"Ramona e Beezus", la fantasia contro il precariato
InfoOggi Cinema Campania

"Ramona e Beezus", la fantasia contro il precariato

domenica 6 marzo, 2011

NAPOLI, 6 MARZO - Tra pochi giorni i genitori italiani troveranno nelle sale cinematografiche un utile diversivo da babysitting per i pomeriggi piovosi o per le serate in cui curare l’indolenza culinaria con una manciata di pop corn. Dall’11 marzo arriva in Italia “Ramona e Beezus” di Elizabeth Allen, commedia per famiglie, a voler usare maglie larghe; kids comedy, per dirla in maniera più esotica, ma dirla tutta. [MORE]


In molti sono cresciuti leggendo la serie di libri per ragazzi, da cui è tratta l’opera, scritta da Beverly Cleary. Tutti, però, sull’altra sponda dell’Atlantico. In Italia non si avrà modo di notare la puntualità con cui più di una trovata letteraria ha conosciuto pronto adattamento cinematografico. Qualcuno in più, forse, specie se avvezzo al gossip, riconoscerà in una delle due protagoniste, Selena Gomez (Beezus), la fiamma attuale dell’attore e popstar idolo dei teenager, Justin Bieber. L’altra metà del titolo, Ramona, è interpretata dalla piccola Joey King.

Ramona è la classica piccola peste, irresistibilmente simpatica ed iperglicemica, buffa, tenera, e molto, molto fantasiosa. La sorella maggiore Beatrice è detta Beezus da quando la piccola Ramona ne ha storpiato involontariamente il nome, non avendo ancora imparato a parlare bene. Ramona adora il padre (John Corbett) e cerca di colorargli la vita, anche se a volte è scoraggiata dalla mancanza di attenzione e dalle difficoltà della crescita. Beezus, alla prima vera cotta, è spesso messa in imbarazzo dalla sorellina. L’allegra famiglia non è poi tanto allegra, quando il padre viene licenziato e la casa deve essere messa in vendita e quando zia Bea viene mollata da un vecchio pretendente ricomparso all’improvviso. Ma Ramona, con avventurosa intraprendenza, salverà capra e cavoli, famiglia e casa, papà, sorella e zia. Peccato muoia il gatto.

È difficile valutare il film sotto il profilo strettamente cinematografico, senza risolvere il (gradevole) prodotto nell’adorabile luminosità Shirley Temple style di Joey King, che catalizza magnificamente l’attenzione come principessina malriuscita. La Gomez, made in Disney, è diligente quanto basta, in realtà lo è sin da bambina (recitava nella serie Barney and friends), ma c’è da chiedersi se il volto pulito vedrà mai comparire qualche ruga d’espressione recitativa, o si limiterà a prestarsi ancora per un po’ – ma non per molto, per ovvie questioni anagrafiche – a commediole per adolescenti.

Certo, bisogna ammetterlo: il limite della stucchevolezza non è mai oltrepassato, il tempo passa rapidamente, il racconto è fluido e le trovate misuratamente divertenti. Qualche gag calibrata con giusto sentimentalismo (il funerale del gatto) e gli inserti a mo’ de “L’arte del sogno” versione teenager, rivelano perfino una insospettata disinvoltura registica. Non sufficiente, però, a scrostare quella patina da prodotto televisivo che non è tanto un limite di qualità, quanto un limite di ambizione. L’happy ending è il prevedibile epilogo, ma piacciono le ricamature emotive sulla crescita di Ramona, la sua fantasia che salverà il mondo (a partire dal padre), il suo coraggio – sfrontatamente bambinesco – di essere sé stessa.
 

ANTONIO MAIORINO


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