Andiamo sulla Luna con i Daushasha, la band veneta esce dal fosso e si svela
Infooggi GrooveOn Calabria

Andiamo sulla Luna con i Daushasha, la band veneta esce dal fosso e si svela

giovedì 12 maggio, 2016

CATANZARO - Dopo l’album “Canzoni dal fosso” del 2013,i Daushasha sprigionano la loro carica folk/rock’n roll nel nuovo album “Luna”, otto brani danzanti e coinvolgenti per un “Luna tour 2016” ricco di sorprese. Curiosiamo un po’su di loro in quest’intervista corale alla band.[MORE]

Daushasha: un nome bizzarro quasi onomatopeico, come nasce?

Il nome è nato durante una delle prime prove con questo progetto, suonavamo ancora con la vecchia formazione rock senza violino e fisarmonica. La chitarrista aveva dei volumi molto alti e per farla abbassare durante una canzone le abbiamo urlato “Dai sbassa!” (“dai abbassa” in dialetto veneto), alla fine delle prove è venuta a chiederci perché le avessimo detto “daushasha”. Ci serviva un nome perché dopo pochi giorni ci avrebbero inserito nella locandina di quello che sarebbe stato il nostro primo concerto così da quel giorno siamo i Daushasha.

Un gruppo numeroso, ben sette, chi è il vero comandante della squadra?

Purtroppo e per fortuna ognuno di noi viene da esperienze musicali diverse per cui ogni elemento del gruppo è un vulcano di idee. Spesso queste idee sono discordanti tra di loro e a volte ce ne sono talmente tante in ballo che andiamo in confusione e lasciamo dei progetti in stand-by. Ognuno di noi ha un ruolo indispensabile all’interno della band, questo ci permette di mantenere l’equilibrio che siamo riusciti a guadagnare in questa avventura iniziata cinque anni fa. Per creare una buona atmosfera e per non accumulare stress è necessario che ogni elemento del gruppo abbia il comando di una parte del progetto, a volte ci scambiamo i compiti e invertiamo le parti per cui non si può dire che ci sia un comandante all’interno del gruppo.

Come amate definire la vostra musica?

Spesso negli eventi scriviamo solo “Folk’n’roll” che è un modo per fare capire al pubblico che siamo un gruppo folk molto allegro ed esplosivo. In effetti non inquadra appieno il nostro progetto e gli strumenti che usiamo quindi quasi sempre aggiungiamo che abbiamo forti influenze che provengono dal cantautorato italiano anni ’60 e dalla musica balcanica. Ultimamente abbiamo aggiunto alla scaletta delle pizziche per cui dovremo studiare una nuova definizione divertente.

Nel 2013 l’album d’esordio “Canzoni dal fosso”, cosa ha rappresentato per voi?

In “Canzoni dal fosso” abbiamo inserito tutto quello che avevamo creato e composto fino a quel momento, dai pezzi più recenti a quelli degli inizi nati come brani punk/rock o ska e poi convertiti in folk. Si può dire quindi che il nostro album d’esordio contenesse tutte le energie e le forze che avevamo impiegato fino a quel momento. Ha rappresentato un bel passo in avanti per noi perché ci ha dato la possibilità di essere più visibili e di fare ascoltare le nostre canzoni ad un pubblico vasto grazie anche a piattaforme come YouTube o Facebook. Dopo l’uscita di quel disco (prodotto dalla Officine Underground) siamo usciti come un “gruppo vero” con uno spettacolo ben strutturato e divertente e un disco molto bello che ci ha procurato ottime recensioni (siamo riusciti a vendere parecchie copie durante i live), date su palchi importanti e varie interviste radio. A dire la verità è stato un esame molto difficile e a spesso stressante da preparare ma l’abbiamo superato alla grande e ci ha dato grandi soddisfazioni.

Il titolo sembrerebbe esprimere il desiderio di recupero della musica dal basso, dal nascosto, quale messaggio avete voluto esprimere?

