COSENZA, 21 GIUGNO 2011- Michele Bruni, 38 anni, è morto ieri pomeriggio in un ospedale di Livorno, città dove era recluso. In carcere aveva accusato un’ulcera gastrica sanguinante, causata probabilmente dall’assunzione continuata di antidolorifici e antinfiammatori, e il 4 giugno era stato sottoposto ad un intervento chirurgico.[MORE]
Negli ultimi giorni le condizioni del presunto boss erano notevolmente peggiorate fino a che, poco prima delle 16 di ieri, è deceduto. I funerali sono previsti per domani, e inoltre sono state presentate dai legali della famiglia Bruni, istanze d’urgenza per permettere ai fratelli Fabio e Luca e alla moglie (anche loro detenuti) di partecipare alle esequie.
Michele Bruni, alias “Bella Bella” junior era ritenuto dalla Dda di Catanzaro al vertice dell’omonimo clan che avrebbe collegamenti con la cosca degli zingari e che opererebbe a Cosenza e nell’hinterland cittadino con estorsioni e spaccio di droga. Il boss era stato assolto in primo grado nel processo Missing dall’accusa di aver ucciso Antonio Paese.
Bruni era finito in galera in seguito alla maxi operazione "Telesis" con cui nei mesi passati la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro ha decapitato il clan Bella Bella con quarantanove ordinanze di custodia cautelare. Nei giorni scorsi, però, con due diverse decisioni, la Corte di Cassazione aveva annullato con rinvio ad altra sezione del TdL di Catanzaro il provvedimento cautelare in cui era contestato ai tre fratelli Bruni il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso. La Suprema Corte aveva accolto per tutti e tre il ricorso degli avvocati Rossana Cribari, Nicola Rendace e Luca Acciardi. Michele, di conseguenza il Bruni, era rimasto detenuto solo per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di droga.
Il padre, Francesco, alias “Bella Bella”(ucciso in un agguato nel luglio del1999) negli anni novanta aveva messo su il famigerato clan attraverso un lungo percorso: Michele Bruni era considerato dagli inquirenti il capo indiscusso dell’organizzazione.
Sdegno per l'evoluzione della vicenda è stato espresso da Franco Corbelli, leader del movimento Diritti Civili: "Da giorni avevo denunciato le sue disperate condizioni di salute e chiesto la scarcerazione, come un atto di giustizia giusta e umana, di pietà cristiana".
Davide Scaglione
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