Gaza in Emergenza: carestia di massa e attacchi a civili in cerca di aiuti
Una crisi umanitaria senza precedenti nella Striscia di Gaza
La Striscia di Gaza sta affrontando una delle peggiori crisi umanitarie della sua storia recente. Oltre 100 organizzazioni non governative internazionali – tra cui Medici Senza Frontiere, Amnesty International, Oxfam e Caritas – hanno lanciato un appello congiunto per denunciare una carestia di massa in rapida diffusione, accompagnata da un’escalation di violenza contro i civili in cerca di aiuti umanitari.
Oltre mille morti in fila per il cibo: i numeri del dramma
Secondo le ONG, in soli due mesi oltre 1.000 civili sarebbero stati uccisi mentre cercavano cibo, e 33 persone sarebbero morte di fame in appena due giorni. A peggiorare la situazione, le restrizioni imposte all’ingresso degli aiuti umanitari aggravano la carenza di beni di prima necessità. Fuori e dentro Gaza, tonnellate di cibo e medicinali restano bloccate, mentre le ONG denunciano l’impossibilità di distribuirle a chi ne ha bisogno.
Attacchi israeliani: almeno 63 morti in 24 ore, tra cui 26 civili in cerca di aiuto
Fonti mediche locali riportano che nella sola giornata del 22 luglio almeno 63 palestinesi sono stati uccisi a seguito di attacchi israeliani. Tra le vittime, 26 persone si trovavano nei pressi di centri di distribuzione degli aiuti. Da inizio conflitto, il bilancio secondo il Ministero della Sanità di Gaza parla di oltre 59.000 morti e 142.000 feriti, con donne e bambini che rappresentano più della metà delle vittime.
Bambini morti di fame: il grido d’allarme degli ospedali
Un ospedale di Gaza ha comunicato che in appena 72 ore 21 bambini sono morti per fame o malnutrizione grave. Si moltiplicano i casi di cedimento degli organi tra la popolazione sfollata, in particolare tra minori e anziani, come segnalato dal dottor Suhaib Al-Hams, responsabile dell'ospedale da campo di Al-Mawasi.
Reporter a rischio: l’appello dell’AFP per i freelance di Gaza
Anche i giornalisti freelance dell’Agence France-Presse (AFP) rischiano la vita, non più solo per le bombe ma per la fame. Tra loro, Bashar, fotografo trentenne, ha scritto sui social di non riuscire più a lavorare a causa della debolezza fisica. Suo fratello è morto di fame pochi giorni fa. L’AFP denuncia che sempre più operatori sono fisicamente incapaci di documentare quanto accade, mentre oltre 300 giornalisti sarebbero stati uccisi dall’inizio del conflitto.
ONU e UE: “Inaccettabile uccidere civili in cerca di cibo”
Le istituzioni internazionali condannano con forza gli attacchi. L’Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha accusato l’esercito israeliano di aver ucciso oltre 1.000 civili dall’inizio dell’emergenza umanitaria, sottolineando che colpire persone in fila per ricevere aiuti è un crimine indifendibile. Anche l’Unione Europea ha chiesto l’apertura immediata di tutti i varchi e il cessate il fuoco, affinché gli aiuti possano finalmente raggiungere chi ne ha urgente bisogno.
Diplomazia in movimento: colloqui USA-OLP per fermare la guerra
In Cisgiordania si è tenuto un incontro tra Mike Huckabee, ambasciatore americano in Israele, e Hussein al-Sheikh, vicepresidente dell’OLP. Al centro del dialogo, la ricerca di soluzioni per fermare la guerra, liberare gli ostaggi e affrontare la grave crisi economica e umanitaria che colpisce anche la Cisgiordania. Huckabee – figura chiave della destra cristiana americana – ha sorpreso molti chiedendo un’indagine sull’omicidio del cittadino palestinese-americano Saif Mussallet, ucciso da coloni israeliani.
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