Carlo Verdone svela la sua anima bella al Politeama di Catanzaro
Cultura e Spettacolo Calabria Catanzaro

Carlo Verdone svela la sua anima bella al Politeama di Catanzaro

domenica 26 gennaio, 2020

Catanzaro, 26 Gennaio - Serata straordinaria quella vissuta ieri sera al teatro Politeama di Catanzaro grazie alla presenza del grande regista e attore italiano Carlo Verdone, in occasione del terzo appuntamento della IX rassegna Musica e Cinema.

Stimolato dal preparatissimo giornalista Fabrizio Corallo, attraverso il racconto delle anime belle degli artisti con cui ha avuto l’onore di collaborare, Carlo ha svelato la sua, nobilissima, che gli ha permesso di diventare uno di famiglia per tutti gli italiani.

“Erano tanti anni che lo inseguivo, finalmente ci siamo riusciti. Per chi, come me, nasce in provincia e ama il cinema, Carlo Verdone rappresenta "Il Cinema". È magnifico festeggiare qui al Politeama il quarantennale di “Un sacco bello”, che ricorre martedì. Averlo nella mia città mi emoziona e mi dà grande soddisfazione”, gli occhi brillano, il viso è luminoso, il sorriso raggiante, impossibile non lasciarsi contagiare dalla gioia del sovrintendente del teatro Gianvito Casadonte che, nell’annunciare l’ingresso del grande attore e regista romano, ha dato inizio ad un interminabile e caloroso applauso.

Il viso di Verdone non è meno radioso di quello del sovrintendente e il suo sorriso è contagioso, “grazie di cuore per questo lunghissimo applauso, sono molto emozionato di stare in questo bellissimo teatro di fronte a questo grande pubblico. È la prima volta che vengo a Catanzaro, mi avevano detto che c’erano cinquecento persone e, invece, siete più del doppio. Grazie dell’invito, sono veramente felice”. Si avverte subito che sarà una grande serata, il feeling di Carlo con il pubblico, con il giornalista Fabrizio Corallo che stimolerà il suo racconto, la sua verve, che lo spinge continuamente ad alzarsi in piedi per interpretare quelle persone reali che hanno ispirato i suoi personaggi più famosi, la sua voglia di narrare tanti particolari inediti che si celano dietro i suoi successi, il suo cogliere le qualità nell’anima delle persone di cui parla, renderanno la serata un evento indimenticabile per tutti i presenti, di rara bellezza. Vi presentiamo di seguito una sintesi del lungo racconto che ha molto entusiasmato i tanti giovani presenti ed emozionato gli adulti, tra le tante interpretazioni che ha regalato, le video clip proiettate e i tanti retroscena raccontati.


Carlo Verdone e gli esordi

Nel 1977 un mio amico inglese venne a trovarmi a Roma. Una sera aveva voglia di andare a vedere un concerto. Siccome in quel periodo non ve ne erano in programma, pensai di portarlo in un teatro off, tipico degli anni ’70, in cui si faceva sperimentazione, dove c’era un mio amico, Daniele Formica, che faceva il mimo. Lo spettacolo gli piacque, ma la bellezza di questo piccolo teatro stava nel fatto che, dopo lo spettacolo, si trasformava in ristorante. Rimanemmo a cena insieme ad altri amici e, mentre il mio amico inglese mangiava, io interpretavo una serie di personaggi. Il direttore del teatro mi ascoltava e alla fine mi disse “ma tu vuoi fare l’attore?”. Io risposi che non ci avevo mai pensato, anche se avevo fatto per due anni il burattinaio con la grande Maria Signorelli. “Con questi personaggi secondo me puoi fare qualcosa di interessante qui da noi, ti do tempo quindici giorni, provaci”, mi tentò lui. A casa ne parlai con mia madre, che è la persona a cui devo tutto, è stata sempre la mia fonte di incitamento. “Carlè provaci. Ci fai tanto ridere a tavola, sei bravo a scavare nell’anima dei personaggi, secondo me saprai anche creare un monologo molto interessante. Dai che ce la fai”, con grande enfasi mi incoraggiò. Dopo dieci giorni non ero riuscito ancora a scrivere niente. Una sera, poi,  mi scattò la paura, perché avevo già dato duecento mila lire di anticipo,  si dovevo pagare io per fare lo spettacolo, una cifra enorme per me. Mi venne in mente la voce di un parroco di un paesino dove io ho la campagna in Sabina, cominciai ad immaginarmi un ipotetico discorso agli sposi. Nacque così un personaggio che poi entrò a far parte anche di “Un sacco Bello”. A me non interessava fare l’imitatore tradizionale, io dovevo trovare l’anima del personaggio e il pubblico doveva essere messo in condizione di individuare il suo Dna. Iniziò così la mia carriera e ora se me lo ricordo vi faccio sentire quel monologo.

