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Accantonato il taglio dei deputati. Lega e Pdl di nuovo d'accordo

Laura Lussu
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Accantonato il taglio dei deputati. Lega e Pdl di nuovo d'accordo
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ROMA, 20 GIUGNO 2012 - 154 si, 128 no e 5 astenuti. Con questi numeri al Senato è passata la richiesta della Lega di accantonare l’articolo 1 del disegno di legge di riforma costituzionale che prevede una riduzione del numero dei parlamentari, per passare direttamente all’esame dell'articolo 2, che comporterebbe la modifica del Senato attuale in favore di un nuovo Senato federale. L’iniziativa è nata dal presidente dei senatori della Lega Federico Bricolo che, durante l’esame delle riforme costituzionali del provvedimento, ha richiesto l’accantonamento dell’articolo 1 con l’appoggio del vicepresidente dei senatori del Pdl Quagliariello, riscuotendo successo nelle file del Pdl e del partito di Coesione nazionale.

Pare evidente che l’asse Lega-Pdl si sia ricompattato per ristabilire la vecchia maggioranza e portare avanti i progetti del Senato federale e del semipresidenzialismo. Le polemiche da parte del Partito democratico e dell’Italia dei valori si sono subito scatenate. Il senatore del Pd Luigi Zanda, intervenuto in aula, ha subito messo in evidenza la pericolosità del ritorno della vecchia maggioranza. Secondo Zanda i due partiti «barattano il semipresidenzialismo con il Senato federale» mettendo in scena un meschino teatrino della «politichetta» la cui conseguenza peggiore sarebbe quella di «mandare al macero un accordo importante». La larga maggioranza nata attorno al governo Monti non ha dato i frutti sperati mentre la politica, per Zanda, non ha colto l’occasione per capire che i cambiamenti si fanno insieme, e la dimostrazione è arrivata oggi con l’accordo tra Lega e Pdl.[MORE]

Anche dalle fila dell’Idv arrivano aspre critiche. Il senatore Luigi Li Gotti precisa che non si tratta di riforme costituzionali, sottolineando che «qui si sta parlando della riduzione dei deputati. Siete d’accordo o no?». Il senatore dell’Idv Pancho Pardi si dimostra invece più preoccupato per le conseguenze che la votazione potrebbe avere sull’opinione pubblica, mentre Li Gotti aggiunge che questa mossa mira a non mettere più in esame la proposta del taglio dei deputati. Il presidente del Senato Schifani interviene e cerca di fugare ogni dubbio a riguardo, garantendo infatti che la proposta verrà presa in esame più avanti poiché «si tratta di un accantonamento tecnico, non di merito». Lo stesso Gasparri, presidente dei senatori del Pdl, smentisce che il rinvio sarà definitivo ma mette l’accento sulla possibilità di veti preventivi, «quella si, sarebbe politichetta».

Il relatore della proposta Carlo Vizzini, ex pidiellino e oggi socialista, si unisce al coro e mostra il proprio disaccordo minacciando le dimissioni nel caso in cui l’emendamento passi con il beneplacito del Pdl. Il Senato federale, spiega Vizzini, è infatti «uno degli emendamenti respinti ad ampia maggioranza in commissione». Le paure dell’Udc invece riguardano le riforme. Il senatore Gianpiero D’Alia ritiene che se dovesse passare al Senato la riforma costituzionale, incluso il semipresidenzialismo ideato da Angelino Alfano, si dovrebbe fare un referendum per la mancanza dei 2/3 della maggioranza e il risultato sarebbe: nessuna riforma.

Il presidente Bricolo respinge le accuse di accordi e soffia sul fuoco definendo la riforma una «riformetta, assolutamente insufficiente». Questa dichiarazione conferma le parole della presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro che prima bolla la Lega e il Pdl come «irresponsabili» e poi dichiara: «nel PDL non c'è alcuna volontà di fare le riforme, né quelle istituzionali, né quella elettorale, ma solo la voglia di usare il terreno delle riforme come campo di scorribande per costruirsi una bandiera, quella del semipresidenzialismo, da usare in campagna elettorale».

 Laura Lussu


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Scritto da Laura Lussu

Giornalista di InfoOggi

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