I fiori del latte, Biagio Izzo e Mario Porfito entusiasmano il Teatro Comunale di Catanzaro
Cultura e Spettacolo Calabria Catanzaro

I fiori del latte, Biagio Izzo e Mario Porfito entusiasmano il Teatro Comunale di Catanzaro

sabato 9 febbraio, 2019

Catanzaro, 9 Febbraio - Grande serata ieri al Teatro Comunale di Catanzaro. Il pubblico, che ha gremito la sala in ogni ordine di posto, è rimasto letteralmente ammaliato di fronte alla messa in scena de "I fiori del latte", commedia scritta da Eduardo Tartaglia e diretta da Giuseppe Miale.

Portare avanti un proprio progetto nobile con passione è il sogno di ognuno di noi, ma se il cammino viene improvvisamente sbarrato da un ostacolo insormontabile mantenendo quella condotta, basata su ideali nobili e precisi, che abbiamo sempre avuto, siamo disposti a fermarci? A rinunciare a tutto? Se, trovandoci sul punto di realizzare quelle che sono sempre state le nostre aspirazioni, dopo anni di sacrifici, di rispetto delle regole, per compiere quell'ultimo e definitivo passo la vita ci pone di fronte alla necessità di delinquere, o, quanto meno, ci costringe a chiudere un occhio, se non tutti e due, i nostri valori morali sono negoziabili? Se il male che ne deriverebbe dai nostri comportamenti poco etici si riversasse su persone a noi care, la scelta sarebbe facile, ma se ciò avvenisse contro persone di cui non ce ne importa niente, o, magari, che riteniamo ci abbiano fatto del male, la nostra etica può cambiare? Finché la vita ci permette di mantenere la nostra anima pura siamo tutti bravi a farlo, è quando ci costringe a fare i conti con "quel qualcosa di terribile" che c'è dentro di noi che viene fuori la nostra vera persona. Sembrerebbero essere queste le domande che hanno dato vita all'esigenza creativa di Eduardo Tagliani quando ha scritto questo testo. Egli cala i suoi personaggi in un paese di fantasia, Casal di sotto Scalo, ispirato dalla drammatica situazione in cui versa la "terra dei fuochi", in Campania, ma potrebbe essere qualsiasi luogo per i temi universali che tratta. Ad un certo punto sferra un colpo da maestro che il pubblico accusa profondamente, non può fare a meno di chiedersi:«Italiani, siamo ancora brave gente?». La forza di questa scrittura è il suo riuscire a porre tutte queste riflessioni facendo ridere dall'inizio alla fine, grazie anche ad un cast straordinario.

La storia è ambientata in un caseificio di prossima apertura in cui due cugini, Aniello e Costantino, dopo anni di sacrifici decidono d’investire tutti i loro risparmi in un’azienda che punta a diventare un modello biologico, un’oasi ecologica dove ogni prodotto è naturale, senza additivi chimici o altre diavolerie. Un caseificio, insomma, che mira a diventare fiore all’occhiello di una zona nota alle cronache per lo sversamento dei rifiuti tossici. Purtroppo, però, alla vigilia dell’inaugurazione i due cugini scopriranno che sotto il recinto delle bufale ci sono dei bidoni sospetti che potrebbero rovinare il loro sogno biologico. Questa scoperta attanaglierà i due protagonisti in un vortice di dubbi. Cosa fare? Denunciare tutto e far chiudere l’azienda ancor prima che apra, oppure fare finta di niente e continuare con questo spettro terribile che divora le loro coscienze?

Biagio Izzo e Mario Porfito hanno magistralmente interpretato i due cugini Aniello e Costantino Scapece. Sono riusciti a far ridere sin dalla prima battuta per tutta la durata della pièce, tenendo alta la concentrazione del pubblico sulle numerose dinamiche che si nascondono nel sottobosco che deve attraversare oggi un imprenditore che vuole mandare avanti un'attività pulita, che si pone come obiettivo il massimo rispetto delle persone e dell'ambiente. Aniello, Izzo, è più genuino, fissato con il rispetto delle regole, determinato a realizzare un ciclo produttivo completamente ecologico. Costantino, Porfito, non ha studiato, acconsente all'idea ecologica del cugino ma sembra più flessibile verso le regole, disposto a tutto pur di far partire finalmente il loro progetto. La vita, però, è imprevedibile  e alcuni avvenimenti inattesi costringono i due a cambiare completamente atteggiamento, fino ad arrivare a scambiarsi i ruoli, facendo venire fuori, così, tutta la versatilità dei due poliedrici attori.

Angela De Matteo, in una intensa interpretazione della ex fidanzata di Aniello, Regina, tornata dall'Ucraina, concentra tutti i valori, i sentimenti, le qualità tipiche della donna napoletana. E' grazie a lei se i due cugini alla fine avranno le idee chiare sulla scelta da fare.

Stefano Meglio porta in scena il dottor Muorzo, funzionario corrotto, ad evidenziare che senza la collaborazione di una parte malata delle istituzioni lo scempio che ha devastato quella terra non sarebbe mai potuto avvenire.

Stefano Jotti interpreta, invece, l'imprenditore Perugietti che, di fronte a quelle domande protagoniste della scrittura, non ha esitato a scegliere la via più semplice per fare soldi a danno della società e dell'ambiente.

Figura chiave della storia è Cirillo, Ivan Senin, un giovane laureato ucraino, che lavora come bracciante agricolo presso l'azienda dei cugini Scapece. Butta in faccia ai suoi datori di lavoro e ai presenti in sala tutte le anomalie della nostra società oggi.  "Noi abbiamo avuto Chernobyl ma è stata una disgrazia, voi invece create i vostri Chernobyl giorno per giorno. Tu dici che il mio paese è un paese di spie, ma, allora, cos'è il tuo paese? Dove gli amici sono finti e i consigli che ti danno servono a farti cadere in una trappola, dove una banda di sanguinosi assassini li chiami famiglia".

Chiude Aniello con quello che possiamo ritenere il messaggio principale dell'opera:«Se non li fermiamo noi non li ferma nessuno. Affinché la nostra terra sia pulita, la dobbiamo pulire noi. Cominciamo dall'esempio. Se tutti ci adeguiamo all'onestà può essere che questa monnezza finisce, ma se continuiamo a fregarcene e a mostrare indifferenza noi saremo responsabili quanto loro».

Numerosi sono stati gli applausi a scena aperta e lunghissima la standing ovation finale.

Note di merito anche per le luci di Gigi Ascione, le scenografie di Luigi Ferrigno, le musiche di Mariano Bellopede e i costumi di Giovanna Napolitano.

La serata si è conclusa con la consueta consegna della maschera simbolo dell'Associazione teatrale de I Vacantusi a Biagio Izzo da parte dei raggianti Presidente Nico Morelli e direttore artistico Walter Vasta.

Da segnalare, prima dello spettacolo,  una interessantissima Masterclass che Biagio Izzo ha tenuto con i giovani che frequentano i laboratori teatrali della città. "Un vulcano" lo hanno definito i ragazzi. Alla fine, invece, erano presenti i ragazzi della Onlus napoletana "Tienamoci per mano". Sono sempre presenti agli spettacoli di Izzo, spiegano il loro impegno a sostegno della medicina mediante la "terapia del sorriso", in ospedale o in strutture di accoglienza. Il pubblico, generoso, ha voluto sostenere con piccole offerte i loro progetti.

Saverio Fontana


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