Raccontato in un saggio uno spaccato del tessuto sociale ed economico al tempo dei d’Aquino
Cultura e Spettacolo Calabria Catanzaro

Raccontato in un saggio uno spaccato del tessuto sociale ed economico al tempo dei d’Aquino

domenica 28 aprile, 2019

LAMEZIA TERME (CZ) 28 APRILE - La storia della famiglia  d’Aquino di Castiglione è raccontata   nel saggio “I d’Aquino in Calabria”  di  Armido Cario  e finalizzata  alla disamina e   all’approfondimento dei   fenomeni sociali ed economici  della Calabria a partire dal Medioevo fino ai nostri giorni. Il libro è stato presentato nel corso di un incontro organizzato dall’Uniter di Lamezia Terme, presieduta da Italo Leone. A relazionare sull’argomento lo stesso autore dopo una breve introduzione da parte del professore Giuseppe Caridi dell’Università di Messina il quale ha messo in luce l’importanza  della memoria storica della Calabria ai fini della conoscenza del passato e della  costruzione di un futuro migliore. L’opera nasce dalla volontà dell’autore di  colmare un vuoto storiografico sui d’Aquino facendo tesoro  delle ricerche di un gruppo di studiosi, avviate nel 1977  da Armando Orlando ed Antonio Sposato, e poi approfondite da numerosi studi e saggi scientifici.  « Mi sono posto, quindi,  in una scia di continuità con gli studi più autorevoli allo scopo di ampliarne la portata attraverso analisi, comparazioni e fonti inedite».

Pertanto il lavoro letterario è il risultato   di lunghi anni di consultazione di atti, fascicoli, carteggi custoditi presso gli archivi di Stato, parrocchiali e diocesani, Biblioteche Nazionali e l’Archivio  Segreto Vaticano e di fonti documentali , attinte dall’archivio  privato di Alessandro Raimondo d’Aquino di Caramanico, tra gli ultimi esponenti della casata. I d’Aquino, provenienti dal principato di  Capua e legati ai Longobardi, popolo di ceppo germanico, nel XIII secolo si trasferiscono in Calabria grazie ai matrimoni di Adelicia di Cirò con Adenolfo e di Fiordaligi de Falloch con un altro Adenolfo della linea di Roccasecca dando vita alle genealogie di Castiglione, Belcastro, Tropea, Cosenza. La famiglia d'Aquino, annoverata tra le Sette Grandi Case del Regno di Napoli, tra l'Alto Medioevo e l'Età Moderna, ha esercitato dominio e signoria su amplissimi territori, disseminati nelle varie province meridionali.

Nel secolo XVII  i d’Aquino di Castiglione , sotto la guida di Carlo, accelerarono la politica espansionistica nei paesi limitrofi acquistando Nicastro e le terre aggregate di Sambiase e Zangarona, Feroleto, Serrastretta e numerosi villaggi vantando anche il possesso di beni nei territori di giurisdizione del Baliaggio di Sant’Eufemia. Intanto Carlo si era trasferito   a Nicastro recando con sé la sua corte e un vasto seguito di nobili. Una svolta che segnò il declino lento e definitivo di Castiglione, secolare radicamento dei d’Aquino. Il palazzo nicastrese, nuova dimora eletta, fu di conseguenza oggetto di ristrutturazioni come testimoniato da preziosi incartamenti, custoditi presso l’Archivio Segreto Vaticano.  Uno di essi contiene una istanza indirizzata al pontefice, con cui Carlo  chiede di poter ristrutturare  la cappella privata, danneggiata da un fulmine.

Contestualmente il principe si impegna a costruirne una più ricca dove possono officiarsi le funzioni religiose. Nella supplica del 1611, il d’Aquino si rivolge in modo accorato a Paolo V, al secolo Camillo Borghese, per ottenere la  licenza di celebrare nel suo  oratorio privato. Molte le tracce lasciate dai d’Aquino nel patrimonio artistico, architettonico, spirituale ( in quanto non si vive di solo pane)   e civile della città come  il palazzo vescovile dove campeggia lo stemma dei d’Aquino  e la chiesa di San Domenico che porta pure il loro  stemma. Nel ‘700 i d’Aquino si trasferirono a Napoli abbandonando  il territorio calabrese e lasciando la gestione del feudo ad affittuari. La nobiltà di Nicastro nel primo seicento era folta grazie all’immigrazione di famiglie forestiere e  alle abilitazioni dei dottori e dei notai che le conferivano il carattere di nobiltà di seggio aperto. Oltre alla schiera dei nobili vi era a Nicastro una presenza forte, autorevole, ingombrante, quella ecclesiastica che bilanciava e, talvolta, entrava in contraddizione col potere feudale. La chiesa nicastrese, nel corso del 500, aveva espresso eccellenti personalità come Marcello II ( al secolo  Marcello Cervini) e il  vescovo Innocenzo IX, al secolo Giovanni Antonio Facchinetti.

Foto: Cario e Caridi

Lina Latelli Nucifero


Autore
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