Crediti fiscali fittizi, bufera su Massimo Cellino: «Sono la vittima»


La Guardia di Finanza perquisisce la sede del Brescia Calcio. Il presidente indagato per frode fiscale si difende: “Ignari, abbiamo agito in buona fede”
Brescia – È un fulmine a ciel sereno quello che ha colpito Massimo Cellino e il Brescia Calcio. L’ex patron delle Rondinelle è ufficialmente indagato dalla Procura di Brescia per frode fiscale e riciclaggio, nell’ambito di un’inchiesta che ruota attorno all’utilizzo di crediti d’imposta inesistenti. «Siamo vittime. Abbiamo acquistato quei crediti in buona fede», ha ribadito Cellino tramite il suo legale.
La Guardia di Finanza nella sede del club
La vicenda ha avuto un'accelerazione martedì mattina, quando i militari della Guardia di Finanza hanno perquisito la sede del Brescia Calcio. Gli inquirenti – i PM Benedetta Callea e Iacopo Berardi – stanno cercando di capire se Cellino fosse davvero all’oscuro dell’origine fraudolenta dei crediti, o se invece ne fosse consapevole. In tutto, le persone indagate nell’inchiesta sono 25.
L'acquisto dei crediti e i sospetti della Procura
Nel mirino degli inquirenti ci sono oltre 2 milioni di euro di crediti fiscali acquistati tra febbraio e aprile 2025 dal Gruppo Alfieri Spv, società sconosciuta fino a pochi mesi fa e priva di autorizzazioni per operare in questo ambito. Secondo la ricostruzione della Procura, il Brescia avrebbe acquistato i crediti a un prezzo scontato, circa 1,4 milioni di euro, per poi utilizzarli in compensazione di debiti fiscali tramite circa cinquanta modelli F24.
Ma i problemi non finiscono qui. La Gruppo Alfieri non risulta registrata tra le società veicolo di cartolarizzazione riconosciute dalla Banca d’Italia, e i crediti sarebbero stati generati da piccole SRL con capitali minimi e gravi anomalie fiscali. Inoltre, nessun contratto notarile né scrittura privata autenticata risulta essere stato sottoscritto tra le parti, come previsto dalla normativa.
Rapporti sospetti e studio commercialista nel mirino
Gli investigatori stanno anche approfondendo il ruolo dello Studio Gamba, lo studio associato che ha gestito le operazioni fiscali per il Brescia Calcio, ma che risulta connesso anche al Gruppo Alfieri. Un intreccio di relazioni che fa pensare a una struttura ben orchestrata per commercializzare crediti inesistenti, coinvolgendo società fantasma e soggetti compiacenti.
Le reazioni: Cellino si difende
Nel pomeriggio è arrivata la replica ufficiale del presidente Cellino. In un comunicato diramato dall’avvocato Giorgio Altieri, si legge che né Cellino né il Brescia Calcio erano a conoscenza della natura fraudolenta dei crediti. Anzi, viene ricordato come la società abbia presentato denuncia alla Procura il 20 maggio scorso, subito dopo aver ricevuto la contestazione dall’Agenzia delle Entrate.
«Il presidente Massimo Cellino e il Brescia Calcio sono del tutto ignari. Le compensazioni sono state effettuate in buona fede e con pagamenti regolari. Confidiamo che la nostra posizione sarà chiarita al più presto», si legge nel comunicato.
Le conseguenze sportive e giudiziarie
Oltre al fronte giudiziario, la vicenda ha avuto ripercussioni devastanti sul piano sportivo: l’utilizzo dei crediti fittizi ha causato una penalizzazione di quattro punti in classifica, condannando il Brescia alla retrocessione in Serie C. Una retrocessione che, secondo molti, ha rappresentato l’epilogo di una lunga crisi societaria e gestionale.
L’indagine è solo all’inizio, ma il rischio per Cellino è quello di vedersi coinvolto in un’inchiesta dai contorni sempre più ampi, che tocca diverse città italiane, tra cui Milano, Roma, Napoli, Benevento, Potenza e Taranto. (Giornale di Brescia)
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