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Multe da Autovelox Illegittime: perché oggi tutti i ricorsi possono essere accolti

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Multe da Autovelox Illegittime: perché oggi tutti i ricorsi possono essere accolti
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Un vuoto normativo lungo oltre 30 anni mette in discussione la validità delle multe in Italia

In Italia, da oltre trent'anni, migliaia di autovelox operano in assenza di una procedura legale fondamentale: l'omologazione. Nonostante l’approvazione dei dispositivi da parte del Ministero delle Infrastrutture, la mancata definizione della procedura di omologazione li rende illegittimi. A dirlo non sono solo gli avvocati esperti in diritto stradale, ma anche la Corte di Cassazione, con due sentenze che stanno generando un vero terremoto giudiziario.

Cosa dice il Codice della Strada: il nodo dell’omologazione

Il Codice della Strada, approvato nel 1992, stabilisce già all’articolo 45, comma 6, che le apparecchiature di rilevamento della velocità devono essere sottoposte ad approvazione o omologazione. L’articolo 142 rafforza il concetto: solo i dispositivi debitamente omologati possono fornire prove valide di infrazione.

La differenza è sostanziale. L’approvazione attesta che un dispositivo può teoricamente essere usato per rilevare la velocità. L’omologazione, invece, certifica tramite prove tecniche che quel dispositivo funziona in modo corretto, preciso e conforme agli standard costruttivi. Il problema? In oltre trent’anni, non è mai stata definita una procedura per l’omologazione, rendendo di fatto nullo l’intero impianto sanzionatorio.

La legge del 2024 e il decreto ritirato: l'occasione mancata

Nel novembre 2024, la Legge 177 ha provato a intervenire, ma senza introdurre la tanto attesa normativa sull’omologazione degli autovelox. Un’occasione persa, evidenziata già ad aprile dalla sentenza della Cassazione n. 10505: se il dispositivo non è omologato, la multa è illegittima.

Il Governo ha allora cercato di correre ai ripari con un decreto attuativo, che per la prima volta avrebbe dovuto regolamentare l’omologazione tramite un allegato tecnico. Tuttavia, il 21 marzo 2025, a fronte delle criticità emerse, l’esecutivo ha scelto di ritirare il provvedimento, lasciando la situazione nel caos più totale.

La norma transitoria del decreto (mai entrato in vigore) avrebbe "sanato" solo i dispositivi approvati dopo il 13 giugno 2017. Ma la maggior parte degli autovelox in uso oggi—86 su 100 modelli—risalgono a prima di quella data e non risultano omologabili neppure d’ufficio. Il risultato? Il rischio concreto che tutte le multe siano annullabili.

Le sentenze decisive: via libera ai ricorsi contro gli autovelox

Il 21 maggio 2025, la Corte di Cassazione ha emesso due sentenze di portata storica:

  • Sentenza 13996: dichiara illegittimo ogni verbale fondato su un dispositivo solo approvato ma non omologato.
  • Sentenza 13997: va oltre, affermando che se nel verbale si attesta falsamente l’omologazione dell’autovelox, si può agire con querela per falso contro l’agente che ha redatto il verbale.

Questa seconda pronuncia spalanca la porta non solo a ricorsi amministrativi, ma anche ad azioni penali, configurando uno scenario senza precedenti. In pratica, chi contesta una multa ha oggi elevate possibilità di vittoria, anche con doppio canale: ricorso + querela.

Conclusione: Italia senza autovelox legittimi? Il caos è servito

A oggi, migliaia di autovelox installati sulle strade italiane non rispettano i requisiti di legge, poiché mai omologati. In assenza di un intervento normativo chiaro, il rischio concreto è quello di un effetto domino legale: ogni automobilista multato può ottenere l’annullamento della sanzione semplicemente presentando ricorso.

Le pronunce della Cassazione hanno confermato un vuoto normativo che dura da oltre tre decenni, e che ora rischia di travolgere enti locali, comuni e forze di polizia municipale. Fino a quando non verrà introdotta una norma chiara e applicabile, le multe da autovelox restano in bilico, e i ricorsi sono destinati ad aumentare.

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Scritto da Redazione

Giornalista di InfoOggi

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