Perché siamo cristiani
Parola e Fede Calabria

Perché siamo cristiani

domenica 22 gennaio, 2012

Oggi il nostro articolo affronterà due quesiti, molto diffusi, inviati tramite mail da Thaira.

D. Per i credenti: perché credete in Dio?

R. La domanda richiede di essere riformulata perché, così, è troppo generica: anche i musulmani, gli ebrei, i fedeli delle altre religioni, infatti, credono in Dio (o in più dèi). Per i cristiani, però, il credere nasce da una consapevolezza diversa. Prima di tutto, si professa il fatto che Dio ha preso l’iniziativa per venire incontro agli uomini e ha scelto di rivelarsi nel Figlio che si è fatto uomo: Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo. Questo credere, dunque, nasce dalla fede nel Dio uno e trino, Signore del cielo e della terra, che ha inviato suo Figlio e lo ha risuscitato dai morti. Questi ha effuso lo Spirito Santo e ha istituito la Chiesa, inviandola nel mondo come strumento di salvezza per tutti gli uomini.
I cristiani credono in Dio perché la loro fede è fondata non su una filosofia o su una semplice dottrina, ma su una persona: Gesù Cristo, il Risorto e il Signore della storia.[MORE]

D. Se Dio esiste, perché non si manifesta?

R. Dalla Sacra Scrittura si evince che Dio si è manifestato molte volte e in diversi modi, con parole e opere. Richiamiamo alcune di queste manifestazioni, presenti nell’Antico Testamento: la chiamata di Abramo, la liberazione del popolo dall’Egitto, il dono dei comandamenti per mezzo di Mosè, la vocazione dei profeti che hanno parlato al popolo in suo nome e tanti altri fatti che formano la storia della salvezza. Emerge chiaramente una divisione: molti hanno vissuto nell’obbedienza a Dio, ma tanti altri hanno infranto la fedeltà alla sua Legge. Dio, però, che è sempre fedele nell’amore per l’uomo, ha scelto una via singolare per rendersi presente: l’incarnazione del suo Figlio. Qual è stato il risultato? Molti hanno creduto in lui, altri hanno rifiutato, rinnegato, condannato Gesù. Credi che, oggi, sarebbe diverso?
Gli interrogativi che è giusto rivolgersi, pertanto, sono i seguenti: se Dio si manifesta, come sempre nella storia, abbiamo noi uomini lo sguardo di fede necessario per riconoscerlo? Come si acquisisce questo sguardo di fede?
Rispondo con una frase della Scrittura: “Alla tua luce vediamo la luce” (Salmo 36). Abbiamo mai provato a camminare nel buio? Non saremmo capaci di vedere nulla. Questo vale anche per le cose che riguardano la fede. Occorre prima capire dall’interno le cose di Dio, perseverando in un percorso che comprende vari aspetti: la conoscenza della Sua parola, una vita vissuta nella grazia sacramentale, insomma una percezione più vera e profonda del modo dell’agire, proprio del Signore. C’è un momento, infatti, in cui ognuno deve operare una scelta, come fece Zaccheo (cfr. Lc 19,1-10) che, mosso dal desiderio di conoscere Cristo, ha cambiato prospettiva, visuale, salendo, in maniera emblematica, in alto, su un albero per vederlo passare. Cristo lo ha, così, esaudito, visitando la sua casa.
Molti, oggi, al contrario di Zaccheo, rimangono nella loro rigida visione della realtà, nel loro mondo fatto di minime certezze; restano intrappolati in una statura bassa, misera, della fede. Non hanno lo slancio per andare oltre se stessi e, per questo motivo, non riusciranno mai a “vedere” con nitidezza e a cogliere il passaggio di Gesù nella loro esistenza. Eppure Cristo è sempre vicino a loro e sempre crea le condizioni per riconoscerlo, servendosi di altre persone, della storia, della Chiesa.
Occorre, pertanto, maturare in merito una ferma convinzione: per cogliere la presenza divina, è necessario “elevarsi”, cambiare prospettiva nel proprio modo di leggere la vita e di conoscere Dio stesso. Allora, certamente, il Signore si farà riconoscere, come insegna il racconto dei discepoli di Emmaus: essi, dopo aver ricevuto da Cristo la luce della fede mediante la conoscenza della Parola, non hanno avuto più il bisogno di osservarlo con gli occhi della carne, perché ormai il loro cuore era stato appagato e gli occhi del loro spirito erano stati resi capaci di contemplarlo secondo verità, anche dopo la sua sparizione.

 

Sac. Alessandro Carioti

Docente di teologia fondamentale presso l'Istituto Teologico Pio XI di Reggio Calabria
 

Si ricorda che ognuno può porre i propri dubbi, i propri interrogativi scrivendo al seguente indirizzo di posta elettronica [email protected]

 


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