Trattativa Stato-Mafia, oggi la requisitoria del pm Nino Di Matteo
Cronaca Sicilia

Trattativa Stato-Mafia, oggi la requisitoria del pm Nino Di Matteo

giovedì 11 gennaio, 2018

PALERMO, 11 GENNAIO- E’ in corso a Palermo il processo sul presunto patto tra pezzi di istituzioni e la mafia negli anni dello stragismo. A parlare è il pm Nino Di Matteo, che tiene la requisitoria con i colleghi Francesco del Bene, Roberta Tartaglia e Vittorio Teresi.     

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Il pm riprende in analisi le parole dal boss di Cosa Nostra Totò Riina dette ai suoi agenti penitenziari e da alcune conversazioni intercettate nel 2013. "Riina non immaginava di essere intercettato, altrimenti non avrebbe discusso di argomenti relativi ai suoi familiari e del suo patrimonio, parlando anche di beni intestati a presta nomi che non sapevamo essere suoi, né avrebbe espressamente minacciato di morte alcuni pm di questo processo", così precisa Di Matteo difendendo la bontà delle esternazioni del boss di Cosa Nostra.

L’accusa ha fatto emergere il sospetto che nutriva Riina nei confronti di Provenzano che in alcune conversazioni intercettate del 2013, lo aveva definito dal corleonese uno “spione”, succube di Vito Ciancimino, accusandolo di averlo “venduto” e tradito. In altre parole, spiega il pm Di Matteo, stando alle parole di Riina, questi sarebbe stato venduto nell’ambito di una trattativa fra i Ros dei carabinieri e Provenzano (con il tramite di Ciancimino).

Un altro passaggio importante portato avanti da Di Matteo è quello relativo al "papello", il documento con le richieste di Cosa Nostra, della presunta trattativa. “Sulla fotocopia del primo papello non è emersa alcuna manomissione dalla polizia scientifica”, spiega Di Matteo durante la requisitoria e poi aggiunge “ma le analisi tecniche hanno appurato che la carta risale a un periodo databile tra il 1986 e il 1990”. Periodo in cui, come sostenuto da alcuni pentiti fra cui Ciancimino, il boss corleonese avrebbe scritto un documento per porre fine alle stragi consegnandolo a uomini delle istituzioni, i carabinieri De Donno e Mori imputati nel processo in corso.

Il documento in questione contiene una serie di richieste da parte di Cosa Nostra allo Stato fra cui “l’annullamento del decreto legge sul 41 bis”. “Non si dice semplicemente 41 bis-specifica il pm- ma si fa esplicito riferimento al decreto legge, e tale era, dopo le stragi”. Fra le varie richieste che si leggono nel papello anche la possibilità di estendere per i mafiosi i benefici previsti per i dissociati delle Brigate Rosse. E come sottolineato da Di Matteo “proprio nel 1992 si discuteva di dissociazione dei mafiosi e dell'eventualità di creare all'interno di alcune carceri delle apposite aree di detenzione: ce l'ha detto l'allora capo del DAP. Mentre il pentito Gaspare Mutolo ci ha parlato del disappunto del giudice Paolo Borsellino di fronte a tale eventualità.”

Il processo Stato- Mafia è in corso da più di cinque anni, nei quali si sono svolte più di 200 udienze. La sentenza finale, dovrebbe finalmente arrivare primavera, dopo le elezioni politiche.

Federica Fusco


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