La ruota della colonna infame
Resilienze Calabria

La ruota della colonna infame

lunedì 3 agosto, 2015

03 AGOSTO 2015 - Ogni azione dedicata dai docenti verso adolescenti e giovani uomini o donne sicuri, insicuri, confusi, necessita di risorse che mancano nelle scuole italiane, e che altresì sono indispensabili per aiutarli a maturare quel benessere interiore, in un armonico sviluppo anche delle proprie identità sessuali. Solo su queste basi ogni discorso sull'identità di genere, così come quello sulla sessualità, contraccezione o la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili e più in generale, i comportamenti a rischio per gli adolescenziali, ha modo di determinare corretti approcci, che si svolgono anche e soprattutto nelle scuole, visto che in famiglia è sempre più raro vederli determinare. [MORE]

A scuola questi temi si approcciano, si disarticolano, per spalancarsi e riconnettersi a temi culturali di più ampio respiro, sia pure come imprescindibile humus. Ma dalla scuola ancora si esigono competenze, professionalità, tatto, sensibilità per “partito preso” senza riconoscimenti né segni tangibili ed efficaci a scelte di questa natura, rese visibili, concrete, coerenti.  

Si pensi ad esempio ai temi della lotta alla violenza sulle donne, dell’omofobia ed ogni altra forma di discriminazione, incluse tutte le corrette conoscenze sull'omosessualità. Sino a quando in tutti gli istituti scolastici italiani, l’educazione all’affettività e alla sessualità, non sanno presenti nelle programmazioni curricolari delle varie materie, con taglio interdisciplinare, ed anche sino a quando non si renderanno sistematici gli interventi integrativi di approfondimento, condotti da esperti interni ed esterni, nella scuola e tra le discipline saranno latitanti argomenti sociali ed antropologici di indubitabile validità (che sin ad oggi hanno avuto un carattere meramente sperimentale). Magari continueremo a saltare sulle sedie, per ogni avvenimento su questi temi, relegato ai meri ambiti delle cronache; per accapigliarci e scandalizzarci ancora e sempre alla ricerca di “giustificazioni”da spalmare all'occorrenza nelle disfunzioni dell'apparato scolastico.

Gli sportelli psicologici delle scuole italiane, che in alcune istituzioni scolastiche rappresentano ancora l'araba fenice, ed in altre con tanta fatica e reticenza rappresentano un valido strumento di ascolto ed intervento sulle difficoltà personali dei ragazzi italiani, si legano a doppio filo alla dimensione sessuale ed affettiva individuale; forse costituiscono anche la prova provata del teorema imperfetto, che dovrebbe far Ritenere i docenti curricolari - ancora una volta- gli animali da soma – tuttofare - che devono farsi carico dell'educazione alla sessualità e all'affettività, diventando all'occorrenza un po' psicologi e un po' sessuologi. Retorico e banale chiedersi se sia troppo.

Allo stato dei fatti la scuola italiana non ha più solo evitato di connotarsi come agenzia educativa esclusiva, divisa tra mille priorità, ma è stata ancora una volta indotta ad indebolire il proprio statuto di istituzione culturale forte e autorevole, depauperata nella sostanza come è stata ancora un avolta, dei temi, del ruolo sociale e culturale dei propri insegnanti, ridotti a poco più di "materiale argilloso" assorbente dei tempi in corso.

Sino a quando non vi sarà una considerevole inversione di tendenza, la confusione continuerà a regnare sovrana ed i danni saranno le vittime dell'ignoranza. La scuola non deve perdere la sua specificità di istituzione culturale, ma la regola del teorema perfetto, vale solo sul piano teorico e di principio; smentito e svergognato sul piano pratico e materiale, dalla consistenza di fatti che invece inducono concretamente gli insegnanti - per le troppo ovvie ragioni - talvolta a non volere farsi più carico delle problematiche psicologiche dei propri alunni; sebbene la relazione educativa non prescinde del tutto dal “fattore umano”; perché i problemi affettivi e le difficoltà nel rapporto con l’altro sesso che gli alunni sovente vivono, soprattutto in età adolescenziale, potrebbero far correre il rischio di distrarli ed estraniarli dal mero impegno scolastico, piuttosto che motivarli e spronarli a comprendere e conoscere.

Se a qualcuno spetta dunque di risolvere questi tediosi problemi e disagi, sarebbe d'uopo farlo fare a competenti in materia, dal momento che il compito degli insegnanti è naturalmente diverso e differente nella sostanza, ma non prima di avere riconosciuto alla funzione dell'insegnante uno status tutto da rivalutare e rilanciare. Infatti al di là degli aspetti strettamente psicologici, esistono molteplici, importanti contenuti, inerenti il campo dell’affettività e della sessualità, che sono basilari nello sviluppo della conoscenza umana e che possono a pieno titolo rientrare nella programmazione del Consiglio di classe; ragione per cui gli insegnanti, scelgono sovente di svolgere coerentemente ai propri ambiti discilpinari, “annosi” temi, come già avviene ad esempio, ai docenti dell’area scientifica che si occupano degli aspetti anatomici e biologici, mentre i docenti dell’area umanistica trattano l’evoluzione del rapporto uomo-donna nella storia o le diverse concezioni dell’immagine femminile nella filosofia, nella letteratura, nell’arte, nella musica e così via dicendo, nel pieno, assoluto imprescindibile ruolo della libertà d'insegnamento.