Sono seguiti oltre cinque minuti di applausi e risate.


Carlo e la sora Lella

Quando dovevo scegliere la nonna per “Bianco, rosso e Verdone”, Sergio Leone, che era il produttore, mi disse “guarda che non è facile trovare una che fa la nonna, so’ morte tutte quelle brave”. Abbiamo fatto tanti provini, ma furono tutti abbastanza disastrosi. Un bel giorno, al bar sotto casa mia, dico al barista Saverio, che è mio amico, “Mi serve tanto una vecchia che sia brava a recitare, chi ti viene in mente”. Lui mi rispose prontamente “secondo me c’è la sorella di Aldo Fabrizi che fa un programma alla radio qua vicino, sentila, ha un sacco di fans e fa ridere tanto”. Andai di corsa a casa, mi sintonizzai su Radio Lazio, e la sua comicità, il suo carattere, mi colpirono subito. A mezzogiorno tornai al bar da Saverio, dove lei tutti i giorni andava a fare un aperitivo. La incontrai, mi presentai e lei mi chiese “Carlo Verdone quell’attore nuovo?”, alla mia risposta affermativa disse “Me coglioni”.  “Sora Lè, io vorrei farle un provino” la incalzai e lei “un provino vero, ma per quale ruolo”?  “Da coprotagonista” le risposi e lei “Me coglioni” si meravigliò, incredula.

Chiamai Sergio Leone e lo informai, “No, nun va bene, quella c’ha trecento di colesterolo, ce more” quasi disperato mi manifestò il suo disappunto. Io, comunque, l’indomani gli feci il provino e lei fu fantastica, improvvisava pure. Sergio accettò con un “pijamola, ma si ce more annamo a perde tutte le giornate di lavoro”.  Fu la spina dorsale del film con un’interpretazione molto poetica. Cosa incredibile, grazie a “Bianco, rosso e Verdone” e ad “Acqua e sapone”, se tu parli con un giovane, oggi viene ricordata più lei che il grande Aldo Fabrizi.


Carlo e Pasquale Ametrano di “Bianco, rosso e Verdone”

Pasquale per tutto l’episodio a lui dedicato è stato muto. Improvvisamente, uscito da una cabina elettorale di una scuola di Matera, dove si era recato per votare, inizia a parlare, con un monologo ormai famosissimo, rivolgendosi verso gli scrutatori. Prima di girare questa scena il regista mi disse “ma non ti sei preparato niente”? Risposi “no, lasciatemi mezz’ora solo, in silenzio, per preparare il discorso”. Quando fui pronto uscii e dissi “dai motore e non fare domande che c’ho tutto in testa”. Alla fine del monologo scattò l’applauso di tutti gli attori che assistettero alla scena. Tentai di fare una seconda registrazione ma, a meno di metà, mi fermai perché sentii che avevo dato il massimo per la prima, ero distrutto.


Carlo e le sue attrici

Ad un regista deve colpire una cosa sola, il volto. Un viso che comunichi qualcosa. Sicuramente il temperamento nel suo privato è importante. Un’attrice che ha ironia, che è spiritosa, che ha verve e che ha un bel primo piano è molto probabile che tu ci possa lavorare nel migliore dei modi. Non è detto, però, che questo basti, abbiamo attrici di una normalità enorme che, però, quando recitano viene fuori una grande anima. Deve avere un'anima che trasmetta qualcosa al pubblico. Le attrici che hanno lavorato con me le ho esaltate nel migliore dei modi. Tutte hanno avuto dei premi. Eleonora Giorgi in Borotalco è stata una bella sorpresa, Margerita Buy la prima commedia l’ha fatta con me ed è stata un’attrice fondamentale con i tempi perfetti, Laura Morante, Stefania Rocca, Francesca Neri, Paola Cortellesi, Micaela Ramazzotti, Ilaria Pastorelli e Anna Foglietta che ha recitato per “Si vive una sola volta”, il film che uscirà a febbraio. Claudia Gerini l’ho lanciata io.


