante procedure concorsuali pubbliche. È previsto, comunque, il reclutamento di massimo 50 unità di personale già nel ruolo di altre amministrazioni.

Non è ancora chiara, però, la sorte dei 120 lavoratori, fra i nuovi assunti, di cui era prevista l’assegnazione in via temporanea alle stazioni uniche appaltanti di competenza provinciale, dal momento che non sono state confermate le norme relative appunto alle centrali di committenza provinciali e metropolitane, previste al comma 67 del testo precedentemente presentato a Montecitorio.

Piuttosto, il maxiemendamento contiene (al comma 529bis) una modifica all’art. 36 del codice dei contratti pubblici, disponendo per il prossimo anno l’aumento del limite massimo entro il quale alle pubbliche amministrazioni sarebbe consentito effettuare affidamenti diretti senza bandire una gara d’appalto. Le stazioni appaltanti potranno infatti procedere all’affidamento diretto di qualsiasi lavoro di importo inferiore a 150.000€ (e non più 40.000), purché previa consultazione –ove esistenti – di almeno 3 operatori economici del settore. Per quanto invece concerne gli affidamenti di lavori di importo pari o superiore a 150.000€, ancorché inferiore a 350.000 (nel vigente codice, le soglie erano rispettivamente di 40 e 150.000), si potrà procedere mediante procedura negoziata previa consultazione – sempreché esistenti – di almeno dieci operatori economici individuati sulla base di indagini di mercato o tramite appositi elenchi ed in ogni caso nel rispetto di un generale criterio di rotazione degli inviti.

Le piccole agevolazioni a favore delle imprese private si confermano peraltro un tema caro alla maggioranza di governo, soprattutto alla Lega, che ha spinto anche per l’introduzione di uno sgravio fiscale da riconoscere tramite premi Inail, per un importo pari al 30% dell’attuale cuneo (circa 410 milioni nel 2019 e 600 nel 2021). È stata inoltre aumentata la percentuale di deducibilità dall’Imu dei beni strumentali all’azienda (come i capannoni industriali), raddoppiando rispetto al previgente 20%. Infine, per chi reimpiegherà gli utili direttamente nell’azienda, investendo in beni strumentali o posti di lavoro, l’Ires scenderà dal 24 al 15%. Le stesse imprese dovranno però dire addio agli oltre 2 miliardi di incentivi dell’Aiuto alla crescita economica varato nella precedente legislatura ed al corposo taglio fiscale che era stato previsto con l’introduzione dell’Iri; inoltre, il credito d’imposta su ricerca e sviluppo è stato sostanzialmente dimezzato e nettamente ridimensionato anche il super-ammortamento.


Francesco Gagliardi


Fonte immagine: tgcom24.mediaset.it


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