Giustizia civile, maglia nera per l'Italia in Europa
Cronaca

Giustizia civile, maglia nera per l'Italia in Europa

martedì 18 marzo, 2014

BRUXELLES, 18 MARZO 2014-L'Italia resta il fanalino di coda dei paesi dell’Ue per numero di processi civile pendenti ed è penultimo (dopo Malta) per durata dei processi civili. Lo rivela la Commissione europea nel rapporto annuale sui sistemi giudiziari degli stati membri dell’Ue, in riferimento all’anno 2012.

Il Belpaese ha circa 5,5 casi civili pendenti per ogni cento abitanti (tuttavia in calo rispetto al 2010) e occorrono in media circa 600 giorni in Italia per giungere alla prima sentenza in un processo civile. Rispetto all'ultimo rilevamento nel 2010, la situazione risulta decisamente peggiorata da questo punto di vista , visto che nel 2010 i processi impiegavano in media circa 500 giorni per la prima sentenza. In Francia, la media è poco sopra 300 giorni, in Spagna è inferiore, in Germania è sotto i 200 giorni. Un miglioramento, comunque, è stato riscontrato per quanto riguarda il tasso di risoluzione delle controversie civili e commerciali in prima istanza, dove l'Italia è al secondo posto fra i migliori, preceduta dal Lussemburgo.[MORE]

«Giustizia tardiva equivale a giustizia negata – ha dichiarato la vicepresidente della Commissione Ue e commissaria per la Giustizia, Viviane Reding, presentando il rapporto – L'indipendenza e il corretto funzionamento dei sistemi giudiziari nazionali sono essenziali tanto per ottenere la fiducia dei cittadini e degli investitori quanto per assicurare la fiducia reciproca nello spazio europeo di giustizia». La commissaria ha sottolineato anche che la necessità di riformare la giustizia è uno dei punti su cui la Commissione ha insistito nelle sue «Raccomandazioni specifiche per paese» inviate agli Stati membri nel quadro del "semestre europeo", previsto dalle nuove regole di governance economica dell'Eurozona. L'Italia è fra i dieci paesi che hanno ricevuto questa specifica raccomandazione, che «è volta ad aiutare i paesi ad avere una giustizia affidabile e a tornare ad attrarre gli investitori».

«Non è una novità, è una lamentela che sentiamo da molto tempo, io stesso l'ho richiamato tante volte – ha invece replicato il vice presidente del Csm, Michele Vietti – È ora di passare dalle parole ai fatti, è inutile che continuiamo a lamentarci, vediamo di approntare le soluzioni. Le ricette sono state tutte ampiamente discusse e sono largamente condivise, bisogna che qualcuno metta le mani in pasta e inforni la torta perché se continuiamo a discutere di ricette da sola la torta non si fa».

Davide Scaglione


Autore
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