Squinzi critica l'inerzia della politica e avverte "Se chiudono le imprese muore il Paese"
Economia Toscana

Squinzi critica l'inerzia della politica e avverte "Se chiudono le imprese muore il Paese"

domenica 14 aprile, 2013

FIRENZE, 14 APRILE 2013- «Dopo il voto siamo a più di 50 giorni di inerzia totale, è rischioso e costoso - ha dichiarato il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, alla due giorni del Convegno Biennale della Piccola Industria, a Torino - Grosso modo abbiamo contato di aver buttato un punto di Pil, con il peggior risultato che potessimo immaginare: la vittoria del non governo. E ora parlare di crescita è un miraggio. Nei numeri della crisi è nascosta tutta l'inadeguatezza di un sistema politico che strangola quelle creature che dice di amare e che dice di voler amministrare». Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, alla due giorni del Convegno Biennale della Piccola Industria, a Torino  fa il punto della (non felice) situazione economica aggravata dall’attuale fase stagnante della politica italiana.

«Questi numeri -ha sottolineato Squinzi- sono il frutto del non governo, della mancanza di quel minimo di responsabilità da parte di tutti di sospendere le ormai più che ventennali ostilità e dare un governo al Paese in un momento così drammatico. Personalmente mi sono stancato di cercare di capire e di comprendere questo gioco dell'oca in cui, tutti i giorni, torniamo alla casella di partenza. Confindustria chiede un governo, ma non un governo qualunque, tanto per assolversi la coscienza. Serve un governo di qualità, di alto profilo, di capacità politica elevata, che percepisca e sappia interpretare il momento drammatico del Paese. Un governo in grado e nelle condizioni di adottare gli opportuni provvedimenti, con al primo posto dell'agenda il lavoro e le imprese». «Se chiudono le imprese muore il Paese, -ha affermato il Presidente di Confindustria- cosa deve accadere ancora e di più perché si comprenda la gravità dell'emergenza economica e i rischi, concreti, che stiamo correndo?».

«Come vostro presidente, e come italiano, chiedo di non vivere così - ha detto Squinzi rivolgendosi agli astanti- Chiedo rispetto per lavoro e impresa, poi «buona politica, in un Paese di cittadini e non di sudditi. Chiediamo e abbiamo diritto di vivere in un Paese che rispetti e premi il lavoro, l'impresa, la capacità di rischio. Non li punisca, non li avvilisca, non li impaurisca. E chiediamo di vivere un Paese dove la politica sia buona politica e si faccia rispettare e stimare per le scelte che compie e per quanto sa realizzare. Un Paese di cittadini e non di sudditi».[MORE]

Davide Scaglione


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