Entra nel nostro Canale Telegram!
Ricevi tutte le notizie in tempo reale direttamente sul tuo smartphone!
11 OTTOBRE 2015 - L’associazione italiana turismo responsabile elaborò proprio nell’ottobre di dieci anni fa ( il giorno 9 ottobre 2005 ) una illuminata definizione di cosa fosse il “turismo responsabile”. Il "battesimo" della definizione avvenne a Cervia, luogo simbolo dell'ospitalità turistica romagnola.
Di strada da allora ne è stata fatta tanta. Il turismo dei “travellers” , viaggiatori organizzati o giramondo “fai da te” dei giorni nostri è ben lontano dal viaggiare dei secoli passati. Nel secolo ventunesimo il turismo è divenuto una vera e propria attività produttiva. Il viaggio a scopo ricreativo ha da tempo superato il viaggio per dovere.
La cosiddetta industria turistica corre il rischio di divenire qualcosa di invasivo per territori e genti quasi alla pari di altre famigerate tipologie produttive. Negli ultimi tempi, fortunatamente, accanto al termine turismo hanno fatto la loro comparsa aggettivi rassicuranti a far compagnia a “responsabile”, quali consapevole, critico, sostenibile, ad esempio.[MORE]
Solo un’operazione di facciata? No, per fortuna, nella maggioranza dei casi. Si sta infatti diffondendo tra i viaggiatori e gli operatori turistici una maggiore attenzione a un tipo di sensibilità un tempo marginale. Responsabilità e sostenibilità, nel turismo, possono significare tante cose.
L’Associazione italiana del Turismo Responsabile, ora come dieci anni fa, ne dà questa definizione: “ E’ il turismo attuato secondo principi di giustizia sociale ed economica e nel pieno rispetto dell’ambiente e delle culture. Il turismo responsabile riconosce la centralità della comunità locale ospitante e il suo diritto a essere protagonista nello sviluppo turistico sostenibile e socialmente responsabile del proprio territorio. Opera favorendo la positiva interazione tra industria del turismo, comunità locali e viaggiatori”.
testo e foto di Raffaele Basile