Traviata da record, al Lirico di Cagliari oltre 17 mila spettatori per l'opera di Verdi
Cultura e Spettacolo Sardegna

Traviata da record, al Lirico di Cagliari oltre 17 mila spettatori per l'opera di Verdi

mercoledì 19 novembre, 2014

CAGLIARI, 19 NOVEMBRE 2014 - Sono ancora numeri da record quelli del Lirico di Cagliari, che con La Traviata, in scena per nove date, dal sette al sedici novembre, ha superato le diciassettemila presenze, con un incasso di oltre duecentottantamila euro.

Un’altra grande soddisfazione per la Fondazione Teatro Lirico di Cagliari che, sotto la guida del sovrintendente Mauro Meli, è balzata al terzo posto nella classifica nazionale stilata in base al numero di abbonamenti, superata soltanto dal Teatro Regio di Torino e da La Scala di Milano. [MORE]

Il successo cagliaritano dimostra anche che la Traviata può essere ritenuta, senza ombra di dubbio, una delle messe in scena più amate dal pubblico. Melodramma in tre atti ispirato alla celeberrima Signora delle Camelie, capolavoro di Alexandre Dumas figlio, venne musicato da Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave e fece il suo debutto a La Fenice di Venezia il 6 marzo 1853. Il soggetto scelto era contemporaneo di Verdi, che del resto, alcuni anni prima, aveva vissuto a Parigi per lavorare alla sua Jerusalem e dunque conosceva bene l’ambiente. Come hanno voluto sottolineare anche Karl-Ernst e Ursel Herrmann, a cui è stata affidata la regia dell’opera al Lirico di Cagliari, la scelta operata dal compositore italiano non fu casuale, ma bensì si trattò di una vera e propria provocazione indirizzata ai benpensanti dell’epoca. Raccontare la vita di una cortigiana di alto bordo, per giunta malata di tubercolosi, era di certo un rischio che sarebbe potuto costare caro al musicista italiano, ma tale elezione poteva essere motivata con una lettura in chiave autobiografica, poiché il compositore non era sposato con la donna con cui conviveva, e per questa ragione era spesso oggetto di critiche da parte dei suoi coevi.

Il pubblico, che ha gremito tutti i settori del Lirico, non ha nascosto il proprio coinvolgimento nel corso dell’intera opera. Dalle prime soavi note della overture suonate dall’orchestra, magistralmente condotta dal maestro concertatore Donato Renzetti, alla conclusione del terzo atto, gli spettatori non hanno risparmiato applausi e complimenti agli attori in scena. Ad affascinare i presenti sono stati di certo anche i raffinati allestimenti; soprattutto nel primo atto, infatti, l’aria di festa che si respirava nella fastosa casa parigina di Violetta ha consentito allo spettatore di sentirsi quasi un invitato a uno di quei gioiosi incontri che la borghesia parigina di metà Ottocento era solita organizzare. Ma se il primo atto era dominato dalla spensieratezza propria di un mondo superficiale, di cui la protagonista era parte integrante, nel primo quadro del secondo atto, ambientato nella casa di campagna di Alfredo e Violetta, l’atmosfera diviene più intima e sobria, e gli spazi sono caratterizzati da linee più squadrate ed essenziali e da colori freddi tipici della stagione invernale. Il secondo quadro, invece, conduce nuovamente lo spettatore innanzi alla mondanità parigina, dove Flora e gli altri ospiti borghesi, tra un banchetto e una puntata al tavolo da gioco, assistono a spettacoli di donne e uomini mascherati da zingarelle e mattatori. Ed è proprio in questo ambiente movimentato che avviene il drammatico scontro tra Alfredo e Violetta, un litigio che separerà i due, destinati però a ricongiungersi nel tragico finale raccontato nel terzo atto. In un primo momento, la donna, ormai nel suo letto di morte, perdona Giorgio Germont, che li aveva separati, e si illude di guarire e di poter vivere un roseo futuro con il suo amore ritrovato, ma il male che la affligge avrà la meglio e la trasformerà in una martire. In conclusione, dunque, benché i personaggi siano dodici, i ruoli fondamentali sono soltanto tre: il soprano Violetta (Irina Lungu/Jessica Nuccio), protagonista indiscussa; il tenore Alfredo (Francesco Demuro/Danilo Formaggia), giovane di buona famiglia che crede nella scomoda storia d’amore con Violetta; il padre di lui, baritono (Vittorio Vitelli/Dario Solari), l’antagonista, che convinto di agire per il bene del proprio figlio, costringe Violetta a lasciarlo e fuggire via, salvo poi comprendere il proprio sbaglio e chiederle perdono.

Alla fine dello spettacolo, sono proprio i due amanti, Irina Lungu e il sardo Francesco Demuro, ad essere applauditissimi dagli spettatori in sala, positivamente colpiti dalle loro performance.

I prossimi appuntamenti della stagione sono con Lo Schiaccianoci di Pëtr Il’ič Čajkovskij, in programma dal ventidue al trenta novembre.

(Foto di Priamo Tolu)

Vanna Chessa


Autore
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