Mafia Capitale. Tra realtà e fiction
Politica Lombardia

Mafia Capitale. Tra realtà e fiction

lunedì 8 dicembre, 2014

MILANO, 9 DICEMBRE 2014 - C’è il titolo, ci sono i personaggi dalle caratteristiche forti e ben delineate, c’è lo sfondo adatto. “Mafia Capitale”, “Er guercio” e “O’ pazzo”, Roma. Si, gli ingredienti non mancano, il pubblico è assicurato.
In tempi di magra come questi, di crisi ed anticasta, affluenze basse e politica light, la cosa dovrebbe un certo séguito. Mafia Capitale, titolo pronto fiction. Anche se a volte questa tendenza da sceneggiatori degli inquirenti sarebbe meglio frenarla. Le malefatte perseguite sono già abbastanza “spettacolari”, ne va della credibilità delle inchieste oltre che di quella di coloro che le conducono. [MORE]

Anche se i fatti di cronaca nera e giudiziaria hanno da sempre ispirato letteratura, cinema e tv. In Italia, dal delitto Montesi (anni ’50) in poi si è formato un pubblico di curiosi, appassionati o perfino tifosi; innocentisti e colpevolisti. Trascinati anche dai media e dai loro plastici, dai manettari subito indignati ai garantisti di professione; accadrà anche in quest’occasione. Ma il quadro, quello reale, dell’indagine romana è molto più complesso. Pericoloso. Poiché non si riesce a riconoscere quale sia il discrimine tra azione mafiosa e “semplice” corruttela. Scivoloso. Perché se ci si pone dall’una o dall’altra parte si viene additati inesorabilmente come giustizialisti, o garantisti. Serio. Visto che in discussione è posto il reato di associazione di tipo mafioso. I vari Carminati, Buzzi, Alemanno e l’altra trentina di indagati sono pericolosi mafiosi da clan, oppure un comitato affaristico di cialtroni del malaffare? Sono “terra di mezzo”, come afferma Carminati stesso in una delle sue comunicazioni intercettate, o gente da 416 bis?


L’avere posto tutta la vicenda criminale sotto l’ombrello dell’associazione mafiosa, consente forse alla procura capitolina ed agli inquirenti di dare un certo tipo di cornice onnicomprensiva ai diversi reati, alle malefatte. Ma contestualmente rischia, soprattutto agli occhi dell’opinione pubblica di confondere le idee, e di annacquare l’idea stessa di comportamento di tipo mafioso. Se tutto diventa mafia, nulla è più mafia. Ecco il problema.
E al di là della verità giudiziaria e delle responsabilità ad essa connesse che verranno, speriamo presto, accertate, i cittadini rischiano per l’ennesima volta passare dalla condizione di pubblico indignato di queste ore, a freddo dato di share televisivo della prossima fiction; Mafia Capitale. Chissà cosa accadrà nella prossima puntata.

Marcello Onéri


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