Mercoledi della seconda settimana di Quaresima: Il più grande tra voi sia il servo di tutti
Parola e Fede Lazio

Mercoledi della seconda settimana di Quaresima: Il più grande tra voi sia il servo di tutti

mercoledì 15 marzo, 2017

 Per la prima volta in questo tempo di Quaresima, Gesù dice apertamente ai suoi discepoli cosa avverrà a Gerusalemme. Lui non vuoi che i suoi seguaci perdano di vista il fine di questo viaggio. A volte anche noi siamo così: facciamo delle cose ma perdiamo il fine per cui le facciamo. Se perdiamo, o smarriamo il fine, smarriamo e perdiamo anche il vero significato della nostra vita. Qual è il fine per cui Gesù sta salendo a Gerusalemme?[MORE]


Ecco, noi stiamo salendo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi, che lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché sia schernito e flagellato e crocifisso; ma il terzo giorno risusciterà.


Prima verità: questa salita a Gerusalemme è l’ultima della sua vita. Non ce ne saranno altre.
Seconda verità: Gesù in Gerusalemme sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi e questi lo condanneranno a morte.


La sentenza di morte nei confronti di Gesù sarà emessa dai capi del suo popolo, come sarà anche un figlio del suo popolo a consegnarlo nelle mani dei sommi sacerdoti e degli scribi. La morte, però non è l’ultima parola su di Lui. La parola definitiva su di Lui sarà la nuova vita. Di questo si devono sempre ricordare i suoi discepoli. Questa verità deve essere nel centro del loro cuore e della loro mente. In questa verità è il loro presente, ma anche il loro futuro. Questa verità sarà la loro salvezza e la salvezza del mondo intero. Ora non comprendono. Ora è però giusto che loro sappiano ciò che li attende in Gerusalemme.


Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli, e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: Che cosa vuoi? Gli rispose: Dì che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno. Rispose Gesù: Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere? Gli dicono: Lo possiamo.


Avviene qualcosa di particolare. La madre dei figli di Zebedeo, cioè di Giacomo e Giovanni che si prostra dinanzi a Cristo Gesù per chiedergli qualcosa. Gesù sa ascoltare ogni richiesta. Ad ogni richiesta risponde però sempre secondo la verità che sgorga dalla purissima conoscenza della volontà del Padre.
Gesù però rivolge loro questa domanda: “Potete bere il calice che io sto per bere?”. Non sappiamo cosa abbiano loro compreso. Gesù si riferisce alla crocifissione, alla morte cruenta sulla croce. La loro risposta è affermativa: loro possono bere il calice che Gesù sta per bere.


Ed egli soggiunse: Il mio calice lo berrete; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio.


Gesù conferma il loro martirio, anche se quello di Giacomo fu cruento, mentre quello di Giovanni fu nell’anima e nello spirito, a causa delle infinite persecuzioni subite a causa del nome di Cristo Gesù Loro possono bere il calice del martirio, perché questa è vocazione generale di ogni discepolo di Gesù. Il martirio è condizione universale del Vangelo.
I posti, le cariche, le mansioni, i ministeri questi non appartengono alla vocazione generale. Tutte queste cose sono stabilite e preparate dal Padre celeste.


Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con i due fratelli;


Lo sdegno è generato dal pensiero secondo il quale i due fratelli non sono stati leali con loro. Infatti mai si potrà parlare di lealtà quando uno cerca di accaparrarsi la benevolenza di chi sta sopra di lui al fine di trarne un beneficio spesso maturato sulla non considerazione o sulla “ignoranza degli altri”.
Questo è il loro ragionare alla maniera umana. Gesù vuole che essi si elevino nel ragionamento. Vuole che si abituino a guardare in alto, a vedere ogni cosa sempre in Dio e secondo Dio.


ma Gesù, chiamatili a sé, disse: I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti.


Nel regno dei cieli invece vige la legge opposta. Chi vuole essere sopra gli altri, chi vuole essere il primo, deve farsi il servo di tutti. Il primo è per servire tutti, indistintamente.
Nei regni delle nazioni i primi sono per essere serviti da tutti. Nel regno dei cieli i primi sono per servire tutti. Nei regni delle nazioni è primo chi comanda. Nel regno dei cieli è primo chi serve.
Con questa regola di purissimo servizio finiscono per sempre le gelosie, le invidie, le contese, gli scismi, le separazioni, i contrasti, i dissidi, ogni altro alterco tra persona e persona. Se queste cose avvengono è segno che non si vuole essere i primi secondo il regno di Dio, bensì secondo le regole dei regni delle nazioni e dei loro capi.


Gesù è stato il primo sulla croce. Solo Lui è morto per i peccati del mondo. Solo Lui ci ha servito fino alla morte e alla morte di croce. Solo Lui si è addossato le nostre infermità ed ha preso su di Sé i peccati della moltitudine.


Don Francesco Cristofaro


Autore
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