Riflessioni: Messaggio per la Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali di papa Francesco
ROMA, 25 GENNAIO 2014 - Nel commento fatto giovedì 23 da Mons. Claudio Maria Celli, presidente del pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali, al messaggio di papa Francesco, e soprattutto nel successivo dialogo con giornalisti e esperti del settore, appariva chiaro come i media, e più in generale la comunicazione il digitale, sia insieme una chance ed una sfida per la nuova evangelizzazione. Se internet è definito come “dono di Dio” che che non sostituisce ma presuppone la verità dell’incontro tra le persone, ciò non significa che il suo uso non è carico di responsabilità da parte dei cristiani che operano nel settore, i quali son chiamati a mostrare la verità di Dio e dell’uomo secondo il Vangelo al mondo con competenza e spirito evangelico.
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In particolare si è detto, bisogna superare i criteri di autoreferenzialità che la rete produce, quando il desiderio di connessione si trasforma in una ricerca ‘di ciò che su vuole sentire’, o quando insieme all’enorme mole di informazioni messa a disposizioni di tutti, vengono meno le qualità personali degli operatori, come la necessaria lentezza e addirittura silenzio necessari per elaborare valide risposte e giudizi corretti, pazienza nel costruire reti significative aperte al linguaggio del Vangelo e attese in vista della maturazione di alcuni spinosi problemi.
La rete come casa da abitare è oggi un luogo favorevole che offre spazi di testimonianza sempre più grandi e sempre più numerosi, non per propagandare nuove informazioni ma per offrire come dono prezioso la verità di Dio che illumina e che salva. Inoltre in rete troviamo tanto errore
La rete insomma più che semplice trasmissione di dati, ci deve insegnare che la comunicazione “è in definitiva, una conquista più umana che tecnologica” e che il tecnologico non sostituisce l’antropologico. La persona resta sempre al centro ed in questo senso la rete è di grande aiuto precisamente nell’accorciare le distanze tra i soggetti e allargare gli spazi comuni di dialogo.
Così, come l’incontro tra persone vicine, anche quello mediato dalla rete, può essere buono o cattivo. Anzitutto il senso del dialogo che deve condurre ad una buona comunicazione che appare sempre “più un miracolo che un dato” (Paul Ricoeur). Poi, seguendo la parabola evangelica del ‘buon samaritano’ che illustra plasticamente il concetto di prossimo e di prossimità (anche nella rete), il buon comunicatore in rete, anche quando trova un malcapitato lungo la via, ha il coraggio di fermarsi e porre un rimedio personale e poi “strutturale”al “prossimo malcapitato”. La rete in questo senso può divenire “luogo di guarigione” dove attraverso una comunicazione vera e corretta si può guarire dalle ferite di una cattiva informazione e di assenza della bella verità.
Domenico Concolino (Centro Studi Verbum)
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