" Sono sempre i migliori quelli che se ne vanno.."
Pubblica Istruzione Calabria

" Sono sempre i migliori quelli che se ne vanno.."

giovedì 29 aprile, 2010

Appello a Scopelliti per fermare la “strage dei talenti”

Ogni anno 20.000 laureati fuggono al nord Italia, 2.000 vanno verso l’estero. E’ questo l’imbarazzante dato che emerge da accurate indagini. In genere laureati brillanti, che si sono formati attraverso anni di studio, di ricerca e lavoro, in possesso di curricula di tutto rispetto.

Persone rifiutate dai loro territori, che, approdate a più accoglienti lidi, contribuiscono ad innalzarne il livello culturale, scientifico e tecnologico. Molti, a prezzo di sacrifici, scappano all'estero, dove le porte invece sono aperte e le prospettive ben diverse. Si va via principalmente per far valere il proprio talento in contesti "normali" dove non ti chiedono di chi sei figlio o a quale partito appartieni, ma che cosa sai fare e se hai idee in testa. [MORE]

La fuga dei talenti è una raccolta di storie di “ordinaria follia”. Espressione, quest’ultima, che efficacemente definisce la macchina infernale che getta al vento giovani risorse mentre procede in larga parte per anzianità o raccomandazione, con carriere trasmesse per via ereditaria da padre in figlio. Il 110 e lode, i master, i titoli sono “poca cosa” e il giovane dottore, se gli va bene, viene messo alla fotocopiatrice dell’ufficio, a rispondere al telefono o sfruttato come dattilografo perché "deve maturare". Una catena di mortificazione delle intelligenze di uomini e donne nell'età dello splendore, quando la massa cerebrale è nel pieno sviluppo e produce il meglio. Nella migliore delle ipotesi il loro turno verrà dopo i 40 o i 50 anni, quando saranno demotivati o, peggio, motivati come i loro attuali responsabili o dirigenti.

Eppure la Regione Calabria, contrariamente alla sua fama di “maestra” di scandali legati ad assunzioni clientelari e di bandi tagliati sui raccomandati politici, nel 2008 ha finalmente deciso (apparentemente, ahinoi!) di investire sui giovani per rinnovarsi ed adeguarsi a standard di efficienza ed efficacia mai rispettati fino ad allora.

Nasce così il “Programma Stages”, al fine di “promuovere un percorso di eccellenza finalizzato ad attrarre e a trattenere risorse umane ad alto potenziale, incentivando la residenzialità in Calabria dei giovani (…) che abbiano capacità e competenze necessarie per lo sviluppo del tessuto sociale ed economico della Regione (l.r. n. 26/2004)”. In pratica sono stati selezionati giovani e brillanti laureati autoctoni (requisito minimo di partecipazione: avere conseguito una laurea Vecchio Ordinamento o Specialista con votazione di almeno 110/110) per fare intraprendere loro una singolare esperienza innovativa, quella di essere calati, dopo un periodo di formazione iniziale e con successivi approfondimenti, in varie Amministrazioni del territorio (Comuni, Province, ASP, ecc.) sulla base delle proprie esperienze formative e lavorative.

Una particolare esperienza di stage-lavoro, della durata di due anni (dal 20/10/2008 al 20/10/2010), una procedura assolutamente inedita nel panorama italiano, finanziata grazie all’impiego di fondi regionali e del Fondo Sociale Europeo. Ciascun Ente locale che abbia manifestato interesse ha proposto al Consiglio Regionale ed al sistema universitario un progetto di alta formazione nel campo dell’innovazione della Pubblica Amministrazione, e, sulla scorta di tale progetto, ciascun laureato, selezionato senza alcuna discrezionalità ma solo sulla base dei titoli posseduti, ha avuto un proprio libretto formativo, curato dall’università, nel quale viene dato conto “in progress” del progetto e dei risultati finali conseguiti.

Ebbene, detta così pare proprio che la Regione Calabria con questa iniziativa avesse avuto l’intenzione di correggere la nociva tendenza della fuga dei suoi talenti, tendenza che, privandola delle sue migliori energie, minava direttamente alle gambe del suo sviluppo, eliminando ogni possibilità di riscatto sociale.

Peccato che la realtà dei fatti è ben diversa. I politici fautori del progetto hanno sottolineato in più occasioni come lo stesso sia nato per offrire un futuro dignitoso ai giovani meritevoli della regione, per “svecchiare” le amministrazioni farraginose e per arginare le piaghe sociali della disoccupazione e dell’emigrazione. Beh, per quanto il concetto di tempo possa reputarsi relativo, mi risulta difficile identificare 2 anni con “futuro”! Per di più, che senso ha investire ingenti risorse economiche per qualificare ulteriormente gente già plurititolata e dar loro l’occasione di rendersi indispensabili se poi il risultato finale è sfrattarli dalle Amministrazioni che hanno contribuito a modernizzare? E’ bene ricordare che il costo del “Programma Stages” è stato di 6 milioni di Euro, di cui la metà rinvenuti dal Fondo Sociale Europeo e, per ciò che riguarda le norme comunitarie, la Commissione Europea, nelle Disposizioni generali FESR - FSE - Fondo di coesione (2007 - 2013), in linea con il metodo della “strategia europea per l’occupazione”, propone tra le priorità di destinazione dei fondi erogati dal FSE la creazione di nuovi posti di lavoro effettivi, e non di bacini di “illustre precariato”.

Il precedente Governo Regionale, targato Loiero, dopo attente e accurate riflessioni data l’importanza della problematica (solo durante l’ultima seduta di Consiglio!) ha compreso la necessità di fare qualcosa per i migliori laureati di Calabria prossimi allo sfratto. Ha così concepito un inutile articolo che non fa altro che rimandare la patata bollente agli Enti locali, dando loro la discrezionalità nella scelta degli stagisti ospitati da stabilizzare. In altre parole il Governo Regionale uscente ha ritenuto opportuno legittimare la “guerra dei poveri stagisti”, anziché provvedere a tutelarli TUTTI li ha messi gli uni contro gli altri, perché chiaramente in una simile lotta alla sopravvivenza (o permanenza), partendo tutti dagli stessi livelli di merito, la variabile che prevarrà è quella tipica da sempre in Calabria dell’ “ammanigliamento” con i politici. A discapito di chi di noi con i partiti non ha mai avuto a che fare!

Tornando alla succitata legge regionale del 2004, questo sarebbe “incentivare la residenzialità dei giovani?”. I cervelli vanno coltivati offrendo opportunità concrete, lasciando che il merito abbia il sopravvento e senza negare lavoro. A tutti secondo i bisogni, a ciascuno secondo le capacità. Formule tanto semplici da essere applicate in Paesi d'Europa e di altri mondi, da governi di destra e sinistra, ma paradossalmente tutto ciò non accade in gran parte di quella Repubblica che i nostri padri costituenti vollero fondata sul lavoro!

La Calabria continua quindi ad essere lo stesso territorio di sempre che sa solo negarsi speranze e futuro per una sorta di concezione mafiosa che ammanta l'intero mercato del lavoro. Al nuovo Governatore Scopelliti, alla sua Giunta ed al Consiglio intero chiediamo solo di tener fede agli impegni presi durante la campagna elettorale, perché quelle parole di apertura e di sensibilità alla meritocrazia ed ai giovani sono state l’unico, e forse anche l’ultimo, motivo per cui quest’anno siamo andati alle urne.


. Dott.ssa Francesca Greco
 


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