Sicari Franco: “De bello Gallico”
Cultura e Spettacolo Calabria Reggio Calabria

Sicari Franco: “De bello Gallico”

lunedì 13 settembre, 2021

Bisogna chiudere le imposte sottovento perchè la pioggia può entrare. Il vento è pure freddo e giunge a raffiche da nordovest e gli alberi si piegano fino a crollare. La legna è gia accatastata per l'inverno che è già iniziato. Nell'orto per 6 mesi è tutto bagnato e gli alberi da frutta sono tutti spogli. Mi affaccio alla finestra e guardo le nuvole che veloci scendono verso est, oltrepassando le montagne.

Spero di vedere qualche bagliore di sereno mentre il sole certamente starà tramontando. Il mio naso, sul vetro della finestra, improvvisamente, mi fà ritornare fanciullo nella vecchia casa dove sono nato, sul mare Jonio. Sto traducendo una versione di latino mentre è già notte. -"De bello Gallico"- Il fiume Aare scorre tanto lento che non si riesce distinguere la direzione-

Sul tavolino il vocabolario "Cammpanini e Carboni" già consumato. La lunga sera degli autunni lontani, persi nel tempo della memoria che di tanto in tanto tornano alla mente per ricordarmi che c'ero e che ho vissuto anche se la memoria ha rinunciato ai ricordi.
Mia madre, di sicuro, aveva già preparato il braciere con il carbone e si era seduta per rammendare qualche indumento. Boby, il setter di mio padre, si coricava vicino alla fonte di calore ed il gatto Ciccio, spesso, si coricava addosso al cane per farsi calore reciproco.

Mia sorella Rita era alle prese con la scienza,sua bestia nera. Mio padre rientrava per ultimo, dopo avere fatto la partita con gli amici al bar Cafari. L'arrivo di mio padre, che era avvertito per primo dal cane Boby, chiudeva la sera. Il vento, frattanto, era rinforzato e la luce elettrica se ne andava. Accendevamo il lume a petrolio e qualche candela. Mia madre stava preparando uno stufato con zucche spinose,patate,pomodoro, aglio ed olio di oliva.

Lo cucinava fino a fare sfracchiare le patate per renderlo più saporito. Qualche volta bolliva, a parte, i ditaloni che poi aggiungeva allo stufato. Formaggio pecorino grattuggiato a completare la minestra della sera. Ancora nuvoloso, il giorno dopo, col mare in tempesta forza 9. Alle 7,00 bisognava pigliare il treno per andare a scuola a Locri. Il treno saliva verso nord per 20 km ed io guardavo dal finestrino le onde grandi del mare e le fiumare in piena che portavano acqua e fango.
Stormi di anitre selvatiche seguivano la costa ed allora la malinconia e la paura si attenuava. "Il fiume aare scorre tanto lento che non si riesce a...... "

Sicari Franco


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