Carlo, Fellini e Alberto Sordi

Ho avuto la fortuna che mio padre fosse amico di Federico. Veniva spesso a casa nostra a cena. Si sentiva in famiglia. Era sempre molto eccitante ascoltare i suoi racconti. Un grande uomo, superiore come sensibilità. Non era soltanto un regista, ma anche uno scenografo, un truccatore, un costumista, un pittore, un profondo psicologo. Nei suoi film ha colto la psicologia degli italiani. Lui amava i suoi attori, non li giudicava, li presentava al pubblico. “I vitelloni” è un capolavoro assoluto. Già nello “Sceicco Bianco” aveva capito la grandezza di Sordi. Verso la fine non riusciva a capire più l’anima della società che stava cambiando e mi disse “te posso rompe li coglioni alle sette di mattina”? Tante mattine mi ha chiamato e mi ha fatto domande su domande, con grande malinconia. Alberto Sordi, invece, è stato un attore che io ho guardato da spettatore incantato. Non l’ho mai imitato, lo guardavo e capivo quanto era rivoluzionario. Sordi non ha e non avrà mai eredi, perché era una grande maschera e aveva un’anima sua tutta particolare. Ha soltanto spettatori incantati per la sua arte.


Carlo e la musica

La musica per me è la colonna sonora della mia vita quotidiana. Mia madre era diplomata in pianoforte a Santa Cecilia. I miei avevano un teatro al Parco dell’opera. Una sera portavano me ed una mio fratello ad assistere alle messinscena. Ne ho viste e ascoltate tante. Amo la buona musica rock, il buon blues, amo moderatamente un certo tipo di jazz e mi piace la musica classica. Il mio vero vizio nello spendere i soldi era comprare i dischi, prima, i CD, dopo, e i file ora. Ho una notevole collezione di dischi. La musica mi ha reso felice la mia giovinezza. Ho amato così tanto i più grandi cantanti e gruppi degli anni ’60 e ’70 che il destino ha fatto sì che io potessi conoscerli tutti di persona. Ho visto tutti i concerti più importanti che si potevano vedere all’epoca. Fino a ventitrè anni suonavo abbastanza bene la batteria, poi purtroppo l’ho venduta. Adesso, però, ne ho comprata un’altra e ho ripreso a suonarla insieme a mio figlio che è un bravissimo chitarrista. È stato emozionante per me suonare sul palco, a Roma, con artisti come Venditti, Jovanotti, Pino Daniele, Articolo 31, Lucio dalla, Stadio. Mi è piaciuto tanto anche fare la regia di Video Clip musicali, per i Negroamaro o per Celentano e Mina.


Carlo e la carriera

Sono quarantatré anni che sto lavorando, non mi sono mai sentito un protagonista arrivato, più che da protagonista io vivo da fan. A casa mia, davanti a un divano circolare, ci sono tante fotografie con tante dediche. Tutti miti assoluti. Vivo da ammiratore, da fan. È un voler dire grazie alle tante emozioni che mi hanno regalato.


Carlo e Amazon

Amazon mi ha messo sotto contratto e ha annunciato che nel 2021 vuole lavorare con me, produrrà una serie di dieci puntate con la Filmmauro di De Laurentis dal titolo “Vita da Carlo”. Carlo Verdone si aprirà al pubblico. Vorrei fosse una serie molto sincera, autentica, piena di risate e di non risate.  



Due ore di risate, applausi, concluse con una lunghissima standing ovation, non prima, però, di essere omaggiato con un riconoscimento dal Presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Catanzaro Vitaliano Corapi. Oltre ad essere un grande artista Verdone è, infatti, anche un Dottore in Farmacia perché ha ricevuto una laurea honoris causa dall’Università di Roma.

Una serata indimenticabile, i cui effetti si coglievano nei volti di giovani e adulti che lasciavano il teatro con una luce ed una letizia contagiosa.


Saverio Fontana  

Fotografia di Antonio Raffaele


Autore
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