Studenti tornano in piazza in tutta Italia: cortei pro diritto allo studio e contro il governo
Societa' Lazio Roma

Studenti tornano in piazza in tutta Italia: cortei pro diritto allo studio e contro il governo

venerdì 12 ottobre, 2018

ROMA, 12 OTTOBRE – Traffico in tilt in molte città italiane (su tutte, Catania, Catanzaro, Monza, Napoli, Palermo, Roma e Torino), nelle cui piazze principali si sono riversate centinaia di studenti medi e universitari per protestare contro la prospettiva di nuovi tagli alla scuola e con riferimento alle “promesse tradite dal governo del cambiamento”. Le manifestazioni sono state inoltre l’occasione per contestare politicamente e socialmente i provvedimenti contenuti nel decreto-legge sulla sicurezza e le politiche anti-migratorie portate avanti dall’attuale esecutivo.

A Torino gli studenti in protesta hanno anche deciso di incendiare due manichini raffiguranti i vicepremier Di Maio e Salvini, prima di avviare il corteo da piazza Arbarello e sfilare poi per le vie del centro, raggiungendo piazza Castello. Davanti alla sede del MIUR in corso Vittorio, poi, i ragazzi hanno simbolicamente dato fuoco ad una telecamera di cartone posta su un cumulo di mattoni: “i mattoni sono quelli che rischiano di caderci in testa tutti i giorni, mentre le telecamere sono quelle che vogliono mettere in ogni scuola per controllarci” – hanno spiegato alcuni rappresentanti studenteschi. Sui lampioni di piazza Castello sono state invece affisse alcune foto dei leader di Lega e M5S con il volto imbrattato di vernice rossa, ma sono stati anche mostrati vari striscioni con slogan contestatori, dai toni anche accesi, come ad esempio “Lega Salvini e lascialo legato” o “Una scuola sicura è antirazzista e antifascista”.

Meno aspre le proteste nella Capitale, dove comunque si sono registrati parecchi disagi al traffico nel centro città e gli uffici della Prefettura sono stati presidiati da Polizia e Carabinieri. Il corteo principale ha concluso la sua sfilata in piazzale Ostiense, dove è stato esposto un grande striscione con scritto “Chi ha paura di cambiare? Noi no!”, in riferimento alle “promesse di cambiamento tradite” da parte del governo insediatosi a giugno. Vari fumogeni sono stati poi accesi dai collettivi Unione degli Studenti, Rete degli Studenti Medi e Fronte Gioventù Comunista. A Napoli, invece, i ragazzi si sono concentrati sul tema migranti, sfilando assieme a molti di essi da piazza Garibaldi a piazza Matteotti al grido comune di “Mimmo libero”, in segno di solidarietà nei confronti del Sindaco di Riace Domenico Lucano, posto com’è noto agli arresti domiciliari con le accuse di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente in relazione all’affidamento del servizio di raccolta dei rifiuti. L’esplosione di alcuni petardi a via Medina ha costretto le forze dell’ordine ad intervenire per sedare gli animi delle frange più calde della protesta, tra le quali vi erano i Movimenti per il diritto alla casa e diversi centri sociali.

Le ragioni ufficiali delle manifestazioni, organizzate originariamente dalla Rete della Conoscenza, il cartello che unisce UdS e Link – coordinamento universitario, erano in realtà legate soprattutto al diritto allo studio, avverso la prospettiva di nuovi tagli all’istruzione ed alla ricerca. Inoltre, come affermato da Enrico Gullini, coordinatore nazionale dell’Unione degli Universitari, si contesta l’assenza di proposte reali per incrementare il finanziamento ordinario del sistema universitario o per superare il numero chiuso, al di là di annunci e slogan dei vari partiti. I collettivi giovanili non hanno poi preso bene quello che reputano un atteggiamento di totale chiusura al confronto da parte del governo, sostenendo che il ministro Bussetti si sia esplicitamente rifiutato di incontrare le rappresentanze studentesche preferendo dialogare soltanto con il movimento giovanile leghista.

Contestate, infine, anche le misure sul lavoro, che gli studenti giudicano insufficienti: “Non basta la riforma dei centri per l’impiego prevista dal contratto di governo, poiché una vera guerra alla precarietà si combatte partendo dall’abolire le varie forme di contratti precari e dal garantire maggiori diritti e tutele a tutti i giovani che entrano nel mercato del lavoro. Non possiamo più accettare che questo governo si riempia la bocca del cambiamento per poi offrire solo regresso. Telecamere nelle scuole e leva militare sono provvedimenti dannosi ed inutili. Diciamo no alle manovre di risparmio nel settore scolastico, come il taglio di 100 milioni annunciato qualche giorno fa, contestiamo una visione limitata del ruolo dei giovani e dell’istruzione nella società. Se il governo non ha paura di cambiare, lo dimostri investendo in istruzione” – hanno spiegato i rappresentanti degli studenti Gullini e Manfreda, intervistati da vari organi di stampa. “La nostra mobilitazione non si arresterà” – hanno poi concluso – “non possiamo infatti fermarci di fronte alla barbarie di questo governo, che trascura l’istruzione ma non dimentica mai di demonizzare gli ultimi e di calpestare diritti acquisiti in anni di lotte”. Sono state pertanto annunciate nuove manifestazioni di piazza in tutta Italia per i giorni 16 e 17 novembre, in occasione della prossima Giornata Internazionale dello Studente.


Francesco Gagliardi


Fonte immagine: lastampa.it


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