Lo Scudetto tricolore: Napoli campione d'Italia, terzo trionfo nella storia! "Morto il 26enne ferito"
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Lo Scudetto tricolore: Napoli campione d'Italia, terzo trionfo nella storia! "Morto il 26enne ferito"

venerdì 5 maggio, 2023

Napoli campione d'Italia 1-1 in casa dell'Udinese, la squadra di Spalletti vince il suo terzo scudetto Serie A: Udinese-Napoli 1-1

Pareggiando 1-1 in casa dell'Udinese il Napoli è campione d'Italia a cinque giornate dal termine. Al gol di Lovric nel primo tempo ha risposto ad inizio ripresa Victor Osimhen. Il gol del pareggio che ha significato la matematica certezza della vittoria dello scudetto e la festa dei tifosi napoletani.

Scontri si sono verificati in campo quando alcune decine di tifosi dell'Udinese sono scesi in campo dove era in corso una pacifica invasione di campo da parte dei tifosi del Napoli. Dopo qualche scaramuccia con i supporter azzurri che si sono ritirati e l'azione delle forze dell'ordine, la situazione è tornata lentamente alla normalità.

Nella notte una persona è morta a Napoli e altre 6 persone sono rimaste ferite durante i festeggiamenti. Secondo quanto apprende l'ANSA, un 26enne è morto in seguito a un colpo di arma da fuoco. Altre tre persone sono rimaste ferite da colpi d'arma da fuoco e tre dall'esplosione di petardi. Questi ultimi, tutti feriti alle mani, sono stati ricoverati al Vecchio Pellegrini.

Il momento è arrivato, il Napoli è campione d'Italia per la terza volta nella sua storia. Il Friuli, pur se quasi tutto addobbato d'azzurro, non è il Maradona, ma va bene lo stesso, perchè finalmente la vera festa per lo scudetto può finalmente cominciare. Il Napoli è dovuto arrivare fino a Udine per mettere il sigillo ad una stagione mirabolante, straordinaria, conquistando contro l'Udinese, e non senza fatica, il punto decisivo, a cinque giornate dal termine. La rete a inizio ripresa di Osimhen - e chi se no? - ha annullato quella nel primo tempo di Lovric e ha messo fine alla spasmodica attesa per l'inizio delle celebrazioni e dal Nord Est alla Campania, ma anche in tutta l'Italia dove c'è un cuore azzurro. Il fischio finale ha aperto il sipario su una notte indimenticabile, che sarà comunque il prologo di un programma di festeggiamenti che culminerà il 4 giugno, con l'ultima giornata di campionato. Dopo aver mancato il match point domenica scorsa contro la Salernitana, che avrebbe regalato alla squadra di Luciano Spalletti il primato assoluto di laurearsi campione con sei giornate d'anticipo, il Napoli ha rischiato anche alla Dacia Arena di dover rimandare ancora l'appuntamento con lo storico traguardo che si è costruito con una stagione eccezionale per qualità del gioco, continuità e furore agonistico, che non poteva non lasciare qualche strascico.

Per saltare l'ultimo ostacolo, Spalletti ha messo in campo la squadra migliore possibile, considerate anche le assenze di Mario Rui e Politano, con Ndombele titolare a centrocampo al posto di Zielinski ed Elmas schierato in attacco con i fuoriclasse Osimhen e Kvaratskhelia. In un copione prevedibile, con gli azzurri in costante controllo del gioco e l'Udinese molto coperta, Osimehn è stato subito tra i più attivi, ma alla prima occasione a sbloccare il risultato sono stati i bianconeri, al 13', con Lovric lasciato libero in area di mirare e centrare la porta alla sinistra Meret. Dopo un momento di sbandamento, il Napoli si è rigettato in avanti e sè è quasi procurato un rigore con Kvara per un contrasto giudicato però regolare da Abisso e dal check al Var. Sotto la spinta della stragrande maggioranza dei 25mila tifosi, senza contare i 50mila al Maradona, gelati dalla rete di Lovric, gli azzurri hanno ancora aumentato il possesso palla, ma senza creare vere occasioni ed è stato piuttosto Lovric a mettere ancora in difficoltà Meret con un tiro da fuori area. Nella ripresa, Spalletti ha aspettato prima di modificare qualcosa, dando fiducia ai suoi e ha avuto ragione. Al 7', in un'azione finalmente degna del miglior Napoli, i due trascinatori della squadra hanno messo insieme la rete del pareggio: un tiro di Kvaratskhelia respinto da Silvestri ha offerto l'occasione a Osimhen per la sua 22/a rete in campionato.

Il gol del nigeriano ha dissipato le nubi del dubbio, della paura, facendo esplodere la Dacia Arena, e di riflesso il Maradona, in un boato continuo durato minuti, con decine di fumogeni stati accesi e centinaia di bandiere sventolanti. La partita è continuata, ma la cronaca si è fermata lì, lasciando spazio alla storia, alla gloria per il condottiero Spalletti e la sua squadra, che si affianca a leggende come il grande Torino del 1948, proprio nel giorno del ricordo della tragedia di Superga nel 1949 e la Fiorentina 1956, e poi all'Inter 2007 e alla Juventus 2019, le sole finora a vincere lo scudetto a cinque giornate dal termine. Immediata è stata l'invasione di campo, con i calciatori e il tecnico travolti da una folla festante. Da 33 anni si aspettava questo momento, anche nel nome e nel ricordo di Diego Armando Maradona.

Aggiornamento

Morto uno dei feriti a colpi d'arma da fuoco Aveva 26 anni È morta una delle quattro persone ferite a Napoli da colpi d'arma da fuoco durante i festeggiamenti per lo scudetto.

Lo si apprende dalla Polizia. Si tratta di un giovane di 26 anni che era stato ricoverato all'ospedale Cardarelli in gravi condizioni. La dinamica è in corso d'accertamento.



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