Mons. Vincenzo Bertolone, Liturgia della Passione e morte del Signore
Societa' Calabria

Mons. Vincenzo Bertolone, Liturgia della Passione e morte del Signore

venerdì 3 aprile, 2015

 Sorelle e fratelli carissimi,
1. Nei giorni di venerdì e sabato prepasquali la liturgia, per antichissima tradizione, non prevede l'Eucaristia quasi per materializzare il dolore e il lutto di tutta la Chiesa di fronte al corpo esamine di Gesù, che è stato immolato sull’altare della Croce e che noi abbiamo portato in processione. Ma, proprio davanti al crocifisso,“comprendiamo” la luce e la misericordia che provengono dalla Via crucis: su quel legno, infatti, vi è colui il cui “nome è al di sopra di ogni nome”; viene crocifisso il Dio-con-noi, che si è liberamente “annichilito” per liberarci dai peccati e dal male. Gesù non è soltanto uomo, ma il Figlio glorioso di Dio. Crediamo davvero in lui e, soprattutto, cerchiamo di essere coerenti con la nostra esistenza a questa fede? Crediamo davvero che noi siamo stati guariti per le sue piaghe? [MORE]


2.Lo percuotiamo noi, sorelle e fratelli, con le nostre scelte malvagie, così come lo percuote la guardia del sommo sacerdote. Neghiamo di conoscerlo noi, con le nostre mancate professioni di fede, così come Pietro lo rinnega tre volte consecutive. Pur non trovando in lui alcuna colpa, come riconosce il procuratore romano, noi lo affidiamo sempre alla sua tragica sorte, lavandoci le mani di fronte al coinvolgimento e alla compromissione richieste da un’esistenza veramente cristiana, lo coroniamo noi di spine e lo schiaffeggiamo, come i soldati di Pilato, ogni volta che distruggiamo, violentiamo, allontaniamo… un nostro fratello nel bisogno. Lo crocifiggiamo ancora noi, nel luogo detto del cranio, quando dimentichiamo i benefici ricevuti e non abbiamo orecchie per ascoltare il lamento accorato di chi ci ripete: “Che male ti ho fatto”? Quante volte e proprio nelle comunità del Signore, sorgono tradimenti, incoerenze, maldicenze, errori, violenze… Quante volte cediamo alle insinuazioni del Maligno, che è sempre pronto nell’ora delle grandi decisioni con le sue allettanti lusinghe! E commettiamo il male per il male, eliminando i valori dell’amicizia, della solidarietà, del rispetto, della prossimità, della fratellanza.

3. Carissimi amici e amiche, non fermiamoci alla morte. La sofferenza di Cristo, infatti, prepara la gioia di Pasqua; l'umiliazione e la vergogna di Gesù sono la via da lui liberamente scelta perché si manifestasse la sua gloria e zampillasse l’acqua viva per la nostra redenzione. Non fermiamoci al venerdì santo ma andiamo anche alla domenica di risurrezione, attesa e sperata: il Servo di Jahwè è sfigurato, ma insieme è esaltato e innalzato grandemente; è certamente disprezzato, senza stima e reietto, anzi è l’uomo dei dolori; ma è insieme, l’uomo della nostra salvezza. Chi avrebbe mai creduto a un annuncio così? Si potrebbe mai credere, ragionando con cervello ed esperienza umane, che l’umiliazione e la vergogna debbano preludere ad una certa glorificazione?

4. 5. Il crocifisso «è il segno del dolore umano, della solitudine, della morte, ma per noi credenti è anche il segno della Risurrezione. Non conosco altri segni che diano con tanta forza il senso del nostro destino umano. Il crocifisso fa parte della storia dell’umanità. Dell’umanità tutta, non solo del cristianesimo». Lo affermava tanto tempo fa su l’Unità la scrittrice Natalia Ginzburg, laica tutta d’un pezzo. Oggi anche il rispetto e la tolleranza sembrano essere venuti meno, pur nella concretezza di questo dramma, non dobbiamo perdere di vista l’altro aspetto di questo mistero, come ricorda la Lettera agli Ebrei:“manteniamo ferma la professione della fede”, riponiamo ogni arma nel fodero, riconosciamo il messaggio d’amore di colui che per noi è la verità, la via e la vita è quell’Uomo e ripetiamo: Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo, perché con la tua santa Croce hai redento noi e il mondo!
Rinasca la vita, rifioriscano la speranza e la voglia di cambiare evangelicamente, noi, il nostro modo di pensare e di agire. A tutti: cristianamente, auguri!


+ Vincenzo Bertolone


Autore
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