Marino, "il pd mi ha deluso: chi mi ha accoltellato ha un unico mandante"
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Marino, "il pd mi ha deluso: chi mi ha accoltellato ha un unico mandante"

sabato 31 ottobre, 2015

ROMA, 31 OTTOBRE 2015 - “Mi hanno accoltellato in 26 e c'è un unico mandante”. Così Ignazio Marino ha commentato la decisione del consiglio comunale e della giunta di ritirargli l’appoggio, sancendo, di fatto, la fine del suo mandato come sindaco di Roma.

“Per me è molto rilevante poter fare queste comunicazioni e alcune riflessioni”, ha continuato Marino “La crisi politica che si è aperta al Comune auspicavo si potesse chiudere nell'aula per spiegare con dibattito chiaro e trasparente cosa stesse accadendo. Avrei chiesto la fiducia a viso aperto, avrei chiesto di continuare a servire le istituzioni e non a servirsi delle istituzioni per i propri vantaggi. Avrei chiesto di fare quello che crediamo giusto e non quello che sembra convenire di più a qualcuno in un determinato momento. Invece si è preferito andare dal notaio, segno di politica che discute e decide fuori da sedi democratiche”. [MORE]

La scelta dei consiglieri di dimettersi, secondo Marino, non sarebbe altro che l’espressione di una volontà di obbedire ad un potere più grande, ad una “decisione presa altrove” e a cui la giunta si sarebbe “sottomessa”.

Marino ha anche passato in rassegna le riforme attuate negli anni come sindaco: “I conti sono in ordine, Roma è tornata ad essere virtuosa. Abbiamo chiuso il capitolo Parentopoli, abbiamo sbarrato le porte al malaffare. Abbiamo aperto la metropolitana C che non si sapeva in quale anno avrebbe funzionato, abbiamo evitato il fallimento dell'Atac e stavamo lavorando un nuovo assetto societario, per i trasporti è necessario un investimento regionale e nazionale, le rotaie non sono sostituite da anni. Abbiamo sbarrato la strada al malaffare”, ha spiegato.

Vorrei sapere tuttavia quali sono gli errori che mi si rimproverano”, ha continuato. “Quali di queste scelte non vanno più bene. In aula avrei ascoltato, come si fa in una democrazia, che è una parola importante, il bene supremo della nostra comunità. Avrei risposto punto per punto, com'è dovere di un sindaco eletto. Avrei parlato al Pd, un partito che ho voluto, fondato, per il quale ho corso nel 2009 per la segreteria nazionale e che oggi più mi ha deluso per il comportamento dei suoi dirigenti, perché ha rinunciato alla democrazia tradendo il suo stesso nome e ciò che ha nel suo dna. Dal notaio si va per vendere qualcosa”.

“Quando un familiare ti accoltella, dopo pensi: ma è stato un gesto inconsulto o premeditato? Io questa riflessione non l'ho ancora fatta”, ha aggiunto. Il bersaglio, ancora una volta, resta il premier Matteo Renzi: “Non ho avuto assolutamente nessun rapporto turbolento col presidente del Consiglio. Nell'ultimo anno non ho avuto nessun rapporto” con lui, ha detto.

Ma la replica di Renzi non tarda ad arrivare: “Marino non è vittima di una congiura di palazzo, ma un sindaco che ha perso contatto con la sua città, con la sua gente. Al Pd interessa Roma, non le ambizioni di un singolo, anche se sindaco. E per questo faremo di tutto per fare del Giubileo con Roma ciò che è stato l'Expo per Milano. Questa pagina si è chiusa, ora basta polemiche, tutti al lavoro”, ha ribadito Renzi commentando la scelta del prefetto di Milano come nuovo commissario di Roma per l’anno del Giubileo.

È proprio al nuovo commissario che si rivolge il congedo di Marino come primo cittadino di Roma: “Ringrazio chi, votandomi, ha deciso di dare inizio a una stagione di grandi cambiamenti. Ringrazio gli assessori, ringrazio i presidenti di municipio. Auguro anche buon lavoro al commissario che verrà, di lavoro ne avrà tanto. Credo che il segno che lasciamo sia un segno profondo. Spero che non si torni indietro, non è in gioco il futuro di Ignazio Marino, è in gioco il futuro di Roma. Si può uccidere una squadra ma non si possono fermare le idee”.

(foto:danielemartinelli.it)

Sara Svolacchia


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