Il titolo ci è stato ispirato da un verso de “Il vino” di Piero Ciampi, in “Canzoni dal fosso” abbiamo inserito una nostra cover di questo pezzo. All’inizio la canzone recita “Com’è bello il vino/rosso rosso rosso/bianco è il mattino/sono dentro a un fosso/e in mezzo all’acqua sporca/godo queste stelle”. Questo passo ci ha fatto immaginare di passeggiare di sera per i campi delle nostre zone e di sentire la musica uscire da un fosso, cantata chitarra e voce da un romantico cantautore ubriaco disteso nel fosso. Questa atmosfera abbracciava pienamente i contenuti dei pezzi inseriti nel disco per cui abbiamo trovato il giusto nome per battezzare il cd.

In questa carriera è naturale l’ispirazione ad artisti del passato o del presente, chi è il vostro modello?

Diciamo che la particolarità del nostro progetto è data da una pluralità di influenze, siamo in sette ed ognuno di noi ha un diverso background musicale. Comunque ci sono dei modelli comuni a tutti noi che hanno accompagnato la nostra avventura musicale. Sicuramente la Bandabardò è il gruppo che più rappresenta un modello per noi, ovviamente la nostra formazione è diversa dalla loro e la loro bravura è inarrivabile però diciamo che spesso li prendiamo ad esempio. Un altro artista che rappresenta un modello comune è Fabrizio de Andrè, i suoi testi, il sound, gli arrangiamenti usati e le atmosfere che evoca sono per noi di grande ispirazione.

Tour e furgone rosso, quanto spirito di avventura c’è nelle vostre canzoni?

Sicuramente ce n’è molto! Spesso nei testi inventiamo delle storie in cui i protagonisti vivono particolari avventure. Inoltre penso che siamo coraggiosi a proporre questo tipo di testi, a volte non sappiamo che reazione potrà avere il pubblico perché sono contenuti inusuali per i contesti in cui suoniamo. A raccontare aneddoti da osteria o ad inventare personaggi alla de André si rischiano cattive reazioni da parte degli ascoltatori, tuttavia vediamo che durante i live il pubblico viene coinvolto dalle nostre atmosfere.

Il 15 aprile è uscito l’album “Luna”, cosa è cambiato nel vostro modo di fare musica?

Con “Luna” è cambiato il nostro approccio nella stesura degli arrangiamenti e nella composizione dei brani e delle strutture. Se l’album precedente conteneva pezzi nati con un’altra veste e poi convertiti in folk con questo nuovo disco abbiamo iniziato a creare i brani cercando un sound molto preciso sin dal principio. Logicamente l’esperienza acquisita dopo tre anni di live e sala prove ci ha fatti crescere molto rispetto al periodo di “Canzoni dal fosso”. La cura che abbiamo impiegato negli arrangiamenti, nei testi e nelle strutture penso abbia rappresentato un ottimo miglioramento.

Un’intro acustica di violino, fisarmonica e chitarra con “Preludio” che dà avvio alle altre 7 canzoni, perché questa scelta?

Con “Luna” è cambiato il nostro approccio nella stesura degli arrangiamenti e nella composizione dei brani e delle strutture. Se l’album precedente conteneva pezzi nati con un’altra veste e poi convertiti in folk con questo nuovo disco abbiamo iniziato a creare i brani cercando un sound molto preciso sin dal principio. Logicamente l’esperienza acquisita dopo tre anni di live e sala prove ci ha fatti crescere molto rispetto al periodo di “Canzoni dal fosso”. La cura che abbiamo impiegato negli arrangiamenti, nei testi e nelle strutture penso abbia rappresentato un ottimo miglioramento.

Il poemetto di Puskin “Cigany”(“Zingari”) rivive in “Luna abbraccia troppe stelle” e “Oci ciorne” riprende il testo del poeta e scrittore ucraino Èvgen Pavlovič Hrebinka , omaggio cultural-musicale o semplice sperimentalismo artistico?

