Verona, caso Giacino: al vaglio cantieri e lavori da lui approvati e suoi rapporti con Leardini
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Verona, caso Giacino: al vaglio cantieri e lavori da lui approvati e suoi rapporti con Leardini

venerdì 21 febbraio, 2014

VERONA, 21 FEBBRAIO 2014- Gli inquirenti sono al lavoro per verificare la correttezza dell’attività di Vito Giacino quando era vicesindaco di Verona con delega all’Urbanistica. In particolare si cerca di fare chiarezza sui rapporti che l’ex braccio destro del primo cittadino Flavio Tosi intratteneva con l’imprenditore edile Alessandro Leardini. A far scattare l’inchiesta è stata propria la testimonianza di quest’ultimo: nel racconto dell’imprenditore si parla di tangenti da lui versate all’ex vicesindaco e alla moglie che avrebbero loro permesso di condurre un altissimo tenore di vita.
 

La Procura ha raccolto la testimonianza di Leardini, dove l’imprenditore racconta, per esempio, di una tangente da 300mila euro per il bando di una variante con cui Leardini avrebbe recuperato i soldi non rientrati dall’esproprio comunale in un’area Peep (di edilizia economico-popolare). I rapporti tra l’imprenditore e i coniugi Giacino cominciano ad incrinarsi dopo una richiesta su una variante del piano a San Michele Extra, su cui la ditta di Leardini stava lavorando. L’imprenditore avrebbe ritardato il pagamento dell’ultima quota della tangente e sarebbe stato ripreso dalla moglie di Giacino, l’avvocato Alessandra Lodi.
 

Questi chiaramente sono solo alcuni degli episodi raccontati dall’imprenditore. Alessandra Lodi, convocata mercoledì scorso davanti al Gip, si è avvalsa della facoltà di non rispondere, ma ha depositato un plico di 15 pagine con allegate altre 80 pagine di email e documenti che proverebbero il suo lavoro svolto per Leardini.
 

Federica Sterza

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