Don Pino Latelli: “Cosa imparare dal tempo della pandemia?”
Chiesa e Società Calabria Catanzaro

Don Pino Latelli: “Cosa imparare dal tempo della pandemia?”

martedì 28 aprile, 2020

LAMEZIA TERME 28 APR -  «Cosa possiamo imparare da questo tempo difficile della pandemia?».  È una delle tante domande che i fedeli  della Chiesa del Carmine  di Lamezia Terme  hanno rivolto  al loro parroco don Pino Latelli  desiderosi di ricevere una parola di conforto e di essere sostenuti nella fede in questo buio periodo carico di paura, angoscia sofferenza vivendo rintanati  nella propria casa per tentare di  contenere  il coronavirus.  «Stiamo vivendo – risponde il sacerdote -  un periodo  particolarmente drammatico che sta provocando in tutto il mondo sofferenze e morte. Da questa difficile esperienza, però,  possiamo imparare tante cose per poter vivere meglio il presente e porre le basi per il futuro in attesa che passi la bufera.

Mi auguro che  gli incontri quotidiani di preghiera e di riflessione, in un angolo della propria casa,   stiano diventando opportunità per riscoprire la propria interiorità e la propria fede che ci consente di mettere la vita nelle mani del Signore e della Madonna che, anche nei momenti più dolorosi, non ha mai perso la speranza. Significativi  sono stati  i vari momenti di preghiera comunitaria proposti dalla Chiesa italiana durante i quali si è levato forte al cielo il grido dell’umanità che, stretta in un unico grande abbraccio, ha chiesto al Signore la fine della pandemia.  Abbiamo così imparato, anche in quelle preziose circostanze, a non perdere mai la fiducia nella Divina Misericordia necessaria per guardare avanti con speranza perché siamo certi che Dio ci ama e non ci abbandona nella difficoltà e nelle sofferenze del presente.

In questo   periodo di prova per il mondo intero stiamo imparando ad interrogarci maggiormente su chi siamo, su dove veniamo e andiamo, su cosa vogliamo, sulla esigenza di operare una revisione della vita ora che abbiamo l’opportunità di guardarci allo specchio e riflettere sulla caducità e precarietà della condizione umana.  In questa drammatica situazione  ci siamo ritrovati improvvisamente a fare i conti  con la nostra debolezza, incertezza e vulnerabilità.  Uno sguardo più profondo nella nostra vita ci ha consentito di riconoscere la nostra fragilità, di aver finalmente preso coscienza che non siamo onnipotenti e di aver capito che abbiamo sbagliato tutto quando ci siamo intestarditi a voler costruire la nostra vita sulle sabbie mobili della superbia, dell’apparire, dell’egoismo, dell’odio, del guadagno, del potere.

La verità è che ora tutti abbiamo bisogno di  ritrovare la nostra umiltà per poter ripartire dalla fase 2 non solo dal punto di vista economico ma soprattutto dalla necessità di operare un reale cambiamento del nostro modo di essere nei rapporti con noi stessi, con gli altri e con la natura, sinceramente convinti di dover cambiare il nostro stile di vita: questo è davvero il tempo della conversione. Abbiamo perciò deciso di iniziare un nuovo cammino mettendo da parte la  nostra audacia,  la pretesa di prevedere e controllare tutto, il nostro delirio di grandezza, tornando ad essere “umani”, e spalancando il cuore a Dio nel quale credere, confidare e sperare.

In questo tempo del coronavirus tante famiglie stanno recuperando la bellezza e l’importanza della vita familiare, gli affetti e i rapporti familiari: i genitori parlano di più con i loro figli, ci si chiede come si sta, si fanno domande e ci si interessa degli altri.

Nel cuore di tante famiglie e di tante comunità sta nascendo qualcosa di molto bello: infatti la speranza di un mondo migliore si sta già realizzando in questi giorni attraverso concreti gesti di solidarietà e di aiuto vicendevole. Abbiamo imparato che, per uscire da tempi così difficili, c’è bisogno della collaborazione e della corresponsabilità di tutti e di ciascuno ed è necessario che ognuno lavori seriamente dando  il meglio di sé stesso, anche nel proprio piccolo, per il bene di tutta la Comunità. Ci aspettano giorni difficili, ma con l’aiuto del Signore, che continuerà ad accompagnarci, stiamo imparando sin d’ora ad essere umani e solidali nel costruire relazioni di prossimità con le persone nel segno dell’amore, della solidarietà e della fratellanza.

E’ necessario continuare su questa strada facendo sentire la nostra vicinanza alle persone più sole e più indifese che hanno bisogno di essere sostenute. Coscienti che c’è bisogno di vicinanza e di ascolto, impariamo che, a volte, basta una telefonata per dare ad una persona o a delle famiglie conforto e coraggio in questo momento così difficile.

L’impegno della carità verso i più deboli, i più fragili, verso quelli che maggiormente sono colpiti da questa immane tragedia, ci consentirà di dare una bella testimonianza di misericordia, di vicinanza e di comunione. Impariamo – conclude don Pino – a convincerci che questo brutto momento passerà e che, se facciamo tesoro di questa drammatica esperienza, si realizzerà in noi qualcosa di molto bello perché certamente ne usciremo diversi e, speriamo, rinnovati e migliori. Stiamo attraversando  un tempo silenzioso e di sofferenza da vivere con lo sguardo sereno verso il  Cielo sicuri che, come afferma il poeta libanese Khalil Gibram “nulla impedirà al sole di sorgere ancora, nemmeno la notte più buia,  perché oltre la nera cortina della notte, c’è un’alba che ci aspetta».

Lina Latelli Nucifero

Foto: Don Pino Latelli


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