Tripoli, continuano gli scontri e Gheddafi è sempre più solo
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Tripoli, continuano gli scontri e Gheddafi è sempre più solo

sabato 26 febbraio, 2011

TRIPOLI, 26 FEBBRAIO - Le strade di Tripoli, stamani, sono semideserte. Sulla capitale libica è scesa una calma irreale dopo i violenti scontri di ieri, durante i quali i pretoriani hanno sparato sulla folla di manifestanti antigovernativi scesa in piazza dopo la preghiera del venerdì, e la manifestazione a sostegno di Gheddafi.[MORE]

Secondo quanto riferito dalla tv araba Al Jazeerà, un gruppo di attivisti che ha preso parte alle proteste di ieri, sta cercando di creare un coordinamento fra i gruppi di opposizione presenti in città per tentare di instaurare un contatto con gli insorti che controllano Bendasi e la Cirenaica, in modo da portare avanti una lotta organizzata contro il regime.

Ieri Gheddafi si è presentato sulla Piazza Verde a Tripoli dove ha parlato ai suoi sostenitori, annunciando l’inferno per i ribelli e la sconfitta dei rivoltosi.

Il regime, però, nonostante il piglio sicuro del raiss, appare tutt’altro che stabile a giudicare dalle notizie, sia pure contraddittorie, che giungono dalla Jamahiriya. Gran parte del paese, infatti, non sarebbe più sotto il controllo del regime. Alcune fonti riferiscono che la stessa Tripoli sarebbe controllata solo in parte dai governativi.

Uno dei primi diplomatici a ribellarsi al regime è stato Ibrahim Dabbashi, il numero due della rappresentanza libica all’Onu. A lui si sono uniti, con il trascorrere del tempo altri ambasciatori. E a conferma del crescente isolamento del regime, ieri si sono schierati con la «rivolta» anche l’ambasciatore libico in Italia Hafed Gaddur, quello all’Onu Abdurrahman Shalgam, e gli ambasciatori a Londra (Omar Jelban), Parigi (Salah Zarem), Madrid (Al-Egieli Al Breni) e Berlino (Gamal Barq).

Notizie sconfortanti arrivano, invece, dallo Zimbabwe. Pare infatti che il presidente Robert Mugabe avrebbe inviato dei combattenti per dare man forte a Gheddafi, offrendogli anche ospitalità nel suo paese.
A sfaldarsi non sarebbe solo la rete diplomatica libica, ma lo stesso clan Gheddafi. Secondo il quotidiano britannico Daily Telegraph uno dei figli del colonnello sarebbe fuggito in Venezuela. Stando a altre voci un altro figlio di Gheddafi sarebbe passato addirittura dalla parte degli insorti.

Nel frattempo, la diplomazia internazionale si sta muovendo per isolare il Colonnello. Il Presidente USA Obama ha varato nella notte una serie di sanzioni contro la Libia, congelando i beni della famiglia Gheddafi, ma non quelli che appartengono al popolo libico. L’ordine del presidente americano è arrivato a poche ore di distanza da una analoga decisione presa dai Quindici del Consiglio di Sicurezza riunitisi in serata a New York. È attesa per oggi l’approvazione di queste prime sanzioni da parte dell’Onu che, se confermate, aprirebbero la via ad un eventuale ricorso internazionale per crimini contro l’umanità.

Allo stesso tempo, il segretario generale Ban Ki-moon ha lanciato l’allarme profughi, chiedendo ai paesi vicini alla Libia di tenere aperti i confini per ragioni umanitarie.

Appare, inoltre, scontata l’espulsione della Libia dal Consiglio dei diritti umani dell’Onu. Altre sanzioni sono sul punto di essere varate anche dall’Unione Europea: si tratta di un embargo sulle armi e il blocco dei beni, oltre all’interdizione per Gheddafi, i suoi familiari e i suoi collaboratori di viaggiare nell’Ue.

Nato ed Unione europea stanno inoltre coordinando gli sforzi per mettere a punto un piano di emergenza umanitaria, oltre ad una no fly zone, un’area di non volo, per proteggere pozzi petroliferi e popolazioni civili.


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