Monsignor Vincenzo Bertolone, ha concluso il convegno diocesano sulle realtà ultime
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Monsignor Vincenzo Bertolone, ha concluso il convegno diocesano sulle realtà ultime

sabato 15 ottobre, 2011

CATANZARO 15 OTT. 2011 - «Un destino magnifico ci attende: non solo possedere Dio, ma partecipare alla sua stessa vita, essere investiti della sua luce per vedere come lui, per essere animati dal suo amore per amare come ama lui, unica speranza che varca il tempo». Questa la riflessione con la quale monsignor Vincenzo Bertolone, Pastore dell’arcidiocesi di Catanzaro-Squillace, ha concluso il convegno diocesano sulle realtà ultime, ovvero morte, giudizio universale, inferno, purgatorio e paradiso, svoltosi ieri e oggi nei saloni del teatro Politeama, a Catanzaro. Due intense giornate di discussione e confronto sui grandi temi oggetto della speranza ultima, alle quali hanno preso parte, per ciascuna di esse, oltre mille tra fedeli, laici, religiosi e sacerdoti. [MORE]


La seconda giornata
, in particolare, aperta dalla messa celebrata da monsignor Bertolone, con i lavori coordinati da don Giuseppe Silvestre, è stata caratterizzata dagli interventi, tra gli altri, di don Gaetano Di Palma, docente presso la Pontificia Facoltà dell’Italia Meridionale, che ha approfondito l’importanza della Risurrezione di Cristo in relazione alle realtà ultime. «La Risurrezione – ha affermato don Di Palma – inaugura i tempi nuovi, per i quali si realizza il progetto divino di guadagnare all’umanità la vita eterna, con il passaggio dei risorti dalla mortalità all’immortalità. Resta una grande sfida: trasformare questo patrimonio di conoscenze e valori in sfida culturale ad una contemporaneità che spesso disconosce ed ignora, quando non combatte, i novissimi e Cristo stesso». Traccia poi ripresa da Orazio Piazza, ordinario di teologia dogmatica presso la Pontificia Facoltà dell’Italia Meridionale, che si è occupato della morte, del giudizio, dell’inferno, del purgatorio e del paradiso interpretandole dal punto di vista dei credenti. In seguito, don Francesco Cosentino, docente di teologia fondamentale presso la Pontificia Università Gregoriana, si è soffermato «sulla prospettiva escatologica di una morte che è meta e compimento dell’esistenza umana, ma anche salvezza dell’uomo e parola rivelatrice che svela all’uomo chi egli sia e quale direzione abbia la sua esistenza».


Nel pomeriggio i lavori, moderati da don Domenico Concolino, sono ripresi con la relazione di don Giuseppe Ancona, docente di teologia dogmatica alla Pontificia Università Urbaniana, che ha posto l’accento sugli istanzi e gli orientamenti maturati sulle realtà ultime alla luce degli insegnamenti racchiusi nel Concilio Vaticano II e nella lettera enciclica “Spe Salvi”, trovando eco nelle parole di don Giovanni Mazzillo, docente di teologia fondamentale all’Istituto teologico calabro “San Pio X”, che analizzando i legami tra escatologia e prassi di vita, ha acceso i riflettori sulla speranza, «da intendersi non solo come virtù, ma anche come dono ed impegno, esortazione a costruire un mondo davvero vivibile per tutti nella misura in cui sappiamo che esso è sempre da migliorare secondo il parametro del Regno che è realtà trascendente, ma è pur sempre iniziata già sulla terra». Quindi, a seguire, l’intervento di don Francesco Brancaccio, docente di teologia fondamentale all’Istituto di scienze religiose di Cosenza, soffermatosi sull’importanza della mariologia nella prospettiva escatologica, dal momento che «in quanto icona della Chiesa, Maria è rilevante, decisiva, per l’umanità intera, che in Lei che vive ogni vicenda terrena nella pienezza di umanità e santità possibile nell’attimo, trova il modello di ciò che è chiamata a vivere e realizzare».


In coda, dopo il concerto dell’orchestra “La Greca”, della Provincia di Catanzaro, le conclusioni dell’arcivescovo. «Ogni discorso sul mondo che verrà – ha detto il Presule – è debole: mancano parole e categorie adatte al di fuori di un linguaggio analogico. La Resurrezione resta dunque un profondo mistero e, al tempo stesso, un’inossidabile certezza: risorgeremo conservando il nostro essere di adesso e acquisendo una straordinaria trasfigurazione, legata alla Resurrezione già avvenuta in Cristo». Quindi, auspicando che dal convegno «emergano spunti da trasformare in strumento di lavoro per incontri di formazione nei consigli pastorali, in assemblee parrocchiali o di associazione, ritiri spirituali, gruppi di ascolto, corsi di formazione cristiana, ma pure per un sereno confronto tra i preti e tra i diaconi sui temi di predicazione», monsignor Bertolone ha concluso: «La Chiesa deve essere, come e più che ai tempi di Paolo, testimone di Dio. È la strada maestra: quella di una Chiesa non ripiegata su se stessa, ma decisa a procedere in sintonia con l’uomo e in cerca del modo migliore di offrirgli la verità e la bellezza dell’incontro con Cristo, nella consapevolezza che la fede trasfigura l’esistenza, rendendola intensa, vibrante, appassionata e facendone la via per partecipare, nel modo più umano, al miracolo di esistere, costruendo già su questa terra con passione, generosità e gratuità, quel che ci attende. Giustizia, pace, bene comune: forse un’utopia, ma chi si sforza di vivere così diventa lo stupore di Dio e carica di eternità ogni attimo di vita».
 
Segreteria Convegno
 


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