Serena, la nostra cantante/chitarrista ha studiato russo per molti anni e avevamo già sperimentato in precedenza con la cover de “Il vino” il cantato in russo. Ci siamo accorti che il risultato era molto piacevole così abbiamo cercato un pezzo in cui riproporlo. In “Oci ciornie” abbiamo trovato un brano in cui anche il violino e la fisarmonica possono esprimersi al meglio omaggiando quella particolare cultura musicale.

Partendo dal titolo di una vostra canzone, chi è per voi l’artista senz’arte? E che rapporto c’è tra i due elementi?

Il protagonista di “Artista senz’arte” è un uomo che non ha paura di perdere tutto se questo gli permette di rimanere fedele alla propria passione, l’arte appunto. Decide di rifiutare un oneroso lavoro commissionatogli da un ricco signore perché si scontra con i propri principi. Spesso tra artista ed arte ci sono dei compromessi, soprattutto in campo musicale, però pensiamo che i veri artisti riescano sempre ad emozionare al di là del contesto in cui si trovano e trovino sempre il modo di far ascoltare la propria voce.

“Canzone clandestina”, la canzone oggi è clandestina o può ancora vivere allo scoperto e dire ciò che vuole?

Oggi più che mai si può dire ciò che si vuole in una canzone, veramente ci sono ben pochi freni e con le nuove tecnologie è molto facile anche creare della musica e diffonderla. Forse proprio a causa di questa facilità nel creare canzoni che portano messaggi di qualsiasi tipo, la canzone con la “c” maiuscola viene un po’ nascosta in mezzo alla massa del materiale che viene diffuso in rete. Ci sono meno filtri qualitativi e sicuramente spesso brani con un valore artistico altissimo passano quasi inosservati di fronte a tormentoni da milioni di visualizzazioni. In ogni caso la tecnologia è un ottimo mezzo a favore della musica e della canzone che oggi più che mai è libera di far sentire la propria voce.

Nel singolo“Il freno”, il tema della gelosia e del delirio emotivo degli amanti viene scandito ed esaltato dai ritmi ballabili e trascinanti e dal video simpaticamente horror. Non c’è un freno, ma tutto scorre molto veloce. A che velocità di spirito creativo è nato questo brano?

Il nucleo chitarra e voce di questo brano è nato in pochi minuti così come il testo. A volte ci si mette ad improvvisare qualcosa con la chitarra e ne esce subito qualcosa di buono, poi una cosa tira l’altra ed escono anche il testo e la struttura. In sala prove invece non è stato facile arrangiare questo pezzo, si prestava a velocità e ad arrangiamenti diversi e ci abbiamo messo mesi di prove e concerti prima di trovare la giusta formula. A volte la cosa più difficile è la scelta delle dinamiche, dei momenti in cui il pezzo deve esplodere e di quelli in cui invece deve avanzare sottovoce. Fortunatamente Damiano, il fonico del Ferrari Recording Studio, ci aiutati molto nella produzione del brano e alla fine siamo arrivati ad un risultato per noi molto soddisfacente.

Dal 1 aprile è partito il Luna tour, quali saranno le prossime tappe?

22/05 - Radio Sherwood (PD)
29/05 - Castelfranco Veneto, 42a festa del quartiere verdi (TV)
02/06 - Agriturismo dal Moro, Skei pai cei (Castelfranco Veneto - TV)
02/07 - Festa sul Sile, Quinto di Treviso
03/07 - Palio del Gran, Levada di Piombino Dese (PD)
17/07 - La Coperta Dischi Night, Camposampiero - Villa Campello (PD)
28/07 - Playa Loca, Castelfranco Veneto (TV)

Iolanda Raffaele
 

 

 

 


Autore
https://www.infooggi.it - Il Diritto Di Sapere

Entra nel nostro Canale Telegram!

Ricevi tutte le notizie in tempo reale direttamente sul tuo smartphone!

Esplora la categoria
Infooggi GrooveOn.