Stuzzicando la follia latente: intervista ai Phantorama
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Stuzzicando la follia latente: intervista ai Phantorama

martedì 16 giugno, 2015

VITERBO, 16 GIUGNO 2015 - Lo stravagante trio dei Phantorama ci parla del loro primo ed omonimo album che attraversi mondi grotteschi attraverso viaggi deliranti. Phantorama è stato pubblicato da Ikebana Records e distribuito da Audioglobe.
I Phantorama sono: MC = Marco Cefis (batteria – cori); MT = Marco Torrese (basso – voce): PL = Pask Lauriola (tastiere – voce).
Buona lettura!

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Raccontateci la storia dei Phantorama.
M.C.:​Il progetto è nato dalla mente distorta (come il suo suono di basso) di Marco Torrese nel 2011, un idea stramba ma che mi ha subito stregato, quella di creare delle canzoni rock stoner con suoni da orchestra al posto di chitarre elettriche. Così abbiamo iniziato a buttare giù delle bozze e nel frattempo ci siamo messi alla ricerca di un tastierista. Dopo un anno abbiamo conosciuto Pask, che ha completato il trio. Da quel momento, in modo del tutto naturale, la scrittura è passata da quattro a sei mani.

Il vostro primo ed omonimo disco di cosa ci vuole parlare?
P.L.​: In realtà il disco parla di noi, di ciò che vediamo e sentiamo e di come ci piace raccontarlo...è un invito, una sorta di introduzione al mondo Phantorama. Chi ascoltando il disco si trova a proprio agio, sta entrando nel nostro punto di vista. Non è solo questione di gusto musicale...
M.T​:...e chi si trova a proprio agio con “Phantorama” robabilmente ha qualche turba mentale, in senso buono. Probabilmente si va a stuzzicare con la follia quella latente, insita in ognuno di noi, anche quella piccola piccola e nascosta dalla routine quotidiana.
M.C.​: Parliamo di follia, sia musicale che concettuale, situazioni folli...sulla soglia di un cornicione e stravaganze sonore che volevamo ascoltare e fare ascoltare. si parla di noi strambi e sognatori e del nostro distorto modo di vedere la realtà.

Da cosa sono ispirati i testi fatti di storie grottesche?
P.L.:​Per un certo tipo di ispirazione non serve andar lontano. Uomini in malora che accoppano le mogli ce n’è stati e ce n’è ancora, disperati seduti su un cornicione idem. Le storie grottesche e bizzarre hanno gli ingredienti che ci appassionano: la risposta imprevedibile o premeditata dell’uomo volta alla risoluzione di una situazione scomoda. E poi quel pizzico di follia aggiunta dal Caso a rendere il tutto rocambolesco o a mandar in fumo un piano strategico studiato messo a punto da anni!

Come vi siete approcciati alla sua composizione? Perché è privo di chitarre?
P.L:​Quando ci siamo trovati per la prima volta per capire le intenzioni e la direzione del progetto, venivamo tutti (o fuggivamo) da situazioni musicali in cui l’insoddisfazione aveva preso il sopravvento a discapito del divertimento. Quindi siamo partiti con poche idee ma molto chiare e da lì, grazie ad una sorta di terapia musicale di gruppo con sessioni di prove e improvvisazioni che andavano dalle 5 alle 6 ore, abbiamo costruito il nostro percorso. E’ privo di chitarre perché per creare le atmosfere e le suggestioni che vogliamo rendere, abbiamo bisogno di alcuni strumenti piuttosto che di altri.

Quali gli ascolti che hanno più influito ed ispirato la vostra musica?
M.T​:”Rain Dogs” di Tom Waits; “Trust us” dei Motorpsycho; “Edward Scissorhands Soundtrack” di Danny Elfman; Renato Carosone;”Stoner Wich” dei Melvins; “In Utero” dei Nirvana.
P.L.:​Passo...lista troppo lunga.
M.C.:​anch’io ho un elenco troppo lungo (ride)

C'è una canzone – a parte La parata degli elefanti rosa – che vorreste fosse stata scritta dai Phantorama?
M.T:​A me piacerebbe che i Phantorama avessero scritto, un po' più pesante, parlo di sound, fatta in versione Stoner “Tu vuò fà l’americano”
M.C.​: “Disamistade” di De Andrè
P.L.​: Mmm...dai Phantorama non saprei. Non ci ho mai pensato.

Quali album usciti nel 2015 vi hanno interessato maggiormente?
M.T:​Da pessimo ascoltatore, seguo poco le uscite recenti degli album. Sono più affezionato ai dischi che mi son sempre piaciuti e li ascolto fino allo sfinimento cercando ogni volta di cogliere le sfumature. Ho ascoltato con molto interesse “Endkadenz” dei Verdena.
M.C.:​“Furente” dei sula ventre bianco
P.L.:​“DIE” di Iosonouncane.

Siamo giunti ai saluti! Consigliate ai lettori di GrooveOn tre dischi – o più – che secondo voi è importante conoscere?

M.T.​: “I segreti del corallo” di Moltheni; “Dell’impero delle tenebre” de Il Teatro Degli Orrori e “()” dei Sigur Ròs.
M.C.​: “la buona novella” di De Andrè
P.L.:​“The piper at the gates of down” dei Pink Floyd

 

 

Federico Laratta
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