Corso Ecel: la via empatica nell’accompagnamento alla fine della vita
L’Università Popolare In Corde Scientia Aps (Upics) promuove il corso Ecel – Empathic Care of the End of Life, ideato nel 2004 dalla tanatologa Daniela Muggia. Il percorso propone un approccio che integra neuroscienze, neurocardiologia e tanatologia tibetana, con l’obiettivo di creare accompagnatori in grado di entrare e di mantenere uno stato interiore di quiete, lucidità, empatico ed eticamente orientato alla compassione. Il metodo, oggi considerato un punto di riferimento a livello nazionale e internazionale, offre una sintesi innovativa e laica tra scienza e tradizioni contemplative.
La formazione comprende 185 ore d’aula, integrate da 180 ore di pratiche meditative e 50 ore di tirocinio. L’esame finale permette di ottenere l’attestato di Operatore Professionale Ecel, rilasciato da Upics. L’impianto didattico, aggiornato ogni anno da un’équipe multidisciplinare, approfondisce i meccanismi dell’empatia e della compassione alla luce delle neuroscienze, fornendo strumenti utili anche per la prevenzione del burnout e il sostegno ai lutti complessi.
Il corso eroga circa 320 crediti Ecm complessivi, ogni modulo fornisce da 10 a 45 crediti, assegnati progressivamente.
Giunto alla sesta edizione, il corso annuale Ecel 2025/2026 – iniziato l’8 e 9 novembre 2025 – si rivolge a professionisti sanitari e cittadini che desiderano acquisire competenze solide nell’accompagnamento empatico. Si concluderà l’8 e 9 giugno 2026, al termine di un percorso che unisce teoria e pratica attraverso incontri online, in presenza e due ritiri residenziali.
Delia Ravetti, presidente dell’Università Popolare In Corde Scientia: «Con il metodo Ecel portiamo al centro della formazione ciò che troppo spesso viene rimosso, la possibilità di stare accanto alla fine della vita, altrui o propria, con una mente quieta e autenticamente presente. Oggi più che mai c’è bisogno di professionisti e cittadini capaci di unire competenza e umanità, perché l’accompagnamento empatico non è solo un gesto di cura, è un atto di civiltà. Il nostro impegno è offrire strumenti concreti, rigorosi e profondamente trasformativi, affinché chi accompagna possa diventare un riferimento stabile e compassionevole nei momenti più delicati dell’esistenza».
Il percorso formativo completo è composto da sedici moduli. È possibile iscriversi all’intero corso oppure ai singoli moduli. L’anno formativo si apre con le basi scientifiche e tradizionali dell’accompagnamento empatico, si esplora come la percezione di separazione alimenti la sofferenza e come la meditazione tibetana – oggi confermata da studi occidentali – possa trasformare profondamente lo sguardo sulla morte.
Si prosegue affrontando la grande rimozione culturale del morire nella società contemporanea, imparando a riconoscere e superare la paura che ne deriva.
La terza tappa è dedicata alla resilienza e alle antiche tecniche della compassione, un tempo riservate a pochi praticanti e oggi validate dalla ricerca scientifica.
Seguono gli approfondimenti sulle basi neuroscientifiche dell’empatia e della compassione, con esercizi che permettono di sperimentare una comunicazione profondamente empatica ed eticamente orientata anche nei contesti più delicati.
Un momento importante del percorso riguarda la prevenzione del burnout, tema cruciale per chi opera nella cura, meditazioni mirate e pratiche di perdono di sé diventano strumenti di rigenerazione professionale ed emotiva. Il primo ritiro residenziale offre poi ai partecipanti l’occasione di confrontarsi con le proprie perdite, condizione necessaria per accompagnare con autenticità quelle degli altri.
Si entra quindi nel territorio complesso delle patologie psichiche e delle trasformazioni percettive legate alla fine della vita, imparando a distinguere disturbi, allucinazioni e vere visioni di premorte, e a comunicare in modo efficace anche con persone affette da demenza. Il tema del lutto perinatale, tra i più frequenti e meno riconosciuti, viene affrontato con uno sguardo ampio che considera le sue molte forme e conseguenze psicologiche.
Il secondo ritiro residenziale introduce alla dissoluzione degli elementi secondo la tanatologia tibetana, descrivendo come cambiano progressivamente le percezioni del morente e come accompagnarlo con sensibilità e precisione comunicativa. Si affrontano poi le sfide della società multietnica, dove la comunicazione empatica diventa chiave per superare le barriere culturali e linguistiche.
Un’intera sezione è dedicata al vivere con la malattia, anche quando è incurabile, e al modo in cui può comunque contenere elementi di significato e benessere. Si approfondiscono inoltre le dinamiche del dolore fisico e il contributo delle tecniche meditative nel ridurne l’impatto, accanto alle terapie farmacologiche.
La formazione dedica ampio spazio ai bambini, sia quando sono malati terminali sia quando vivono un lutto, si imparano linguaggi diversi, calibrati sulle loro fasi di sviluppo, e modalità per sostenere anche le famiglie e la rete che li circonda.
Un altro segmento riguarda l’accompagnamento degli animali nella fine vita e il sostegno ai loro compagni umani, un ambito sempre più rilevante dal punto di vista emotivo e relazionale.
Il percorso si amplia anche al mondo carcerario, mostrando come meditazione e compassione possano promuovere stabilità mentale e sollievo sia nei detenuti sia nel personale. Si conclude con l’esperienza maturata durante la pandemia: l’accompagnamento telefonico e online, una forma d’aiuto complessa ma preziosa, in cui anche il silenzio diventa parola e la voce strumento di presenza.
Per informazioni sul corso Ecel e per le adesioni, contattare l’Università Popolare In Corde Scientia Aps al numero 3757840688 oppure via e-mail all’indirizzo [email protected].
Torino, 10 dicembre 2025
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