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Alpinista Luca Sinigaglia muore sul Pik Pobeda a 6.900 metri: tentava di salvare una collega russa

Redazione
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Alpinista Luca Sinigaglia muore sul Pik Pobeda a 6.900 metri: tentava di salvare una collega russa
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Tragedia sul Pik Pobeda: muore l’alpinista italiano Luca Sinigaglia nel tentativo di salvare una collega

Il dramma a 6.900 metri sul Tien Shan

Un atto di coraggio estremo si è trasformato in tragedia sulle montagne del Tien Shan in Kirghizistan. L’alpinista milanese Luca Sinigaglia, 49 anni, ha perso la vita il 15 agosto a quasi 7.000 metri di quota sul Pik Pobeda, la cima più alta e pericolosa della catena. Stava tentando di soccorrere la collega russa Natalia Nagovitsyna, 47 anni, rimasta bloccata dopo una caduta.

La missione di soccorso

Il 12 agosto, durante la discesa dalla vetta (oltre 7.000 metri), la donna aveva riportato una frattura a una gamba, rimanendo immobilizzata in quota. Alla notizia dell’incidente, Sinigaglia e un alpinista tedesco hanno deciso di affrontare la salita per portarle un sacco a pelo, viveri, gas e fornello: strumenti essenziali per resistere in attesa di aiuto.

Condizioni proibitive e maltempo estremo

Le condizioni meteorologiche hanno reso l’impresa disperata. Dopo una notte a temperature glaciali, Luca ha riportato gravi congelamenti alle mani. Un nuovo tentativo, passando dal picco Vazha Pshavela, è stato fermato da una violenta bufera di neve che li ha costretti a bivaccare ancora.

In quelle ore, l’alpinista milanese ha iniziato a manifestare sintomi di edema cerebrale da alta quota, peggiorati da ipotermia e congelamento.

La morte a 7.000 metri

Il 15 agosto il fisico di Luca Sinigaglia non ha retto. È morto a poche centinaia di metri dalla compagna di spedizione. Le ultime ricognizioni con drone non hanno più rilevato movimenti della russa Nagovitsyna, riducendo al minimo le speranze di trovarla viva.

Il ricordo e il valore dell’alpinismo

Per Luca, che da anni tornava nelle montagne dell’Asia centrale, il Pik Pobeda è stata l’ultima sfida. La sua morte rappresenta non solo una perdita per il mondo dell’alpinismo, ma anche la testimonianza di uno spirito incrollabile: in quota, dove ogni passo è una lotta contro la natura, vige un codice di solidarietà non scritto, che spinge a rischiare la vita per salvare un compagno.

Il messaggio della sorella

Sui social, la sorella ha condiviso un pensiero di dolore e orgoglio:

“Luca era speciale con noi ma anche con gli amici. È stato un gesto che gli ha fatto onore, anche se non gli ha permesso di tornare da noi. Stiamo facendo il possibile per il recupero, ci hanno detto che il tempo dovrebbe migliorare nei prossimi giorni”.


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Scritto da Redazione

Giornalista di InfoOggi

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