E' sperimentato del resto, quale interesse e coinvolgimento suscitano gli approcci interdisciplinari, che rendono lo studio vivo e stimolante. Insegnanti e gli operatori che si occupano di questi argomenti sanno di doverli affrontare rapportandosi all'età, al livello psicologico evolutivo, alle capacità di interiorizzare ed elaborare, senza mai forzare i tempi o calare dall’alto informazioni e tematiche non consone alle reali esigenze conoscitive. Preziose e necessarie inoltre, sono sia la sensibilità personale dei docenti, che l'adeguata formazione professionale, funzionale a questi temi specifici; così come l’attenzione, la capacità di ascolto e di rapporto, sempre importanti nella relazione educativa, che diventano risorse indispensabili nell'insegnamento a largo spettro.

Ad esempio se si osserva la qualità della relazione maschi e femmine, è facile notare come è possibile guidare gli studenti a comprendere che la “diversità nell’uguaglianza” con maggiore facilità ed agevolezza, se si approccia il senso più profondo del rapporto interumano individuale e personale, dal momento che nella Scuola nessuna discriminazione o prevaricazione è accettabile, ma che altresì favorisce la possibilità di liberarsi dai pregiudizi e soprattutto dagli stereotipi, dal momento che i “paletti” non vanno intesi come ingerenze esterne che limitano la libertà di ognuno (ivi compresa quella dell'insegnamento) ma anche la libertà di esprimersi e di conoscere dei giovani, che proprio nella scuola dovrebbero trovare la possibilità di svincolarsi dai condizionamenti negativi che troppo spesso subiscono invece proprio nelle famiglie o nelle pseudo culture che li circondano: disinformazioni intollerabili per questi tempi.

L'esperienza scolastica più consolidata, dimostra quanto pesano sui giovani, i vecchi stereotipi dei ruoli maschili e femminili o i considerevoli sensi di colpa di stampo religioso e quanto altro; che sono spesso più disorientanti delle immagini piatte e “fuorvianti” così come quelle dei falsi modelli diffusi dai mass media, che svuotano il rapporto uomo-donna nel significato formativo e trasformativo.

E' un dato importante quello che ricaviamo della stragrande maggioranza dei Paesi sviluppati, più avanti di noi, che ci permette di rilevare come ad esempio l’educazione sessuale - praticata nelle scuole di quei paesi, da anni, abbia davvero contribuito alla diffusione di comportamenti più responsabili, abbassando per esempio il numero delle gravidanze indesiderate o delle malattie sessualmente trasmissibili. Di come abbia sicuramente determinato un utile contributo per contrastare i comportamenti a rischio dei giovani nel campo controverso della sessualità, confermato anche dal Rapporto Estrella, presentato al Parlamento europeo a settembre 2013 dalla Commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere che recita : “Gli Stati membri dell’Europa orientale e meridionale tendono ad avere programmi di educazione sessuale scadenti o a esserne privi. Percentuali elevate di gravidanze tra le adolescenti, aborti e infezioni sessualmente trasmissibili sono tendenzialmente collegate a un’educazione sessuale lacunosa o insufficiente”.

Esiste ed è quindi ancora una volta una notevole disparità tra i paesi europei, che è discrimine forse anche di civiltà e progresso, per questa ragione occorre Puntare dunque alla qualità dell’insegnamento della formazione nelle scuole in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, permettendo di coniugare l'informazione con la conoscenza, la civiltà con al progresso degli individui.

La mera informazione sugli aspetti biologici della sessualità e sulle tecniche contraccettive, proposta in modo asettico, può restare scissa dal reale vissuto e dalle problematiche dei giovani, che magari a livello razionale recepiscono le informazioni, ma a livello interiore più profondo restano condizionati da scrupoli moralistici o dal timore degli effetti collaterali, oppure tendono inconsapevolmente ad esporsi a comportamenti a rischio sulla base di un disagio psicologico pregresso.

Risulta pertanto impossibile separare la componente fisiologica dalla dimensione affettiva della sessualità, perché l’essere umano è, fin dalla nascita, fusione tra mente e corpo, tra realtà psichica e fisica, che a ben guardare, rende la scissione tra le due dimensioni, imposte da certa cultura dominante per secoli, strumentalmente repressiva; e si comprende come reprimere nei giovani, oggi più che nel passato, non è detto che sia indice o segnale migliorativo, almeno quanto non lo è quello di liberalizzare senza responsabilizzare e correggere.

Serve pertanto migliorare l'espressione autentica e libera della dimensione scolastica, anche attraverso nuovi temi come quello della consapevolezza della sessualità, senza dover continuare a generare tanto malessere e tante problematiche psicologiche. Altrimenti in caso contrario accadrà come al fumatore che legge “il fumo nuoce gravemente alla salute” impresso a caratteri cubitali sui pacchetti delle sigarette; per imporsi allora devo proprio smettere di credere che non lo faccia.

Angela Maria Spina


Autore
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